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6 Maggio 2021
8:30

Grifone eurasiatico (Gyps fulvus)

Il grifone eurasiatico (Gyps fulvus) è un rapace di grandi dimensioni della famiglia degli Accipitridi e della sottofamiglia degli Aegypiinae. Si nutre di carcasse e nidifica tra le rocce. È presente in Italia in luoghi molto distanti gli uni dagli altri, a dimostrare l'habitat frammentario della specie. È molto diffuso in Spagna e in Francia meridionale e sceglie come luoghi ideali le pareti inaccessibili delle montagne, da cui può muoversi per cercare le sue prede.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Il grifone eurasiatico (Gyps fulvus) è un rapace della famiglia degli Accipitridi (come gli sparvieri, gli astori, le aquile, le poiane e i nibbi) e della sottofamiglia degli Aegypiinae, uccelli noti anche come avvoltoi del Vecchio Mondo. La testa e il collo a forma di "S" di questo animale non presentano piumaggio, ma sono ricoperti da un sottile strato di piumino: ciò gli consente di inserire il capo nelle carcasse, di cui si nutre, senza sporcarsi troppo. Alla base del collo è presente un collare di piume più chiare, che impedisce che anche il piumaggio del corpo si sporchi. Le ali e il corpo sono invece coperte di piumaggio dalle sfumature dall'ambrato al marrone. L'apertura alare di questo rapace può raggiungere i 280 cm, mentre il peso di un individuo adulto può raggiungere i 12 kg. Il petto è di colore ocra con sfumature rosse, mentre la coda è graduata e formata da 12 penne timoniere. Quando l'uccello è a terra e si muove camminando, la sua altezza raggiunge circa 100 cm, ma può arrivare anche a 120cm.

Le zampe cambiano colore con l'età e vanno dal marrone, nei giovani, al grigio, tipico degli adulti. Sono ricoperte di squame e presentano solidi artigli smussati all'apice, a dimostrare il fatto che questo rapace non caccia animali vivi. Il grifone non mostra dimorfismo sessuale che permetta di riconoscere i maschi dalle femmine ad una prima osservazione. Secondo uno studio pubblicato nel 2013 sul Journal of Raptor Research, il grifone cambia il piumaggio durante l'inverno e i piccoli nati mantengono il primo piumaggio sino al termine del primo anno di età. Solo al termine del 4° anno di vita perdono definitivamente il piumaggio giovanile.

Come vive un grifone eurasiatico

Il grifone eurasiatico ha abitudini  gregarie. Sfruttando le correnti termiche ascensionali, vola a grandi altezze, per poi compiere cerchi concentrici mentre plana a terra. L'andatura a terra è molto caratteristica: per saltare si aiuta addirittura con le ali. Rispetto ad altri rapaci è più silenzioso, ma vocalizza molto  durante la stagione riproduttiva. Tra la fine dell'inverno e l'inizio della primavera si possono avvistare in Italia i voli nuziali, che anticipano la costruzione dei nidi sulle rocce. Il grifone depone le uova una sola volta all'anno. Entrambi i genitori covano, per 54- 58 giorni, e poi somministrano cibo solido al pulcino. Dopo 60-90 giorni, quest'ultimo inizia a uscire dal nido, muovendosi in sua prossimità, per poi involarsi più o meno nel mese successivo. Il piccolo rimane legato ai genitori anche dopo l'involo, e talvolta si possono vedere insieme anche fino all'inizio del successivo ciclo riproduttivo. La maturità sessuale avviene intorno al 5° – 6° anno di vita e questo perché la vita del rapace è molto lunga e può arrivare a sfiorare i 30 anni.

Cosa mangia il grifone eurasiatico

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Il grifone si ciba esclusivamente di carcasse. Effettua lunghe perlustrazione durante le quali può riconoscere la presenza di animali in base all'altitudine di volo: se il numero è ridotto, vola a quote alte per monitorare una superficie più vasta, mentre, quando il numero è più abbondante, può volare ad altezze minori. Durante queste perlustrazioni, gli individui in volo comunicano tra loro tramite lo sguardo, e ciò dimostra l'importanza dell'ottima vista di cui dispongono. Sempre per merito della vista, individuano le carcasse, e in questo sono aiutati anche dalla presenza, nelle vicinanze, di altri uccelli necrofagi più piccoli. Una volta scelta la preda, iniziano la discesa a cerchio, comunicando ai propri simili l'imminente pasto. In questo momento gli individui entrano in competizione, per determinare l'ordine con cui si alimenteranno, esibendosi in un uno dei comportamenti più curiosi della specie, il cosiddetto “passo di parata”: una sorta di marcia con il collo teso in avanti e le penne arruffate, e contemporanea estroflessione alternata degli artigli. Il pasto ha inizio quando il primo individuo apre le ali sulla preda.

