28 Novembre 2022
9:00

Esistono cani scontrosi?

Un cane può essere scontroso? Certo, se dimostrasse di essere scontroso nella maggior parte delle interazioni sociali, con altri cani e umani, potremmo affermare che lo sia davvero. Bisogna però sempre tenere presente chi è, che storia, quali esperienze ha vissuto e in quali contesti e situazioni mostra questo atteggiamento negativo.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Gioioso, introverso, reattivo, apatico, indolente, ombroso, timoroso, scontroso e via dicendo, sono tutti aggettivi che hanno a che fare con la «personalità» di un individuo, ma anche quando si parla di cani? Il tema della personalità in ambito canino è abbastanza recente, e per alcuni ancora difficile da digerire, soprattutto per coloro che i cani li dividono solo in poche categorie “comode”, ossia: dominanti, sottomessi e inibiti (con tutti i vari gradi di intensità), forse anche per il lavoro dello psicologo William Campbell e del suo noto test, redatto nel 1975, da somministrarsi ai cuccioli di appena 2 mesi, i cui risultati indicherebbero le future propensioni caratteriali del cane.

Ma come sappiamo il comportamento e il carattere di un individuo solo in parte sono influenzate dal suo patrimonio genetico (DNA), mentre in gran parte si evolveranno come adattamenti al contesto, quindi all’esperienza, che in un cucciolo così piccolo, che non sa ancora nulla del mondo, e ha ancora da vivere tutte le complesse relazioni sociali che lo attendono, per non parlare dei cambiamenti dovuti agli ormoni nelle varie fasi di crescita, è qualcosa di imprevedibile.

“Noi non diventiamo quelli che siamo solo grazie ai geni. Anche la cultura è una forma di eredità che immagazzina importanti informazioni non nel pool genico, ma nelle menti”. Carl Safina (2020) Animali non umani – Adelphi

Quindi, da qualche tempo, si accetta la soggettività degli altri animali – non è più un’esclusiva di noi esseri umani –, ossia la loro personalità individuale. Finalmente la frase: «Ogni cane è diverso dagli altri», ha un senso compiuto. E delle conseguenze. Se ogni individuo è a sé stante, ha una sua storia peculiare e vive in un contesto unico, con esperienze intime che non ha senso paragonare a quelle degli altri in termini generali, ecco che il processo educativo dovrebbe essere unico, personalizzato, e non standard, non uguale per tutti. Anche se si para di cani appartenenti alla medesima razza o tipologia. Per gli ostinati sostenitori del programma di “educazione di base” standard quindi sarà un po’ ostico accettare l’assunto che ogni cane è unico e irripetibile, soprattutto nella pratica, ma tant’è.

Un cane scontroso!

Orbene, un cane può essere scontroso? Per prima cosa definiamo cosa significhi questo aggettivo prendendo a prestito le parole del Vocabolario Treccani:

scontróso agg. [der. di scontrare]. – Restio a instaurare rapporti interpersonali, poco socievole e affabile, suscettibile e permaloso […]

Naturalmente la definizione, presa pari pari dal vocabolario, si riferisce al comportamento umano, ma come detto questa soglia è già stata ampiamente superata tanto da poter adattare tale definizione anche ad un cane, tenendo però a bada il rischio di antropomorfismo, cioè alla sovrastrutture culturali tipiche della nostra specie che potrebbero farci travisare il tutto. Dunque ci possiamo chiedere, a questo punto se è possibile che un cane abbia questa caratteristica che lo rende difficile “ai rapporti interpersonali”, ossia se è possibile che un cane sia poco socievole, magari nei confronti degli individui della sua stessa specie, oppure in modo intraspecifico nei confronti degli esseri umani.

Oppure, ancora, nei confronti di tutti quanti indiscriminatamente. Beh, diremmo proprio di sì. Per svariati motivi, un cane può avere questo profilo comportamentale, ossia mostrare tutta una serie di comportamenti, atteggiamenti e una comunicazione volti ad evitare, quanto più possibile, l’interazione sociale con chicchessia. Ovviamente per desumere che un cane sia anti-sociale, magari nei confronti di alcuni, è necessario considerare il suo linguaggio e il suo comportamento espresso. Potremmo osservare che il tal cane, diciamo Fido, sia scontroso con le persone che non conosce, le eviti platealmente, le minacci in modo inequivocabile, anche solo con lo sguardo, fino ad arrivare al ringhio.

