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25 Gennaio 2023
13:32

Focolaio di aviaria in un allevamento di visoni in Spagna: si teme il salto di specie

Una mutazione rara del virus H1N1 ha provocato la trasmissione del virus dai volatili a un intero allevamento di quasi 52mila visoni nel Nord-Est della Spagna, in Galizia. Il caso però spaventa perché il virus si sarebbe diffuso tra mammifero e mammifero.

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Non se ne è mai andata, ma adesso l’influenza aviaria torna alla ribalta a causa di un possibile salto di specie. Una mutazione rara del virus H1N1 ha provocato la trasmissione del virus dai volatili a un intero allevamento di quasi 52mila visoni nel Nord-Est della Spagna, in Galizia. L’epidemia risale all’ottobre 2022, ma è di oggi la pubblicazione della ricerca che la descrive, su "Eurosurveillance", la rivista del Centro Europeo per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (Ecdc) di Stoccolma.

Finora, spiega Isabella Monne, dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie e autrice dell’articolo, il virus H1N1 aveva fatto solo salti sporadici nella popolazione dei mammiferi, visto che si tratta prevalentemente di una malattia infettiva che colpisce soprattutto gli uccelli.

Ma il caso in Spagna è particolarmente rilevante perché, sulla base dei dati raccolti, il virus si sarebbe diffuso tra mammifero e mammifero. Un contagio, peraltro, che non ha risparmiato alcuna area dell'allevamento e che ha fatto morire tutti gli animali infettati entro un paio di giorni dal contagio.

Dall'esame dei tamponi inviati al laboratorio europeo di riferimento per l'influenza aviaria che ha sede a Legnaro, all'interno dell'Istituto Zooprofilattico delle Venezie, sono state rilevate tre diverse mutazioni. Fortunatamente, però, non ne sono state evidenziate di quelle capaci di trasmettere il virus ad alta patogenicità H5N1 da uomo a uomo.

Nonostante questo, però, e nonostante finora ci siano stati casi sporadici nell’uomo e tutti legati al contatto diretto con gli animali infetti, questi eventi ricordano l'importanza di tenere sempre molto alta la guardia. Infatti, concludono gli studiosi, più il virus continua a circolare, più ha la possibilità di trovare nuovi ospiti.

Per quanto riguarda l’Italia, fortunatamente in questo inizio di 2023, non sono stati ancora segnalati focolai negli allevamenti. Gli ultimi casi accertati, infatti, sono stati quelli nel dicembre del 2022, due in provincia di Verona e uno nel Mantovano.

L’anno scorso però il virus ha allarmato parecchio: furono tantissimi i focolai e misero in ginocchio il settore soprattutto nel Veronese. Per gli esperti l'Ue sta facendo troppo per arginare la diffusione del virus, mentre sarebbe necessario studiare e adottare nel più breve tempo possibile un piano su scala europea.

Il principale fattore di rischio per l'uomo è trovarsi a stretto contatto con gli animali infetti, siano essi vivi o morti. Per questo vengono definite situazioni a rischio i mercati di uccelli vivi, le diverse fasi della lavorazione del pollame, come la macellazione, la spiumatura e la manipolazione delle carcasse.

Detto ciò, resta che al momento il virus sia attualmente considerato a basso rischio per l’uomo. Sembra quindi che almeno noi possiamo stare tranquilli, a differenza degli animali che invece continuano a morire naturalmente o ad essere sterminati per tentare di fermare l’epidemia.

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Simona Sirianni
Giornalista
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