Habitat e distribuzione

Il grifone è estinto quasi ovunque in Italia, fatta eccezione per la Sardegna, il Friuli-Venezia Giulia (dove è stato reintrodotto), l’Appennino Centrale, in Basilicata e in Sicilia. In particolare, nell'aprile 2021 la Regione Sicilia ha firmato un accordo di collaborazione scientifica per sostenerne il ritorno di questo animale nelle Madonie, dopo che già era avvenuto, oltre 20 anni fa, nel parco dei Nebrodi. Alcuni progetti di ripopolamento sono stati approvati nella riserva del lago di Cornino in Friuli e nel Parco Regionale del Velino-Sirente in Abruzzo. Nel 2007, un esemplare di grifone è stato avvistato nella zona del Monte Valandro, nel Parco naturale Adamello-Brenta. La popolazione sarda invece è sfuggita all’estinzione, pur essendo tuttora a fortissimo rischio. Il grifone è un avvoltoio prevalentemente sedentario, fatta eccezione per gli esemplari più giovani, che talvolta si muovono in dispersione. In Europa, la popolazione più numerosa è quella spagnola, mentre popolazioni più esigue si trovano in Francia e nei Balcani.

Questo rapace ama le zone impervie e vive in colonie su pareti rocciose inaccessibili. Il suo nido è costruito sulla roccia o sugli alberi di grandi dimensioni, ma per procurarsi il cibo può spostarsi anche verso i pascoli o le praterie. Un fattore importante all'interno del suo habitat sono le correnti ascensionali, che gli permettono di muoversi con semplicità e di percorrere le grandi distanze talvolta indispensabili per procurarsi il cibo.

Conservazione e rapporto con gli esseri umani

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A mettere a rischio la sopravvivenza del grifone nel nostro paese è soprattutto la persecuzione da parte dell'uomo. Intorno al 1965, la popolazione siciliana è scomparsa infatti a causa dell'uso di esche avvelenate e di abbattimenti. Un'ulteriore minaccia è la riduzione della disponibilità alimentare causata della diminuzione della pratica del pascolo brado e dalle normative sanitarie che impongono lo smaltimento delle carcasse.

Secondo uno studio pubblicato dall'Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna, tra gli anni 2000 e 2010, solo in Spagna sono morti a causa di avvelenamento un totale di 40 esemplari di gipeto, 638 esemplari di avvoltoio monaco e 2.146 esemplari di grifone.

Eppure arrivano buone notizie: secondo il report pubblicato da Life under griffon wings, il progetto di tutela attivato in Sardegna dal settembre 2015 al 31 agosto 2020, il grifone si sta espandendo in alcune zone d'Europa e il numero di coppie è stimato tra le  32.400 e le 34.400, con la sola Spagna che ospita circa 25.000 coppie.

Oggi questa specie è tutelata dalla Legge 11 febbraio 1992, n. 157 in ambito di protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio e viene considerata per l'Italia in pericolo critico di estinzione dall'IUCN, l'Unione Mondiale per la Conservazione della Natura.

Sebbene il grifone sia un'animale dal comportamento particolarmente timido nei confronti dell'uomo, uno studio presentato al Convegno Italiano Ornitologico del 2017 ha dimostrato che questo comportamento varia in base alla distanza dal nido nel momento dell'incontro, alla disponibilità alimentare dell'habitat, oltre che all'età e al rango dell'individuo incontrato.

Il grifone è da sempre protagonista di miti e leggende, in cui viene descritto come un animale alato con la testa di un uccello e il corpo di un leone. Come la sfinge, appare nell’antica arte dell’Asia Anteriore, dell’Egitto e di Creta. Nella mitologia greca il grifone è in eterna rivalità con il dio Apollo.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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