video suggerito
video suggerito
24 Aprile 2021
9:03

Giornata mondiale per gli animali da laboratorio. Ecco “Save Ralph”: l’orrore di una vita da cavia

In occasione della Giornata mondiale per gli animali “da laboratorio”, un cortometraggio racconta il "lavoro" di una cavia di laboratorio e gli effetti disastrosi sulla sua salute, fino alla morte. Leggero ma affilato allo stesso tempo, il piccolo film fa riflettere sulla sorte dei milioni di animali ancora utilizzati per testare i prodotti cosmetici: trucchi, creme e prodotti per la pulizia del corpo, malgrado una legge europea vieti i test dal 2013. Ma, mentre torna il pericolo di perdere i divieti fin qui acquisiti, l'alternativa è possibile sia per la scienza sia per gli acquisti consapevoli. Sul fronte italiano LAV indirizza gli acquisti verso le aziende che aderiscono allo Standard Internazionale "Stop ai test su animali"

1.114 condivisioni
Giornalista
Immagine

Ralph è cieco da un occhio, ha ustioni sulla pelle della schiena e con un orecchio sente solo un persistente e fastidioso sibilo ininterrotto che accompagna le sue giornate. Non fa un bel lavoro, Ralph. È infatti un coniglio utilizzato come cavia in un laboratorio dove si eseguono i test sui cosmetici che gli umani compreranno nei supermercati e nelle profumerie. Presta i suoi occhi, le sue orecchie la sua pelle affinché saponi, dentifrici, ciprie e rossetti siano sicuri per chi li userà. Ralph pensa che sia un lavoro nobile. «Gli umani sono molto meglio di noi – dice – sono addirittura andati sulla luna. Avete mai visto un coniglio andare nello spazio?». Peccato però che il lavoro di Ralph, e quello di milioni di animali da laboratorio, potrebbe egregiamente essere sostituito da altri metodi che non prevedono l’uso di animali. Certo Ralph perderebbe il lavoro ma, come conclude lo stesso coniglietto «più che per strada tornerei nei campi, libero».

La Giornata mondiale per gli "animali da laboratorio"

In occasione della Giornata mondiale per gli "animali da laboratorio" che si celebra ogni anno il 24 aprile, HSI Humane Society International, grazie al delicato ma efficacissimo cortometraggio Save Ralph, fa riflettere sulla controversa questione degli esperimenti effettuati nei laboratori su animali vivi e senzienti per ottenere le approvazioni necessarie alla messa in commercio di cosmetici e prodotti per la bellezza e la pulizia del corpo. E lo fa in un momento assolutamente determinante. Perché si, l'Unione europea ha vietato tutti i test cosmetici sugli animali sin dal 2013, ma oggi questo celebre precedente è minato dell'Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche che chiede alle aziende di eseguire nuovi test sugli animali per le sostanze chimiche utilizzate esclusivamente nei cosmetici. «"Save Ralph" è un campanello d'allarme per i cittadini e i legislatori europei che credono che i test cosmetici sugli animali appartengano al passato dell'Unione Europea. Non è così – afferma Troy Seidle, vicepresidente di Humane Society International. – Gli è semplicemente stato dato un nuovo nome: ‘valutazione delle sostanze chimiche', ma per gli animali è la stessa sofferenza».

L’Unione Europea chiede nuovi test sulle sostanze chimiche

La richiesta di eseguire questi nuovi test sugli animali non arriva infatti dalle aziende produttrici di cosmetici e ingredienti per cosmetici, che nella maggior parte sono contrarie ai test. La richiesta proviene invece proprio dall'Agenzia Europea delle Sostanze Chimiche che, secondo Troy Seidle «sta usando la legge europea al riguardo per aggirare lo storico divieto dell'UE sui test cosmetici sugli animali. I regolatori richiedono nuovi test di avvelenamento chimico, che distruggono la vita di migliaia di animali, per ingredienti cosmetici che sono stati usati in modo sicuro per anni. Al giorno d’oggi ci sono moltissimi approcci affidabili e senza animali per garantire la sicurezza dei prodotti, perciò non ci sono scuse per far soffrire animali come Ralph, in qualsiasi tipo di test cosmetico».

