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21 Marzo 2023
14:52

Giornata internazionale della Poesia: i versi dedicati ai cani e ai gatti

I versi di Neruda, Pascoli, Pessoa e altri poeti dedicati ai cani e ai gatti. Nel giorno in cui l'Unesco ha istituito la Giornata Mondiale della Poesia e con l'arrivo della primavera ecco alcuni pensieri dedicati ai nostri compagni di vita.

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C'è una forza motrice insita nelle poesie che si esprime nel potente dono che ha chi riesce con la parola scritta a cristallizzare momenti di vita in cui altri si identificano a tal punto di fare proprie lettere che descrivono sentimenti altrui.

Il 21 marzo, il giorno in cui entra la primavera nel flusso ormai incostante del cambio delle stagioni, è la data che è stata scelta dall'Unesco come Giornata Internazionale della Poesia.

Le parole hanno un potere enorme per la nostra specie, sono il mezzo attraverso il quale comunichiamo e l'antropologia moderna ci insegna che proprio il linguaggio è stata la componente più importante della nostra evoluzione.

A volte però le parole confondono e non tutti hanno il dono di usarle con parsimonia, calibrando la propria sfera emotiva su quella altrui. E' molto facile, del resto, dimenticarsi che l'interlocutore è "altro da sé", un individuo come noi sì ma alle prese con un mondo complesso quanto il nostro fatto di esperienze e soggettività.

Noi sapiens, però, non riusciamo a fermare la lingua. Anzi: parliamo tanto anche con le altre specie. Lo sanno bene i cani e i gatti di casa soprattutto. Sanno quanto quel vocalizzare sia importante per noi già solo nel voler esprimere loro quanto li amiamo.

Quando però si passa dal parlato alla parola scritta, ecco che tutta la bellezza della nostra specie viene fuori nell'espressione di una abilità unica che ci caratterizza come esseri umani. Non è qualcosa di meglio o di superiore rispetto agli altri esseri viventi, sia chiaro. E' una capacità umana che si esprime, appunto, nella scrittura e che in versi diventa poesia, ovvero “quando un'emozione ha trovato il suo pensiero e il pensiero ha trovato le parole” come ha detto il quattro volte premio Pulitzer Robert Lee Frost.

Noi che siamo in relazione con un animale domestico sappiamo bene quante emozioni condividiamo e quante poche parole, in realtà, servono per comunicare nell'intimità di un rapporto unico e speciale come quello tra un cane o un gatto e una persona. Ed è per questo che nella giornata internazionale della poesia ci sono dei versi che possono riportarci in quel caldo silenzio pieno di significato.

Evgenij Evtusenko, Al mio cane

Ficcando il naso nero nel vetro,
il cane aspetta, aspetta sempre qualcuno.
Infilo la mano nel suo pelo,
io pure aspetto qualcuno.
Ricordi, cane, c’è stato un tempo
quando una donna abitava qui.
E chi era essa per me?
Forse una sorella, una moglie forse,
e forse, talvolta, sembrava una figlia
a cui dovevo il mio aiuto.
Essa è lontana…
Ti sei fatto zitto.
Più non ci saranno altre donne qui.
Mio bravo cane, sei bravo in tutto,
ma che peccato che tu non possa bere!

Elizabeth Barrett Browning, "A Flush"

Tu vedi questo cane.
Era soltanto ieri e io meditavo
dimentica della sua presenza accanto a me
finché pensieri su pensieri
mi portarono a lacrime su lacrime;
quando dal cuscino su cui giacevo,
le guance bagnate di pianto,
una testina ricciuta come quella d’un fauno
sorse dal nulla accanto al mio viso,
due occhi grandi d’oro chiaro
interrogarono i miei,
un orecchio morbido mi accarezzò sulle guance
a tergere il mio pianto.
Sgranai gli occhi al momento,
come qualche abitante d’Arcadia,
stupito dal dio caprino nei boschi al crepuscolo,
ma come quella visione di riccioli
mi venne più accanto ad asciugarmi le lacrime,
riconobbi Flush, e superai sorpresa e tristezza,
ringraziando il dio Pan che, dalle piccole creature,
conduce alle altezze d’amore.