Oppure che, in modo molto meno raffinato, si prodighi con inequivocabili e roboanti abbai. Ma quello stesso cane, Fido, potrebbe essere nel contempo amabile e molto socievole con gli individui che conosce e che fanno parte del suo gruppo famigliare. A questo punto sorge una riflessione: forse è necessario considerare sempre il contesto e i referenti di un determinato atteggiamento prima di attribuire una chiara personalità volta ad etichettare un individuo. Certo, se il nostro Fido, dimostrasse di essere un cane scontroso nella maggior parte delle interazioni sociali, a prescindere da chi possano essere i referenti ai quali si rivolge, magari con intensità molto diverse, potremmo affermare che Fido sia effettivamente scontroso. Ma attenzione perché la personalità di un individuo difficilmente può essere racchiusa in un unico elemento, in un solo aggettivo.

Inoltre, fatto salvo per particolari casi, che potremmo etichettare come patologici o gravemente compromessi, dobbiamo tener a mente di chi stiamo parlando, ossia di un cane che membro di una specie altamente sociale, e qui ci preme ricordare che raramente anche il più burbero e scostante degli individui, sia esso umano che canino, ha una sua “isola felice” dentro una relazione positiva, qualcuno a cui sono legati sentimentalmente in modo profondo. Alle volte, ahimè, questo qualcuno non c’è più e vive solo nei ricordi di quell’individuo… e forse questo rende le cose ancor più complicate, soprattutto se noi si voglia intrecciare con Fido una relazione affettiva alla quale lui non si rende disponibile. Questo però, nella maggior parte dei casi, non significa che sia impossibile farlo.

Cosa dobbiamo fare con il nostro cane scontroso con noi?

Quando il cane che vive con noi si dimostra essere scontroso, non incline ad assecondare le nostre richieste di interazione, diffidente nei nostri confronti, allora dobbiamo in primis tenere presente lui chi è, che storia ha alle spalle, quali esperienze ha vissuto. Poi dobbiamo chiederci in quali contesti e situazioni mostra il suo atteggiamento negativo nei nostri confronti, e quale sia il suo modo di esprimere il suo diniego.

Ma potremmo anche interrogarci sul suo stato generale, se i suoi bisogni sono appagati, se le sue condizioni di vita sono soddisfacenti, ovviamente dal suo punto di vista, non solo dal nostro. E a questo punto potremmo passare a comprendere il tipo di esperienze che il cane in questione ha vissuto con noi nello specifico, che tipo di relazione vi sia con lui, quanto ci si capisca veramente, e per questo è forse opportuno rivolgersi ad una persona esperta in materia, che possa osservare dall’esterno la nostra relazione per cogliere possibili fraintendimenti, errori, o complicazioni nel nostro rapporto con il cane.

Non è facile mettere in discussione la nostra relazione con qualcuno essendo coinvolti in prima persona, serve un occhio esterno per provare a cogliere cose che noi, dall’interno della relazione, non possiamo praticamente vedere. Ma forse, prima di tutto, se il comportamento del cane dovesse essere prevalentemente anti-sociale, e nel suo passato non ci sono ombre, traumi, gravi carenze di socializzazione, non escludiamo che il nostro cane non stia bene dal punto di vista fisico.

Quindi suggeriamo di farlo visitare da un medico veterinario, magari anche esperto di comportamento che possa escludere un problema fisico che causa, per esempio, un dolore costante. Diciamo che, tendenzialmente, nessuno i noi è al massimo della socialità quando, per esempio, ha i crampi allo stomaco o il mal di denti…

Una reale personalità scontrosa

Detto tutto questo, considerate tutte le sfaccettature, ci sarebbe ancora molto da dire in merito alla personalità di un cane, ovviamente, ma non possiamo escludere una cosa, ossia che il cane che vive con noi non gradisca l’interazione con l’altro, non intenda minimamente aprirsi alla relazione affettiva e via dicendo.

È quindi anche possibile che le cose stiano così, e qui entrano in campo molte complicazioni, non ultima la nostra delusione, il nostro senso di impotenza, la disillusione delle nostre aspettative. È oggettivamente difficile condividere la propria vita con qualcuno che non ne vuole sapere di noi, anche senza avere una specifica ragione per questo, ma per il fatto che la sua personalità gli fa desiderare di stare solo (e non indaghiamo qui gli infiniti motivi per cui potrebbe essere così) e, fatti tutti gli accertamenti del caso di cui sopra, non ci resti che prenderne atto.

È un fatto della vita che le cose non sempre vanno come vorremmo, soprattutto quando parliamo di una delle cose più complesse dell’Universo, ossia della relazione tra individui, che per lo più è ancora un mistero anche, se non soprattutto, tra noi esseri umani…

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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