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3 Giugno 2022
10:13

Due Rotweiller uccidono un cinghiale nel fiume, l’esperta: «Motivazione predatoria o territoriale dietro l’attacco»

Due molossi sono fuggiti dal loro ambiente domestico e risalendo un fiume hanno attaccato un ungulato. Quali possono essere le letture i questa aggressione mortale?

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Due Rottweiler sono scappati da casa risalendo il  greto di un fiume da Bolzaneto a Ceranesi, due quartiere di Genova che distano 10 chilometri. Durante la loro fuga hanno incontrato un cinghiale e lo hanno aggredito procurandogli la morte. È successo nella serata di mercoledì 1 giugno, all’altezza della località Geo, dove gli abitanti hanno assistito alla scena e chiamato le forze dell’ordine.

Sul posto sono arrivati i Carabinieri di Busalla e la polizia locale di Ceranesi. Il cinghiale, di circa un anno, ha perso la vita pochi istanti dopo, mentre i due molossi sono stati prelevati dai militi della Croce Gialla e portati al Canile Municipale Monte Contessa. Qui resteranno in osservazione per dieci giorni, sia per il problema della peste suina (potrebbero essere veicolo del virus se l’ungulato fosse stato malato), sia per morsicatura avendo di fatto ucciso un altro animale. I pet mate, rintracciati dalle forze dell’ordine, dovranno rispondere di mancata custodia degli animali di proprietà.

Un “delitto” che ha solleticato la comunità locale ribaltando in un batter di ciglio il luogo comune sui molossi ovvero la loro “mostruosa” aggressività: se i due Rot avessero aggredito un bambino o un altro animale domestico si sarebbero subito alzate le accuse contro la razza ma in questo caso, invece, la vittima è, almeno per una buona parte della popolazione locale, più odiata dell’aggressore. La convivenza con i cinghiali nella città di Genova è infatti sempre più problematica e il residente urbano tipo, in questa situazione, ha visto il cane “aggressivo” come una risorsa per sradicare il selvatico. “Ne servirebbero due in ogni fiume”, si sentiva vociare accanto ai vigili, “hanno fatto proprio bene”, il commento di altri bipedi venuti a ficcanasare. Il caso è dunque passato subito al tribunale delle opinioni di strada, senza una dovuta valutazione ambientale, sociale e motivazionale per tutti i protagonisti, e individui, in gioco.

Pur in assenza di molti elementi, su Kodami proviamo invece a formulare delle ipotesi sulla dinamica e sui motivi che possono aver portato a questa uccisione.

«Le due tesi più banali e ovvie sono l’uccisione mossa da una motivazione predatoria e da una territoriale», spiega l’educatrice cinofila genovese Valentina Silvestri.

«Nella Storia la sequenza predatoria nei cani è stata fortemente influenzata dal controllo umano sulla loro riproduzione, per avere caratteristiche utili ai nostri scopi. Per tanto, a seconda della razza in primis, e secondariamente a seconda del nostro ruolo di veicolari di esperienze sul cucciolo fin dai primi giorni, un cane non necessariamente preda per quello che sarebbe l'unico scopo funzionale, ossia nutrirsi».

I due Rott hanno trovato una via di fuga da un ambiente domestico e si sono avventurati nel naturale, non a caso nel greto di un fiume: lontano dalle auto e dalle persone.

«Un cane può inseguire e mordere (fino ad uccidere) un animale considerato preda, senza che per appagarsi debba mangiarlo – continua Valentina Silvestri – Inoltre, spesso, il cane può essere bloccato e privato della preda dalla reazione emotiva umana, che non fa sì che si arrivi al comportamento funzionale».

Per quanto riguarda la ragione territoriale l’educatrice spiega: «Un animale diverso dai membri del proprio gruppo sociale, anche erbivoro eventualmente, può essere visto come competitore sulle risorse o come nocivo per altri aspetti, e il cane può volerlo tenere lontano dai suoi confini. Se il cinghiale fosse stato nei pressi dell'abitazione dei cani, questa sarebbe potuta essere, ad esempio, un'altra motivazione etologicamente valida».

Se non è inusuale per il pet mate di un gatto osservare l’aggressione del felino su lucertole o uccellini, nel caso di Bolzaneto la razza dei cani, la specie assalita e le dimensioni di tutti gli animali coinvolti hanno mandato invece in cortocircuito gli osservatori. Scene quanto selvagge, quanto inserite in un contesto naturale sempre più distante dall’umano che risiede in città.

«Talvolta, senza voler vedere come strano il comportamento, che è attuato ogni giorno da parte di animali domestici carnivori su specie più piccole senza che susciti in noi nessuno stupore (gatti su piccoli rettili, volatili), certi comportamenti rientrano meramente nella sfera della reattività amplificata da stress», conclude Valentina Silvestri.

«Pensiamo a quei cani che rincorrono i runners o i ciclisti o vari mezzi in movimento. Sono cani con motivazioni inappagate, fatti vivere per lo più in contesto inadeguato, con scelte umane ben poco appaganti per loro».

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Annissa Defilippi
Giornalista
Racconto storie di umani e animali perché ogni individuo possa sentirsi compreso e inserito nella società di cui fa parte a pieno diritto. Scrivo articoli e realizzo video mettendomi in ascolto dei protagonisti; nascono così relazioni che, grazie a Kodami, possono continuare a vivere.
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