video suggerito
video suggerito
rubrica
Kodami Call

Giornata internazionale della Donna: le storie di legami speciali con gli animali

Nella Giornata internazionale della Donna, l'8 marzo 2024, Kodami sceglie di celebrare coloro che hanno dedicato le loro vite agli animali, in alcuni casi anche sacrificando le loro, come Dian Fossey e Gill Dalley. Qui ci sono le loro storie, affinché non vengano mai dimenticate.

8 Marzo 2023
8:00
394 condivisioni
Giornalista
Immagine
Stai leggendo Kodami Call non perderti altri contenuti di Kodami
Immagine

Oggi, 8 marzo 2023, in occasione della Giornata internazionale della Donna, Kodami ha scelto di raccontare le storie di attiviste, scienziate e ricercatrici che con il loro impegno hanno cambiato il mondo e il nostro modo di rapportarci con le altre specie.

Si tratta di donne che salvano animali, e che agli animali si sono dedicate, che per loro hanno abbandonato le loro vite precedenti. Che in nome della loro salvaguardia hanno sacrificato sicurezza e certezze e si sono ritrovate, a volte, dall’altra parte del mondo, sole, a combattere battaglie quasi impossibili. Sono tante, tantissime, ma spesso le loro storie restano nell'ombra. Oggi però vogliamo cogliere l'occasione di questa ricorrenza internazionale per celebrarne la dedizione, la passione, e un po’ di incoscienza e molto coraggio che hanno mostrato nello schierarsi dalla parte dei più indifesi, degli esseri che non hanno voce.

Hanno creato associazioni, lavorato duramente sul campo, hanno sfidato poteri forti, imparato mestieri che non conoscevano, a volte si sono ammalate e sono morte, a volte sono state addirittura uccise. Sono scienziate, etologhe, biologhe, animaliste o semplicemente appassionate che si sono lasciate tutto alle spalle e si sono dedicate completamente ai loro amici animali. Abbiamo scelto dieci storie, ma le storie delle donne che salvano animali sono tante e crescono sempre di più.

Dian Fossey e i suoi “gorilla nella nebbia” in Ruanda

Dian Fossey

Quando venne uccisa, il 26 dicembre 1985, il mondo conobbe la sua storia. Quando, qualche giorno dopo, venne sepolta accanto al suo amatissimo Digit, il gorilla preferito che amava come un amico fraterno e che era stato massacrato dai bracconieri proprio per far arrivare un messaggio intimidatorio a lei, il mondo scoprì un’eroina vera. Dian Fossey era arrivata da San Francisco alle foreste impenetrabili dei monti Virunga in Ruanda nel 1967. Aveva mollato tutto e, grazie ad un prestito in banca si era trasferita nell’Africa più oscura per studiare i suoi gorilla. Fondò il Karisoke Research Center e la Dian Fossey Gorilla Fundation un metodo innovativo per osservare da lontano i suoi animali senza entrare in conflitto con loro, anzi “entrando a far parte del loro paesaggio” come amava dire. Fu uccisa nella notte di Santo Stefano nella baracca di legno che usava come casa in mezzo alla giungla e i suoi assassini non vennero mai individuati e puniti, anche se in molti puntarono il dito contro coloro che vedevano in lei una nemica dei loro traffici illeciti: i bracconieri. Prima un libro e poi un film raccontarono la sua storia. E da allora i suoi “gorilla nella nebbia” non hanno mai smesso di attrarre intere generazioni di giovani scienziate in erba, ansiose di seguire le sue orme.

Gill Dalley, contro il randagismo e il dog meat trade in Thailandia

Gill Dalley

Anche Gill Dalley ha pagato con la vita la sua passione per gli animali. Cani, soprattutto, ma anche gatti, che amava sin da quando abitava ancora a Leeds in Inghilterra, con il  marito John. Ma nel 2004, quando Phuket l’aveva ammaliata con i suoi tramonti di fuoco, era rimasta con uno scopo preciso: salvare quanti più cani e gatti poteva dal randagismo endemico del sud est asiatico e dal pericolo rappresentato dal Dog Meat Trade, il commercio di carne di cane che uccide ogni anno milioni di animali tra atroci sofferenze per trasformarli in cibo. Gill era a Phuket quando lo tsunami si abbatté con violenza sull’isola. E mentre tentava di salvare alcuni animali dall’affogamento, contrasse una rara forma di setticemia che la portò, dopo due settimane di coma, all’amputazione delle gambe. Non scappò, si fece costruire delle protesi e rimase ancora più convinta di prima, fondando insieme al marito la Soi Dog Foundation che fino ad oggi ha salvato 150 mila cani e gatti. Il grande rifugio nel cuore dell’isola, circondato dalle palme è la sede anche del più grande ospedale veterinario del sud est asiatico completamente gratuito e attrezzato con tecnologie all’avanguardia. Negli ultimi anni della sua vita Gill incontrò Cola, un meticcio di strada a cui avevano amputato le zampe. Fece costruire per lui protesi uguali alle sue e lui la ricambiò diventando la sua ombra. Da quando lei è morta, nel 2017, per un tumore, Cola è diventato l’ombra di John.

