Lo sciacallo dalla gualdrappa o sciacallo dal dorso argentato è un specie originaria dell'Africa orientale e meridionale. Come altre specie di canidi e sciacalli si nutre solitamente di piccoli animali e cadaveri, ma quanto pare quelli che vivono nel deserto del Namib, in Namibia, sono anche ghiotti di un particolare frutto simile a un cocomero prodotto da una pianta chiamata Acanthosicyos horridus. E secondo un nuovo studio pubblicato sul Journal of Zoology, ne vanno talmente matti da farci persino la pipì sopra per tenere lontani i ladri mentre aspettano che maturino.
Gli sciacalli dalla gualdrappa (Canis mesomelas) sono animali astuti e opportunisti, noti per cacciare prede di piccole dimensioni o per cibarsi di quelle catturate da altri animali più grandi. Jeremy Midgley dell'Università di Città del Capo, in Sudafrica, insieme ai suoi colleghi voleva però capire meglio quale fosse il loro ruolo nel consumo e nella dispersione dei semi di un frutto carnoso che cresce nel deserto del Namib. Hanno quindi installando diverse fototrappole, scoprendo alcuni comportamenti decisamente inaspettati.
I frutti simili a cocomeri della cucurbitacea Acanthosicyos horridus hanno una polpa dolce e succosa e possono pesare fino a un chilogrammo ciascuno. Vengono mangiati da sempre sia dagli animali che dagli esseri umani – specialmente i membri della comunità Topnaar – , ma fino ad ora non era chiaro chi o cosa fosse responsabile della dispersione dei loro semi nel deserto. Gli sciacalli erano, tuttavia, dei potenziali candidati ideali, poiché hanno mascelle forti e robuste in grado di rompere la buccia dura e, soprattutto, il fiuto da canide per scovarli.
«Le nostre ricerche hanno dimostrato che sono molto motivati a individuare, scegliere e consumare questi frutti – ha commentato Midgley – Abbiamo registrato così tanti video di sciacalli che fanno visita alle piante e ai frutti, che chiaramente non può essere una strategia alimentare casuale». Durate i loro studi, i ricercatori hanno anche seppellito nella sabbia decine frutti sia maturi che immaturi, allontanandoli anche fino a 100 metri di distanza dalle piante che li avevano prodotti. Tuttavia, gli sciacalli li hanno sempre ritrovati grazie al loro olfatto.
Talvolta, gli sciacalli disseppellivano solo parzialmente il frutto, poi lo annusavano, e infine vi urinavano sopra, lasciandolo lì per qualche giorno prima di tornare per consumarlo. Secondo i ricercatori, è probabile che gli sciacalli facciano la pipì sui frutti per rivendicarne in un certo senso la proprietà, oppure per tentare forse di camuffarne l'odore mentre aspettano che maturi, impendo così ad altri sciacalli di trovarli. Gli sciacalli facevano visita alle piante soprattutto di notte e quanto pare anche le loro feci erano piene di semi intatti.
I ricercatori hanno quindi provato a farli germinare, scoprendo che questi semi erano più vitali di quelli estratti direttamente dai frutti. I semi digeriti germogliano quindi molto meglio e considerando che orici, asini e bovini domestici non riescono ad aprire questi frutti con i loro denti, proprio gli sciacalli dalla gualdrappa potrebbero perciò ricoprire un ruolo fondamentale e sottovalutato nella dispersione dei suoi semi. «Da tempo si sa che i carnivori possono consumare anche frutta, come gli orsi che mangiano bacche, ma sappiamo ancora poco sul ruolo di questi animali come principali dispersori di semi», ha concluso Jeremy Midgley.