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14 Luglio 2023
10:21

Giornata mondiale dello squalo: un terzo a rischio estinzione e nel Mediterraneo è molto peggio

Oggi 14 luglio si celebra la Giornata Mondiale dello squalo. Secondo il WWF Italia, oltre la metà delle specie presenti nel Mediterraneo sono a rischio. Eppure sono fondamentali per il loro contributo nel mantenere intatto l'ecosistema marino e combattere il climate change.

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Giornalista
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Gli squali aiutano a salvare gli oceani ma noi ancora non siamo in grado di salvare gli squali e il loro fondamentale apporto nel mitigare gli impatti del cambiamento climatico. Nella Giornata Mondiale dello squalo, che come ogni anno si celebra il 14 luglio, e nel mezzo di un estate dal meteo completamente impazzito per gli effetti del climate change tra piogge torrenziali e picchi di oltre 40gradi, il ruolo di questo animale marino bistrattato dalla grande cinematografia come il pericolo numero uno di tutti i mari, torna protagonista. Secondo il WWF Italia oltre la metà delle specie presenti nel Mediterraneo, infatti, sono a rischio.

E si tratta della percentuale più alta rispetto al resto degli oceani considerando che, secondo l'IUCN, l'Unione Mondiale per la Conservazione della Natura, nel resto del mondo le specie di squali e razze che rischiano l'estinzione a causa della pesca eccessiva, della distruzione degli habitat e dell'inquinamento dei mari sono circa un terzo (il 36%).

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Prionace Glauca credits@Lapinski Ailerons per WWF Italia

«L'importanza della presenza di squali e razze nel Mediterraneo non va sottovalutata – spiega Giulia Prato, responsabile Mare del WWF Italia – Ogni specie ha un ruolo significativo, come quello di alcune razze capaci di ‘mescolare’ i substrati marini con i loro movimenti, o altre specie pelagiche che, attraverso le migrazioni verticali, spostano nutrienti tra i diversi strati dell'oceano e tutte le specie di grandi squali e razze che nel corso della vita immagazzinano grandi quantità di carbonio nei loro corpi: carbonio che viene stoccato sui fondali oceanici quando, dopo la loro morte, le carcasse di questi animali precipitano in profondità».

Uno dei tanti motivi per cui gli squali, come tutti gli animali che fanno parte dell’ecosistema marino, andrebbero protetti. «Si stima che la cattura degli squali impedisca di ‘stoccare’ negli oceani fino a 5 milioni di tonnellate di carbonio – continua la Prato – Popolazioni sane di squali e razze possono quindi contribuire, come accade anche per le grandi balene, al fondamentale ciclo del carbonio ‘blu’ del nostro oceano e contribuire a mitigare l'impatto del cambiamento climatico».

Ma sono molti gli effetti fondamentali della presenza degli squali nei nostri mari che si possono scoprire grazie agi studi degli scienziati. Ad esempio l’effetto della cosiddetta cascata trofica del carbonio, in base alla quale mantenendo sotto controllo le popolazioni di erbivori, gli squali predatori apicali favoriscono la crescita delle foreste marine, portando quindi ad una maggiore capacità di accumulo di carbonio. Oppure l’effetto della bioturbazione per cui le grandi razze fungono da “ingegneri degli habitat” mischiando il substrato attraverso il loro soffio e le loro pinne. Tutto frutto di studi che hanno permesso negli anni di affrancare lo squalo dall’immagine di killer dei nostri mari da temere e da cacciare in maniera sconsiderata.

Non solo squali, ma anche razze a rischio estinzione

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Mobula Mobular @credits Lapinski Ailerons per WWFItalia

Gli squali e le razze invece restano tra le specie maggiormente a rischio di estinzione a causa soprattutto degli impatti antropici. Secondo uno studio pubblicato su Nature nel 2021 è stato calcolato un calo delle popolazioni mondiali di oltre il 70% in soli cinquant’anni, individuando nella causa la pesca eccessiva diventata ormai insostenibile. I ricercatori avevano infatti analizzato gli andamenti delle popolazioni di 31 specie di squali e razze che vivono in mare aperto, calcolando come queste sono cambiate a partire dal 1970 e la pressione della pesca è aumentata addirittura di 18 volte.

Arrivando alla conclusione che a causa del sovra-sfruttamento delle risorse ittiche gli squali e le razze sono sempre stati a forte rischio di estinzione, ma se fino al 1980 solo un terzo delle 31 specie studiate rischiava l'estinzione, oggi sono tre quarti a rischiare di sparire per sempre nel giro di pochi anni. Un dato ancora più allarmante se si pensa che circa 73 milioni di squali ogni anno vengono pescati mutilati della loro pinna e ributtati in mare, spesso ancora agonizzanti, secondo la pratica del finning (letteralmente “spinnamento”) che è fondamentale per sostenere la fortissima richiesta di pinne di squalo che arriva dall’Oriente dove vengono utilizzate per piatti tradizionali considerati un status symbol e serviti nei ristoranti più costosi.

Contro questa pratica è nato un movimento, Stop finning – stop the trade, che è riuscito a raccogliere oltre un milione e 200 mila firme per chiedere all’Unione Europea di intensificare l'applicazione delle misure di tracciabilità e avviare un dialogo con i partner internazionali con l’obiettivo è porre fine al commercio internazionale di pinne di squalo e alla pratica del finning.

L'aiuto che può arrivare dai pescatori

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Squatina credits@MichaelJS per WWFItalia

Anche il WWF Italia, proprio in occasione della Giornata mondiale dello squalo, lancia un appello a tutti i paesi del Mediterraneo, «affinchè mettano in atto le misure vincolanti emanate dalla Commissione Generale della FAO per la Pesca nel Mediterraneo e dalla CITES, recentemente adottate e che potrebbero migliorare la gestione della pesca e del commercio di squali e razze e aiutare il recupero delle 42 specie appartenenti a questo gruppo e ancora minacciate».

E lo fa sottolineando proprio come «oltre la metà delle specie presenti nel Mediterraneo, infatti, sono a rischio: si tratta della percentuale più alta rispetto al resto degli oceani». Grazie alla Campagna GenerAzioneMare  del WWF Italia da 5 anni è nata una collaborazione con i pescatori nei monitoraggi e nella ricerca sperimentale.

«WWF e COISPA hanno potuto verificare con l’utilizzo di marche satellitari, che l’Adriatico meridionale è un’area fondamentale per le verdesche, poiché qui passano gran parte dell’estate e dell’autunno. Inoltre, diverse strategie di mitigazione delle catture accidentali hanno fornito risultati promettenti, presentati nelle diverse sedi internazionali FAO e UE, che verranno ulteriormente testati e approfonditi nel corso del 2023 e 2024, sia a Monopoli, sia con i pescatori liguri».

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credits:@Rocco Canella per WWF Italia
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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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