Jill Robinson e gli orsi della Luna in Vietnam

Immagine

Jill Robinson è una donna che quando fa una promessa, la mantiene. La più importante della sua vita la fece quando, ormai quasi trent’anni fa, in Cina s’imbatté in un’orsa imprigionata in una gabbia arrugginita talmente stretta da impedirle qualsiasi movimento. Scoprì così che in alcuni paesi del mondo, ogni giorno, gli orsi erano sottoposti a questa tortura per estrarre loro la bile dalla cistifellea e rivenderla poi al mercato della medicina tradizionale asiatica. Quel giorno Jill promise a se stessa che sarebbe tornata a salvarla. Non ci riuscì e la povera orsa Hong morì prigioniera. Ma in suo nome Jill iniziò la guerra che conduce ancora oggi: combattere fino alla chiusura di tutte le cosiddette fattorie della bile tanto diffuse in Cina e in Vietnam. Grazie a Jill è nata Animals Asia e grazie a Jill sono aperti due splendidi santuari dove, da allora, un migliaio di orsi hanno ritrovato la pace dopo la liberazione da queste orrende fabbriche di torture. In questi mesi sono cominciati i preparativi per aprire il terzo santuario e trovare una casa alle migliaia di orsi che ancora vivono in prigionia.

Daphne Marjorie Sheldrick e il latte per i cuccioli di elefante in Kenya

Daphne Sheldrick

Daphne Marjorie Sheldrick per venticinque anni è stata al fianco del marito David per creare il loro  David Sheldrick Wildlife. La natura selvaggia e inospitale dello Tsavo grazie a loro si è trasformata nel più grande parco nazionale del Kenya dove sono state salvate e riabilitate migliaia di specie selvatiche. Ma per Daphne il cuore era dalla parte degli elefanti. Dei cuccioli orfani di elefantesse uccise dai bracconieri, in particolare. E per anni si è spesa per trovare la “formula magica”: un latte proteico al punto tale da poter sostituire quello delle madri scomparse. Alla fine ce l’ha fatta. E anche grazie al suo impegno e alla sua completa dedizione all’Africa, ora trasferita alla figlia Angela, nell’ormai famosissimo orfanotrofio kenyota sono cresciuti 240 piccoli elefantini orfani. Di loro ben 150 hanno ritrovato la libertà.  Con sette piccoli aeroplani e 2 elicotteri solo nel 2020 sono stati monitorati quasi 300 mila chilometri quadrati di parchi per sconfiggere la piaga dei bracconieri, seguendo le indicazioni lasciate da Daphne, scomparsa nel 2018. Perché oltre agli elefanti e ai rinoceronti che il parco protegge, l’associazione ha puntato sulla salvaguardia dell’ambiente e sui suoi rapporti con le popolazioni locali.

Sangduen «Lek» Chailert e la Thailandia degli elefanti

Sangduen «Lek» Chailert

Per la grande empatia che la lega agli animali di cui si prende cura, qualcuno l’ha chiamata “la donna che sussurra agli elefanti”. Ed in effetti qualcosa di magico c’è, perché Sangdeaun Lek Chailert, nata nel 1961 in un piccolo villaggio tra le colline di Baan Lao, due ore a nord di Chiang Mai in Thailandia, è la nipote di uno sciamano. Crescendo fra gli animali ha imparato a prendersi cura di loro ma soprattutto a curarli proprio come faceva il nonno. Forse per questo, divenuta adulta, ha voluto dedicare la sua vita a loro fondando l’Elephant Nature Park, nella meravigliosa Thailandia del nord. Ed è lì che la si può incontrare, mentre ancora li accudisce ogni giorno. Nel santuario fondato negli anni ’90, e oggi centro di recupero e riabilitazione dove è possibile soggiornare facendo volontariato, sono stati salvati centinaia di elefanti. Per loro la pace e il benessere si sono sostituiti alle coercizioni vissute nella precedente vita quando venivano utilizzati per il turismo di massa. Niente più sfiancanti tragitti nella giungla schiacciati dal peso delle torrette di legno che trasportano viaggiatori pigri: ora è i momento dei bagni di fango voluti da Lek, ancora meglio se proprio con lei.