Save Ralph, il cortometraggio che racconta la giornata “lavorativa” di una cavia

Il piccolo Ralph, con i suoi acciacchi, gli occhi bruciati e la schiena spellata ma pieno di dignità e dolcezza, si trasforma così nella voce di tutti i milioni di animali che continuano ad essere immolati sull’altare della ricerca per fini cosmetici. Il cortometraggio, un piccola perla girata in stop-motion,  scritto e diretto dal regista Spencer Susser e realizzato coinvolgendo un cast di altissimo livello (il premio Oscar Taika Waititi, che dà voce al protagonista, Ricky Gervais, Zac Efron, Olivia Munn e Rodrigo Santoro) riesce infatti in tre minuti a riunire tutti gli elementi della questione: la sofferenza inflitta agli animali, la loro impossibilità di ribellarsi, l’ineluttabilità di un futuro che ha come unica declinazione possibile la morte, l’ironia della sorte che offre ai malcapitati animali da laboratorio solo una chance per sentirsi “utili” in un mondo in cui conta solo il volere degli esseri umani. «Quando vedi l'orribile realtà del modo in cui vengono trattati gli animali, non puoi fare a meno di guardare altrove – commenta il regista Spencer Susser – Quello che speravo di fare con questo film era creare qualcosa che trasmettesse un messaggio senza essere troppo pesante. Spero che il pubblico si innamori di Ralph e voglia lottare per lui e per gli altri animali come lui, in modo da poter bandire i test sugli animali una volta per tutte».

Quanti animali ci sono nei laboratori?

I dati sul numero di animali usati per fini sperimentali, pubblicati dal Ministero della Salute e forniti da LAV,Lega Antivivisezione Italiana  sono aggiornati solo al 2017. Si riferiscono ovviamente a tutti i tipi di laboratori che effettuano analisi su animali vivi e, quindi, non solo per il fine cosmetico. Eppure sono impressionanti lo stesso. «Il numero totale di animali è in leggera diminuzione rispetto al 2016, passando da 611.707 cavie stabulate, utilizzate e uccise nel 2016 a 580.073 nel 2017 – afferma la LAV – Ingiustificabile l’aumento dei cani: 639 nel 2017 mentre l’anno precedente erano 486 (inclusi i riutilizzi), specie, il cui ricorso, prevede misure fortemente restrittive. In aumento anche conigli, furetti, maiali, bovini, pesci e cefalopodi. Si conferma, inoltre, la triste impennata nel ricorso ai macachi, inaccettabile trend degli ultimi anni, che nel 2015 erano 224, raddoppiando a 454 nel 2016 e nel 2017 ben 548, numero che aumenta ulteriormente se si includono i primati riutilizzati in una seconda procedura, con una cifra finale di 586 scimmie».

Addio ai test: l’alternativa è possibile

La lotta per salvare il piccolo Ralph e tutti i suoi “colleghi” passa inesorabilmente per le alternative possibili ai test di lavoratorio. I metodi esistono e, secondo molti, vanno sostenuti e finanziati con l’obiettivo di sostituire completamente, e il più in fretta possibile, gli animali ancora dolorosamente utilizzati come cavie. «In alcune parti del mondo – sottolinea HSI – i conigli come Ralph vengono immobilizzati per poter testare cosmetici e vari ingredienti sui loro occhi e sulla loro schiena rasata. Ai porcellini d'India e ai topi questo viene fatto sulla pelle nuda o sulle orecchie. A nessuno di questi animali viene dato dell’antidolorifico ed al termine tutti vengono uccisi». «Nessun animale può considerarsi un modello di “uomo semplificato”  ci tiene invece a sottolineare la LAV Lega Anti Vivisezione. – Esistono centinaia di metodi alternativi alla sperimentazione animale: i modelli informatici, le analisi chimiche, le indagini statistiche (come l’epidemiologia e la metanalisi) gli organi bioartificiali, i microchip al DNA, i microcircuiti con cellule umane. Numerosi test che prima prevedevano l’uso di animali, oggi sono svolti in vitro. Per essere impiegati come metodi ufficiali i nuovi test devono superare un iter di validazione che dura anche fino a 10 anni e prevede di verificare l’efficacia del test in diversi laboratori per assicurarne l'attendibilità scientifica».

