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8 Febbraio 2023
17:11

“Fur free Europe”, l’iniziativa dei cittadini per fermare importazione e vendita delle pellicce

L’Unione Europea è tra i maggiori produttori e importatori di pellicce. Sebbene 13 Stati Membri abbiano imposto un divieto totale sulla produzione, l’allevamento è ancora legale in diversi Paesi e, soprattutto, rimane legale sia l’importazione da Paesi terzi che la vendita all’interno dell’Unione.

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Ogni anno in tutto il mondo più di 100 milioni di animali come visoni, volpi e cincillà vengono allevati solo per la loro pelliccia.

E per questo, prima di essere miseramente uccisi, vengono costretti a trascorrere la loro breve esistenza in piccole e spoglie gabbie di metallo, in cui per lo stress e le sofferenze insostenibili si ammalano, si feriscono e addirittura si automutilano.

Da anni le associazioni animaliste si battono affinché questa strage finisca e adesso tornano alla carica con una nuova iniziativa: la campagna “Fur free Europe” che, attraverso una raccolta firme da inviare direttamente alla Commissione europea, ha l’obiettivo di porre fine all’allevamento e all’uccisione di questi animali selvatici al solo scopo di creare prodotti di pellicceria.

Purtroppo, infatti, nonostante la cura e la tutela degli animali siano diventate sempre più importanti per i cittadini,  ci sono ancora molte situazioni in cui gli animali vengono sfruttati.

L’Unione Europea, peraltro, è tra i maggiori produttori e importatori di pellicce, con oltre 18 milioni di animali uccisi nel 2020. E sebbene 13 Stati Membri dell’UE (Austria, Belgio, Croazia, Estonia, lo farà dal 2026, Francia, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Olanda, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e l’Italia) abbiano imposto un divieto totale sulla produzione, l’allevamento di animali per questo scopo è ancora legale in diversi Paesi e, soprattutto, rimane legale sia l’importazione di prodotti di pellicceria da Paesi terzi che la vendita all’interno dell’Unione.

Esattamente quello che l’Iniziativa dei Cittadini Europei “Fur free Europe”, sostenuta da diverse associazioni animaliste europee e rappresentate in Italia da Essere AnimaliHumane society international/Europe, Ali – Animal law Italia e Lav, vuole che venga finalmente impedito. Ma per essere valida la campagna deve raggiungere entro dodici mesi un milione di firme convalidate di cittadini di almeno sette Stati membri dell’Unione Europea.

Crudele ed eticamente insostenibile, l’allevamento degli animali da pelliccia è una tortura senza limiti. La detenzione in piccole gabbie provoca loro stress e sofferenze insopportabili, poiché impossibilitati a esprimere i loro comportamenti naturali.  Sono, infatti, costretti a vivere a contatto con altri animali senza poter soddisfare i loro bisogni primari e senza poter sfogare le loro energie, come saltare, scavare, muoversi liberamente in spazi aperti.

Inoltre, i metodi di soppressione di questi animali sono tutt’altro che umani e accettabili: i visoni vengono solitamente uccisi con il gas, le volpi con l’elettroshock anale e i cincillà con il gas, l’elettroshock o, in alcuni casi, con la rottura del collo.

Complice della sofferenza di questi animali è anche l’Italia che, pur avendo vietato l’allevamento di questi animali nel 2022, continua a importare pellicce grezze, conciate e prodotti di pelletteria. Inoltre, il divieto con il quale si sono salvati circa 60mila visoni ha messo in luce altri problemi, ovvero quelli sulla sorte di questa specie e su come disciplinare la loro cessione.

Problemi che ancora non hanno visto risoluzione, visto che dall'ultima Conferenza Stato-Regioni convocata il 12 ottobre del 2022 dove si dovevano prendere delle decisioni in merito, nulla è stato fatto.

Se non rimandare semplicemente la regolamentazione dei requisiti strutturali e gestionali degli edifici che dovranno accogliere gli animali a un ulteriore Decreto interministeriale.

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Simona Sirianni
Giornalista
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