Ila Fox Loetscher e le tartarughe marine

Ila Fox Loetscher

Per Ila le tartarughe erano una grande passione. Donna intraprendente prima della svolta animalista la Fox Loetscher fu una delle prime donne ad essere certificata come pilota negli Stati Uniti del secolo scorso. Poi ci fu una vacanza, nel 1965, in cui finì a fare volontariato a Rancho Nuevo in New Mexico. E quelle due settimane cambiarono per sempre la sua vita. Tornata in Texas infatti, Ila decise che salvare le tartarughe marine sarebbe stata la sua missione e fece della sua casa a South Padre Island un polo che attraeva decine e decine di visitatori incuriositi dalle sue tartarughe. Continuò ad occuparsene fino al 2000, anno in cui è scomparsa. Ma all’epoca era già diventata per tutti, con il suo Sea Turtle Inc., la Signora delle tartarughe.

Jane Goodall, la regina degli scimpanzé

Jane Goodall

É la superstar degli scimpanzé. Jane Goodall li studia da cinquant’anni e non ha mai smesso di occuparsi di loro da quando, nel 1960, cominciò ad interessarsi a loro studiandoli nel Gombe National Park in Tanzania. Ambientalista, animalista e vegetariana è stata insignita di una moltitudine di premi per il suo impegno nello studio e nella salvaguardia degli scimpanzé. Ed è proprio grazie ai suoi studi sul campo, alla sua tecnica di osservazione che questi animali così vicini all’uomo ora si conoscono meglio. All’intuizione della Goodall ad esempio si deve la conoscenza dell’uso degli utensili da parte degli scimpanzé e a molti particolari del loro ordinamento sociale. Il Jane Goodall Institute da lei fondato opera in tutto il mondo è ormai un punto di riferimento negli studi che attendono alla protezione di questi animali. Lei gira il mondo facendo conferenze, affollatissime, in cui è acclamata come una rockstar: carisma e personalità non le mancano e la sua storia è un esempio fondamentale per tante giovani donne che vorrebbero intraprendere la via della scienza

Sara Turetta, dall'Italia alla Romania e ritorno per i cani randagi

Sara Turetta

La Romania è una terra dura per i randagi. Quando Sara Turetta, pubblicitaria in carriera a Milano, la scopre è un vero trauma. Ma quando nel 2001 riceve l’appello di una famiglia italiana di Cernavoda, disperata per lo sterminio di cani ad opera del Comune, Sara abbandona tutto e si dedica anima e corpo al suo progetto. Da allora la realtà di Save the dogs and others animals è cambiata e cresciuta. Insieme alla sterilizzazione dei randagi, Sara si è spesa anche per aprire un rifugio, l’unico in paesi dell’area balcanica, per asini e cavalli abbandonati e, anche dopo essere tornata a vivere in Italia, non ha mai abbandonato la sua missione. Il suo ultimo progetto l’ha portata in Campania dove sta lavorando al censimento di randagi e alla loro sterilizzazione. Lo ha raccontato personalmente a Kodami.

Lya Battle e i 2000 cani del Territorio de Zaguates

Lya Battle

Il più grande santuario per cani di tutto il mondo lo ha fondato lei, Lya Battle. In Costa Rica ha dedicato 58 mila ettari di terreno all'ospitalità, attualmente, di duemila cani. Cani liberi: di muoversi, di correre, di abbaiare. Di essere cani.  Un progetto straordinario di libertà e di rispetto che si fonda su un assunto: «Nessun essere vivente è solo un numero». il Territorio de Zaguates, questo è il nome del rifugio, è l'esito di una ricerca appassionata nei confronti della vera natura dei cani. La stessa Lya lo ha raccontato a Kodami, in una intervista del nostro video format MeetKodami: «Il Territorio è un luogo dove i cani possono semplicemente essere cani: non sono in gabbia, escono liberamente e si godono le montagne, annusano in giro, scavano tutte le buche che vogliono e saltano nel fiume ogni volta che lo desiderano. I cani che vivono qui li abbiamo recuperati, curati e lasciati liberi di esprimersi. Io credo che trovare una famiglia per loro sia la destinazione ideale ma se ciò non accade, penso che il nostro sia il posto migliore dove possono trascorrere la loro esistenza». Lya Battle non è una scienziata, non un'etologa. Ma ha unito passione e umiltà e ne ha fatto la cifra del rispetto per la vita dei cani. Il suo progetto è davvero unico e esemplare.

Donne e cani: un amore speciale fin dall'antichità

Sin dal primo incontro tra la donna e il cane c'è stata un'intesa speciale.  E proprio da quest'intesa è nato quel rapporto che ha portato alla domesticazione del cane e alla sua presenza come animale d'eccezione nella vita di tutti gli esseri umani. É una teoria scientifica e non solo una suggestione: secondo un team di antropologi, le donne avrebbero influenzato la coevoluzione di cani e umani e la domesticazione del cane sarebbe quindi merito delle donne. Una teoria affascinante che Kodami ha voluto approfondire e lo ha fatto grazie alle parole di Elena Garoni, veterinaria comportamentalista e membro del comitato scientifico di Kodami. In questa giornata speciale per tutte le donne, concludiamo così, proponendovi di approfondire questa ancestrale empatia tra donne e animali.

Avatar utente
Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social
api url views