Pablo Neruda, "Ode al cane"

Il cane mi domanda
ed io non rispondo.
Salta, corre pei campi e mi domanda
senza parlare
ed i suoi occhi
son due domande umide, due fiamme
liquide interroganti
ed io non rispondo,
non rispondo perché
non so e nulla posso dire.

In mezzo ai campi andiamo
uomo e cane.

Luccicano le foglie come
se qualcuno
le avesse baciate
ad una ad una,
salgono dal suolo
tutte le arance
a collocare
piccoli planetari
in alberi rotondi
come la notte e verdi,
ed uomo e cane andiamo
fiutando il mondo, scuotendo il trifoglio,
pei campi del Cile,
fra le limpide dita di settembre.
Il cane si arresta,
corre dietro api,
salta l’acqua inquieta,
ascolta lontanissimi
latrati,
orina su una pietra
e porta la punta del suo muso
a me, come un regalo.
Tenera impertinenza
per palesare affetto!
E fu a quel punto che mi chiese,
con gli occhi,
perché ora è giorno,
perché verrà la notte,
perché la primavera
non portò nel suo cesto
nulla
per cani vagabondi,
ma inutili fiori,
fiori ed ancora fiori.
Questo mi chiede
il cane
ed io non rispondo.

Andiamo avanti,
uomo e cane, appaiati
dal mattino verde,
dall’eccitante vuota solitudine
in cui solo noi
esistiamo,
questa coppia di un cane rugiadoso
ed io poeta del bosco,
perché non esistono
uccelli o fiori nascosti,
ma profumi e gorgheggi
per due compagni,
per due cacciatori compagni:
un mondo inumidito
dalle distillazioni della notte,
un tunnel verde e poi
una prateria,
una raffica di vento aranciato,
il sussurro delle radici,
la vita che cammina,
respira, cresce,
e l’antica amicizia,
la gioia
d’esser cane e d’esser uomo
tramutata
in un solo animale
che cammina movendo
sei zampe
ed una coda
con rugiada.

Tagore, "Il mio cane"

Ogni mattina il mio devoto cane
presso la sedia silenzioso aspetta
finché io lo saluto con un colpetto.
Al ricevere questo tenue omaggio
di gioia il corpo suo tutto trasale!
Fra tutte le mute creature
lui solo, penetrando il velo del bene e del male,
ha visto l’uomo nella sua interezza,
essere per cui può dare la vita contento,
cui senza secondi fini può riversare amore
da un opaco sentire che a stento trova la via
verso il mondo della coscienza.
Quando vedo l’offerta di questo muto cuore
supplice del suo stesso bisogno,
immaginar non so quale raro valore
la sua saggezza pura trova nell’Uomo.
Col suo tacito sguardo, patetico, smarrito,
quel che afferra non può esprimere in parole;
ma per me rivela il vero significato dell’Uomo,
nello schema del Creato.

Antonio De Curtis (Totò), "Dick"

Tengo ‘nu cane ch’è fenomenale,
se chiama “Dick”, ‘o voglio bene assaie.
Si perdere l’avesse? Nun sia maie!
Per me sarebbe un lutto nazionale.

Ll ‘aggio crisciuto comm’a ‘nu guaglione,
cu zucchero, biscotte e papparelle;
ll’aggio tirato su cu ‘e mmullechelle
e ll’aggio dato buona educazione.

Gnorsì, mo è gruosso. E’ quase giuvinotto.
Capisce tutto… Ile manca ‘a parola.
è cane ‘e razza, tene bbona scola,
è lupo alsaziano, è polizziotto.

