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4 Gennaio 2023
18:25

Droni e reintroduzioni mirate per tutelare la lepre europea in provincia di Belluno

La Provincia di Belluno ha dato il via ad un progetto volto a tutelare la presenza della lepre europea, una specie che troppo spesso viene considerata di interesse unicamente venatorio.

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La forte diminuzione del numero di lepri europee che sta interessando alcune zone del bellunese ha spinto la Provincia ad intervenire con un progetto che prevede una serie di reintroduzioni controllate e l'acquisto di droni muniti di termocamere capaci di riconoscere i cuccioli nascosti nell'erba dei campi soggetti a sfalcio.

«Una delle più importanti cause di mortalità di questa specie, oltre alle attività venatorie a cui è soggetta, è determinata dallo sfalcio dei prati dove, tra marzo e settembre le lepri partoriscono – spiega a Kodami il Consigliere Provinciale delegato a caccia e pesca, Franco De Bon – I macchinari non sono in grado di rilevarli, mentre loro, esattamente come accade ai caprioli, tendono a immobilizzarsi di fronte al sopraggiungere di pericoli».

A partire dalla prossima estate, quindi, gli agricoltori proprietari di campi di grande dimensione situati in Provincia di Belluno saranno chiamati ad informare gli uffici provinciali il giorno precedente allo sfalcio, in modo da permettere ai mezzi di intervenire, rilevare e spostare i cuccioli.

«Il nostro desiderio è quello di tutelare una specie che da secoli rappresenta un'ambita preda dei cacciatori – aggiunge De Bon – Siamo molto orgogliosi del progetto, perché in questo modo la tecnologia diventa a tutti gli effetti la mitigatrice dei soccorsi animali. Oltre a proteggere la lepre europea, infatti, saremo anche in grado di ridurre il numero di soccorsi e, di conseguenza, diminuiranno i costi per il mantenimento degli animali feriti e poi mantenuti in cattività nei Cras».

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Divieto di caccia per due anni dove si interviene con reintroduzioni mirate

Oltre all'intervento con l'ausilio di droni dotati di termocamere, in Provincia di Belluno entrerà anche in vigore anche il divieto di caccia per le successive due stagioni venatorie nei territori interessati dalle reintroduzioni di questa specie.

«Se i cacciatori noteranno un'importante riduzione del numero di lepri, potranno chiedere una reintroduzione, a patto di interrompere le attività in quella zona. Il nostro obiettivo è quello di riuscire a sviluppare popolazioni capaci di riprodursi senza la necessità di un nostro continuo intervento ed è quindi bene impedire la caccia per il tempo necessario a raggiungere un numero di soggetti che sia oltre alla soglia di sicurezza. In questo modo creeremo dei luoghi paragonabili a delle piccole riserve, dove la lepre europea potrà rafforzarsi e riprendersi», spiega l'Assessore.

L'intervento della Provincia di Belluno rappresenta quindi a tutti gli effetti un passo in avanti, seppur graduale, per quanto riguarda la tutela della specie che, troppo spesso, non è sufficientemente tutelata delle istituzioni, maggiormente interessate a curare gli interessi venatori piuttosto che quelli faunistici.

«In molte province viene abbattuto fino all'ultimo individuo, salvo poi acquistarne altre all'estero e reintrodurli senza prestare particolarmente attenzione ai piani gestionali della specie – conferma De Bon – Uno dei paesi da cui provengono maggiormente i soggetti che vengono rilasciati in Italia è l'Argentina, dove proprio noi italiani, nei i secoli scorsi, quando emigravamo in maniera massiccia verso l'America Latina, abbiamo introdotto la lepre europea, causando le problematiche ambientali tipiche delle specie alloctone capaci di adattarsi perfettamente agli habitat e distruggere gli equilibri».

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La lepre in Italia e nel mondo

La lepre europea (Lepus europaeus), infatti, è una specie capace di insediarsi molto rapidamente negli ambienti nuovi e ciò è possibile anche grazie alle lunghe stagioni riproduttive delle femmine, le quali possono portare avanti fino a 3 gravidanze all'anno, se le condizioni ambientali lo consentono.

Nel nostro paese vivono prevalentemente nelle zone di pianura e raggiungono circa i 1500 m di quota, ma talvolta vengono avvistate anche fino ai 2000 metri di altezza. «Più in alto di così è diffusa invece un'altra specie, chiamata lepre variabile, per via della sua capacità di cambiare il colore del mantello in base alle temperature stagionali», spiega De Bon.

Originariamente la lepre europea era distribuita in particolare in Toscana, ma a partire dagli anni Venti del secolo scorso, è stata introdotta artificialmente a scopo venatorio in quasi tutto il paese. A livello mondiale, oltre all'Argentina, sono state introdotte in Nord America, in particolare nei territori orientali, ma anche in Australia e in Nuova Zelanda.

Per quanto riguarda l'Europa, invece, è fortemente diffusa dai Pirenei ai Monti Cantabrici e in tutto il continente fino agli Urali, con l'unica esclusione delle più elevate vette alpine e delle regioni più settentrionali della Russia.

Non solo in Provincia di Belluno, ma anche nella maggior parte delle regioni meridionali del nostro paese, la presenza della specie è soggetta ad una graduale diminuzione, causata proprio dall'importante intervento venatorio e amplificata ulteriormente dalla diminuzione degli habitat disponibili.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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