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26 Marzo 2024
12:54

Flaco, il gufo fuggitivo più amato di New York, era gravemente malato e intossicato dai veleni per roditori

I risultati della necroscopia eseguita sul gufo più amato di New York hanno fatto emergere livelli molto alti di esposizione ai veleni usati per uccidere roditori e la preenza di un herpesvirus tipico dei piccioni e di solito letale per i rapaci.

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Flaco accanto a una delle trappole utilizzate per provare a catturarlo. Foto da Wikimedia Commons

Il celebre gufo reale Flaco, morto a New York dopo uno schianto contro una vetrata di un edificio, era già pesantemente debilitato e malato ancor prima di morire. I risultati della necroscopia condotta dallo zoo del Bronx hanno fatto emergere alti livelli di rodenticidi nel sangue, usati per uccidere topi e ratti, e la presenza di un herpesvirus tipico dei piccioni che danneggia il cervello, il fegato e altri organi. Sia il virus che le sostanze tossiche erano quasi certamente il risultato della sua dieta e avrebbero probabilmente ucciso comunque il gufo più amato dai newyorkesi.

Il gufo reale (Bubo bubo) era stato trovato morto a Manhattan il 23 febbraio, poco più di un anno dopo che era fuggito dalla sua voliera allo zoo di Central Park deliberatamente danneggiata da ignoti. L'uccello, che aveva condotto la sua intera esistenza in cattività, aveva fin da subito imparato a cavarsela da solo, affascinando migliaia di cittadini, appassionati e curiosi.

Sebbene l'autopsia iniziale abbia dimostrato che la causa della morte fosse il trauma, questi nuovi risultati evidenziano una condizione di salute molto precaria che potrebbe aver contribuito alla collisione, hanno sottolineato i portavoce dello zoo.

I test del sangue hanno mostrato che Flaco era stato esposto a ben quattro diversi veleni per topi e ratti ed era gravemente debilitato per l'herpesvirus dei piccioni che può essere trasmesso anche da colombi sani e che è quasi sempre letale per falchi, aquile, gufi e altri rapaci. «Questi fattori sarebbero stati debilitanti e alla fine fatali, anche senza una lesione traumatica – ha detto lo zoo in una dichiarazione – La grave malattia e la morte di Flaco sono attribuite principalmente a una combinazione di fattori: malattie infettive, esposizione a tossine e lesioni traumatiche, che sottolineano i pericoli affrontati dagli uccelli selvatici, specialmente in un ambiente urbano».

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Flaco su uno dei suoi posatoi abituali al Central Park

Dopo che uno sconosciuto ha danneggiato la sua voliera, Flaco aveva trascorso i suoi primi giorni di libertà all'interno di Central Park, prima di avventurarsi nei cielo di Manhattan. Anche se aveva vissuto tutti i suoi 13 anni di vita in cattività, si era dimostrato rapidamente un abile predatore, cacciando soprattutto l'abbondante popolazione di ratti e piccioni della città. Ma la sua libertà aveva preoccupato fin da subito alcuni esperti per la presenza di una serie di minacce tipiche dell'ambiente urbano, tra cui proprio la possibilità di consumare un ratto avvelenato.

Nei giorni immediatamente precedenti alla sua morte, Flaco aveva smesso di emettere il suo caratteristico richiamo notturno tra i tetti della città, facendo temere che qualcosa di brutto fosse già accaduto secondo David Barrett, birdwatcher che gestisce una pagina per appassionati su X che documentava tutti gli avvistamenti e i movimenti del gufo. Dopo la sua morte, lo zoo ha scaricato le responsabilità sulla persona che ha danneggiato la voliera permettendo la fuga del gufo, caso che rimane tutt'ora irrisolto.

Tuttavia la morte di Flaco e questi nuovi esami necroscopici evidenziano molte delle principali minacce che tutti gli uccelli che vivono o transitano in ambiente urbano devono affrontare ogni giorno. Una delle principali è rappresentata proprio dagli impatti con le vetrate degli edifici che possono provocare gravi lesioni o addirittura la morte. Molte specie, durante le loro migrazioni o nel corso delle normali attività giornaliere, possono essere disorientate dalla riflessione delle vetrate non percependo l'ostacolo, causando spesso collisioni fatali.

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Una delle tante commemorazioni dei cittadini al Central Park. Foto da Wikimedia Commons

Oltre agli incidenti con le vetrate, gli uccelli urbani, soprattutto i rapaci notturni come civette, gufi e barbagianni, sono spesso esposti ai veleni utilizzati per eliminare i topi e i ratti presenti nelle città. Queste sostanze possono essere ingerite direttamente dagli uccelli e altri animali che mangiano i roditori avvelenati e possono accumularsi nei loro tessuti e finire all'interno della catena alimentare, causando danni irreparabili alla loro salute e a interi ecosistemi. È fondamentale quindi affrontare e ridurre queste minacce per la conservazione degli uccelli selvatici in ambienti urbani.

Misure mitigative come l'installazione di vetri speciali che riducono la riflessione, la promozione di programmi di disinfestazione senza l'uso di veleni nocivi per gli uccelli e gli altri animali e soprattutto la sensibilizzazione sull'importanza della protezione degli uccelli, possono contribuire a ridurre il numero di morti causate da queste minacce. La morte di Flaco racchiude praticamente quasi tutte le minacce che affrontano milioni di uccelli in tutto il mondo e dovrà servire da monito per affrontare finalmente queste minacce ormai note da decenni.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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