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24 Novembre 2022
12:55

E se fossimo alla settima estinzione di massa e non alla sesta?

Una recente ricerca afferma che circa 550 milioni di anni fa, nel periodo Ediacarano, c'è stato il primo vero e proprio evento di estinzione di massa che fa sì che quello che stiamo vivendo in questo momento non sia il sesto, ma il settimo.

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Come doveva essere un paesaggio marino nell’Ediacarano, immagine della Smithsonian Institution

Proprio in questo momento la Terra è nel bel mezzo di un'estinzione di massa e ogni anno scompaiono migliaia di specie. Quella che stiamo vivendo non è certo la prima e gli scienziati la definiscono "sesta estinzione di massa", ma a differenza delle altre è l'unica a essere causata dai cambiamenti ambientali provocati dall'uomo. I termini "sesta estinzione" sono ormai entrati nel vocabolario comune di molti comunicatori, giornalisti e scrittori, ma una recente ricerca rimette in discussione questa concezione scientifica: circa 550 milioni di anni fa, nel periodo Ediacarano, è avvenuta la prima vera estinzione di massa e quella che stiamo vivendo oggi non è la sesta estinzione di massa, ma la settima.

La nostra conoscenza del mondo è infinitesimale rispetto a quante cose ancora ci sono ancora da scoprire. È come se ci trovassimo in una enorme biblioteca e fin dal momento in cui è comparso Homo sapiens sulla Terra avessimo la possibilità di spolverare ogni tomo con calma. Sono passati circa 200 mila anni, anche se recenti ricostruzioni affermano che la nostra specie sia comparsa addirittura 300 mila anni fa, e di tutta l'enorme biblioteca della conoscenza siamo riusciti a leggere una quantità di informazioni pari a solo qualche libro di scienze, alcuni tomi di religione e arte e anche un paio di volumi di ricette.

Grazie agli sforzi dei ricercatori della Virginia Polytechnic Institute and State University, negli Stati Uniti, oggi abbiamo sfogliato un'altra pagina di uno dei tomi presenti nella biblioteca della conoscenza e in uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences hanno spiegato che già 550 milioni di anni fa è avvenuta una estinzione di massa in cui circa l'80% delle creature viventi sono scomparse.

Come erano gli animali dell'Ediacarano

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Ricostruzione di Obamus coronatus, immagine di Nobu Tamura via Wikimedia Commons

Se Steven Spielberg nel 1993 avesse voluto riadattare Jurassic Park, il romanzo scritto da Michael Crichton, facendo aprire al miliardario John Hammond invece di un parco naturale con animali del Giurassico uno con creature dell'Ediacarano, probabilmente non avrebbe avuto lo stesso successo. Gli organismi che abitavano la Terra a quel tempo, circa fra i 635 e i 542 milioni di anni fa, non sarebbero stati sicuramente abbastanza "fotogenici" sul grande schermo né tantomeno spettacolari.

Le creature ediacarane, infatti, sono state le prime forme di vita multicellulari complesse sul pianeta e i loro corpi erano principalmente formati da ammassi cellulari molli. Non proprio il brivido e l'emozione che uno spettatore ricercherebbe al cinema, ma comunque sono stati tasselli fondamentali per formare tutti gli organismi viventi così come li conosciamo oggi.

Infatti, fra gli organismi che abitavano le acque dell'Ediacarano c'erano molti lontani parenti e precursori degli attuali animali con cui condividiamo il Pianeta e molti di loro dovevano apparire molto simili a versioni primitive di coralli, anemoni e meduse. Tra loro c'era Obamus coronatus, una creatura a forma di disco chiamata così proprio in onore dell'ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama, e Attenborites janeae, un piccolo organismo a forma di uovo che prende il nome dal naturalista inglese Sir David Attenborough.

Questi animali possono essere definiti "il primo esperimento evolutivo" sulla Terra, in cui antiche pressioni ambientali hanno permesso agli organismi di sviluppare adattamenti alla vita acquatica dell'epoca provocando, di conseguenza, una esplosione di biodiversità. La vita di molti di questi, però, durò molto poco, solo circa 10 milioni di anni, che in termini evolutivi sono un battito di ciglia.

La prima vera estinzione di massa

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Fossile di Attenborites Janeae, via Wikimedia Commons

Secondo lo studio del team americano evidenze geologiche mostrano che gli oceani del mondo a quel tempo avevano perso molto ossigeno e l'unico modo per sopravvivere a un cambiamento ambientale così importante era sviluppare un tipo di metabolismo che non si basasse su questo elemento.

Inoltre, a differenza degli eventi di estinzione di massa successivi, questo primo era più difficile da documentare perché le creature che perirono avevano corpi molli e difficilmente fossilizzabili. Per poter avere delle prove dell'accaduto, dunque, il team ha raccolto tutte le informazioni a disposizione sull'ambiente di quasi tutti gli animali dell'Ediacarano conosciuti e le hanno unite alle loro caratteristiche biologiche come le dimensioni del corpo, la dieta e la capacità di muoversi.

A confermare l'ipotesi che fosse proprio un'estinzione di massa c'è la distribuzione spaziale degli animali nel tempo che mostra come non sono scomparsi perché si sono semplicemente spostati altrove o perché predati, ma c'è stata una reale diminuzione dell'abbondanza degli organismi con un drastico calo dell'80% delle forme di vita.

I ricercatori hanno anche calcolato la dimensione della superficie di ogni creatura in rapporto al proprio volume, una misura che può farci capire di quanto ossigeno necessita un'organismo in base alla taglia. Secondo questi calcoli i livelli di ossigeno dell'epoca non erano sufficienti per sostenere la maggior parte degli animali di quel tempo.

A questo punto togliamo il naso dai libri e interrompiamo questa immersione nella conoscenza: non possiamo più andare avanti. Infatti, ancora non conosciamo i reali motivi della diminuzione di ossigeno nelle acque dell'Ediacarano e per ora non abbiamo abbastanza elementi per supporre cosa possa essere accaduto. Continuiamo a passeggiare, dunque, in questa enorme biblioteca del sapere consapevoli di ignorare la maggior parte delle informazioni presenti, molte delle quali ci sono ancora precluse poiché non possediamo la tecnologia necessaria per accedervi.

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