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10 Gennaio 2024
14:24

Gli scienziati sono riusciti a risolvere uno dei più grandi enigmi della biogeografia africana

Come hanno fatto i suini selvatici del genere Potamochoerus ad attraversare il Canale del Mozambico partendo dall'Africa e ad arrivare sull'isola del Madagascar? Un team di scienziati ha finalmente risposto a questa domanda grazie alla genomica.

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Da oltre due secoli i naturalisti cercano di risolvere alcuni enigmi sull'origine e gli spostamenti di alcuni animali. Tra questi, per esempio, c'è una domanda che ha afflitto a lungo i biogeografi: come hanno fatto i suini selvatici del genere Potamochoerus ad attraversare il Canale del Mozambico partendo dall'Africa e ad arrivare sull'isola del Madagascar?

Per rispondere a questa domanda, un team composto da un folto numero di ricercatori ha deciso per la prima volta di applicare la genomica all'interno delle indagini biogeografiche sull'evoluzione di questi maiali selvatici, ottenendo dei risultati sorprendenti che sono stati pubblicati in un studio sulla rivista Nature Communications.

Stando a questi risultati, la storia del Madagascar è troppo antica affinché una popolazione ancestrale di maiali rimanesse intrappolata sull'isola al momento della sua superazione dall'Africa. Il Madagascar nacque infatti circa 160 milioni di anni fa, più di 150 milioni di anni prima la comparsa dei primi maiali sulla Terra. Questo quindi ha indotto a pensare che i maiali del genere Potamochoerus siano giunti sull'isola solo recentemente, magari attraverso il nuoto e il collegamento di alcune isole oggi scomparse.

Il problema però più grande consiste nel fatto che il Canale del Mozambico è lungo 400 chilometri e che è difficilmente sono esistite delle isole in grado di permettere agli animali di raggiungere a tappe il Madagascar. Tra le profondità del canale i geologi non hanno inoltre trovato nulla che potesse indicare l'antica esistenza di un ponte di terra. 400 chilometri sono davvero un po' troppi affinché sia possibile immaginare un maiale capace di attraversarli a nuoto, anche tramite l'aiuto di una zattera alla deriva.

«Il nostro studio va tuttavia contro l'opinione delle ricerche precedenti che stabilivano a 480.000 anni fa l'arrivo dei maiali in Madagascar tramite il nuoto – afferma Rasmus Heller, autore senior dello studio e professore associato al Dipartimento di Biologia dell'università di Copenaghen.  –  Secondo noi, infatti, il maiale selvatico del genere Potamochoerus è stato introdotto in Madagascar dall'uomo solo circa 1.000-5.000 anni fa, in seguito a un tentativo di domesticazione. E la specie principale presente sull'isola non è quella più comune, ma quella che proviene dall'Africa meridionale».

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Andando a sequenziare il genoma di 67 individui diversi provenienti da varie aree dell'Africa orientale e dal Madagascar, Heller ha infatti chiarito che le specie di maiali presenti nella zona sono principalmente due e che entrambe hanno una storia ben diversa rispetto a quanto ci si poteva aspettare in precedenza. I potamoceri comuni (Potamochoerus larvatus), che si trovano principalmente nell'Africa orientale/meridionale, e i potamoceri rossi o dai ciuffetti (Potamochoerus porcus), che si trovano nell'Africa centrale/occidentale, non solo sono stati scambiati per anni dai biologi, per via delle loro somiglianze anatomiche. Sono anche in grado d'incrociarsi naturalmente e di dar vita a degli ibridi.

Gli ibridi sono più grossi delle delle specie genitrici e sembrano essere più mansueti. Delle caratteristiche importanti in previsione di una traversata in pieno Oceano Indiano nel tentativo di raggiungere un isola molto lontana, ma ricca di risorse. «Seppur gli scienziati hanno lottato moltissimo per determinare quali fossero le differenze fra queste due specie e capire quale avesse raggiunto per prima il Madagascar, oggi sappiamo che la loro separazione biologica è incompleta e che i loro ibridi sono stati probabilmente allevati dall'uomo per finalità ancora da approfondire», ha spiegato Laura D. Bertola, postdoc presso l'università di Copenaghen e altra importante autrice dello studio.

Gli scienziati quindi hanno passato anni a porsi le domande sbagliate. L'importante non era tanto capire quale fra i tanti maiali africani fosse giunto per prima il Madagascar e quali fossero le differenze anatomiche che permettevano di riconoscere le specie. L'importante era stabilire quando l'uomo aveva cominciato a domesticare queste creature, non sempre riuscendoci, e a trasportarle altrove.

«I dati genomici possono fornirci informazioni sui modelli di biodiversità con una risoluzione molto più elevata di quanto possibile in precedenza», chiariscono ulteriormente i biologi. Ad esempio, per anni i biogeografi hanno cercato di stabilire la struttura dettagliata delle varie popolazioni africane del genere Potamochoerus, senza riuscirci basandosi solo sulle differenze anatomiche. Tramite però il sequenziamento genico è risultato molto più semplice osservare il flusso e la selezione dei geni di popolazione in popolazione, ottenendo informazioni migliori sui modelli evolutivi e di espansione delle varie specie e degli ibridi.

Per quanto inoltre in passato gli scienziati abbiano creduto che i maiali fossero stati in grado di attraversare il canale del Mozambico, millenni di anni prima la comparsa della navigazione e dell'uomo, nessun reperto paleontologico era stato mai rinvenuto a sostegno di questa tesi. «I vecchi biogeografi che hanno basato le loro ricerche solo sull'anatomia dovranno da qui in avanti accettare che i maiali selvatici sono una specie recente del Madagascar e che le prossime domande che la ricerca dovrà porsi ora sono altre – spiega Renzo F. Balboa, altro ricercatore che ha contribuito allo studio. – Chi è stato a portare questi animali in Madagascar? Qual era la loro origine? Erano di lingua bantu, austronesiana o entrambi? Erano consapevoli che i maiali selvatici che abitavano il loro territorio appartenevano a due specie diverse o hanno prelevato gli ibridi solo perché erano più grossi? Sono riusciti a domesticarli del tutto? Queste sono le domande con cui dobbiamo interfacciarsi adesso».

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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