Chello ca mo ve conto è molto bello.
In casa ha stabilito ‘a gerarchia.
Vo’ bene ‘ a mamma ch’è ‘a signora mia,
e a figliemo isso ‘o tratta da fratello.

‘E me se penza ca lle songo ‘o pate:
si ‘o guardo dinto a ll’uocchiemme capisce,
appizza ‘e rrecchie, corre, m’ubbidisce,
e pe’ fa’ ‘e pressa torna senza fiato.

Ogn’anno, ‘int’a ll’estate, va in amore,
s’appecundrisce e mette ‘o musso sotto.
St’anno s’è ‘nnammurato ‘e na basotta
ca nun ne vo’ sapè: nun è in calore.

Povero Dick, soffre ‘e che manera!
Porta pur’isso mpietto stu dulore:
è cane, si … . ma tene pure ‘o core
e ‘o sango dinto ‘e vvene… vo ‘a mugliera…

Jorge Luis Borges, "A un gatto"

Non sono più silenziosi gli specchi
né più furtiva l’alba avventuriera;
sei, sotto la luna, quella pantera
che a noi ci è dato percepire da lontano.

Per opera indecifrabile di un decreto
divino ti cerchiamo invano;
più remoto del Gange e del Ponente
tua è la solitudine, tuo il segreto.

La tua schiena accondiscende la carezza
lenta della mia mano. Hai accolto,
da quella eternità che è già oblio,
l’amore di una mano timorosa.

Sei in un altro tempo. Sei il padrone
di un abito chiuso come un sogno.

Fernando Pessoa, "Gatto che giochi per la via"

Gatto che giochi per via
come se fosse il tuo letto,
invidio la sorte che è tua,
ché neppur sorte si chiama.

Buon servo di leggi fatali
che reggono i sassi e le genti,
hai istinti generali,
senti solo quel che senti;

sei felice perché sei come sei,
il tuo nulla è tutto tuo.
Io mi vedo e non mi ho,
mi conosco, e non sono io.

Giovanni Pascoli, "La gatta"

Era una gatta, assai trita, e non era
d’alcuno, e, vecchia, aveva un suo gattino.
Ora, una notte (su per il camino
s’ingolfava e rombava la bufera)

trassemi all’uscio il suon d’una preghiera,
e lei vidi e il suo figlio a lei vicino.
Mi spinse ella, in un dolce atto, il meschino
tra’ piedi; e sparve nella notte nera.

Che nera notte, piena di dolore!
Pianti e singulti e risa pazze e tetri
urli portava dai deserti il vento.

E la pioggia cadea, vasto fragore,
sferzando i muri e scoppiettando ai vetri.
Facea le fusa il piccolo, contento.

Pablo Neruda, "Ode al gatto"

Gli animali furono imperfetti
lunghi di coda
plumbei di testa
piano piano si misero in ordine
divennero paesaggio
acquistarono nèi grazia volo
il gatto
soltanto il gatto
apparve completo
e orgoglioso
nacque completamente rifinito
cammina solo
e sa quello che vuole.

L’uomo
vuole essere pesce e uccello
il serpente vorrebbe avere ali
il cane è un leone spaesato
l’ingegnere vuol essere poeta
la mosca studia per rondine
il poeta
cerca di imitare la mosca
ma il gatto
vuol solo essere gatto
ed ogni gatto è gatto
dai baffi alla coda
dal fiuto al topo vivo
dalla notte
fino ai suoi occhi d’oro.

Non c’è unità come la sua
non hanno
la luna o il fiore
una tale coesione
è una sola cosa
come il sole o il topazio
e l’elastica linea de suo corpo
salda e sottile
è come la linea della prua
di una nave
i suoi occhi gialli
hanno lasciato una sola fessura
per gettarvi
le monete della notte.

Oh piccolo
imperatore senz’orbe
conquistatore senza patria
minima tigre di salotto
nuziale sultano del cielo.

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