Pelle stampata in 3D, tessuti coltivati, analisi in vitro e computer: metodi alternativi ai test

Secondo HSI è impossibile limitarsi ai test sugli animali quando ormai le alternative sono tante e tanto efficaci da poter far pensare ad una sostituzione dei vecchi metodi. «Oltre 115 milioni di animali vengono utilizzati ogni anno nei laboratori di tutto il mondo. I test sono richiesti per legge per molti dei prodotti che utilizziamo quotidianamente. Per HSI non esiste un metodo "umano" per avvelenare gli animali con le sostanze chimiche al fine di testarle – spiega Martina Pluda, responsabile per l’Italia dell’organizzazione internazionale. – Ci sono metodi moderni, più efficaci, che non richiedono l’uso di animali ma usano una combinazione di strumenti predittivi in silico computerizzati e in vitro, compresa la pelle stampata in 3D e altri tipi di cellule e tessuti coltivati, per fornire le informazioni sulla sicurezza rilevanti per il tipo di prodotto. Esistono già 50 tipi di test senza animali come questi e molti altri sono in fase di sviluppo. Questi metodi sono disponibili per la maggior parte delle questioni legate alla sicurezza nell’ambito della cosmetica e hanno dimostrato di prevedere meglio le risposte umane, durante o dopo l’impiego di un determinato prodotto in situazioni reali, rispetto ai test fatti sugli animali in un laboratorio. Spesso, sono anche più efficienti e convenienti».

Chi già lo fa: le aziende che producono cruelty free

Che l’alternativa sia possibile è dimostrato dall’enorme quantità di prodotti che si trovano già sul mercato, volendo preferire una cosmetica cruelty free. E non si tratta solo di produzioni di alto costo: anche tra i prodotti cosiddetti “da banco” e cioè di facile reperibilità grazie alla grande distribuzione la scelta cresce ogni giorno. «Sono infatti già molte le aziende che producono articoli cosmetici con ingredienti storicamente sicuri e strumenti moderni e senza animali per valutarne la sicurezza – conclude la Pluda. – HSI sta lavorando in tutto il mondo, in collaborazione con aziende, autorità governative e organi intergovernativi per sostituire i test sugli animali con alternative più avanzate».

Come riconoscerle: il coniglietto che salta

Per districarsi ci sono le etichette dei cosmetici ma soprattutto i loghi che indicano le certificazioni ottenute dalle aziende per riconoscerne la sicurezza. Il più famoso rimane probabilmente il logo del “coniglietto che salta”, Leaping Bunny, che, sempre secondo HSI, «malgrado non esista ancora una guida globale, insieme a BeautyWithoutBunnies e Logical Harmony, (tutte forniscono elenchi dettagliate delle aziende cruelty free) garantisce i più di 2.000 marchi di bellezza "puliti"  disponibili in tutto il mondo, tra cui Lush, Garnier, Dove, Herbal Essences e H&M». Sul fronte italiano LAV, che sul suo sito presenta un elenco delle aziende che non testano su animali e la data in cui hanno deciso di diventare "ufficialmente" cruelty free, indirizza gli acquisti verso le aziende che aderiscono allo Standard Internazionale "Stop ai test su animali" e riportano sulla confezione dei propri prodotti la dicitura "LAV – Dalla Parte Degli Animali": case cosmetiche cruelty free controllate da ICEA, l’Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale, una società indipendente di auditing che garantisce la loro conformità ai principi dello Standard. Su questi prodotti si può trovare anche il logo creato dalla Coalizione Europea contro la Vivisezione, con il “coniglietto che salta” fra le due stelle.

Avatar utente
Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social
api url views