Di nuovo libero nella foresta Budi, l’orango cresciuto in una gabbia per polli

Otto anni di riabilitazione hanno riportato Budi alle sue abitudini naturali, tanto da rendere possibile rilasciarlo in un Parco Nazionale del Borneo in tutta libertà.

25 Luglio 2023
16:52
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Giornalista
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Budi, di nuovo fra gli alberi (credits:IAR)

Otto anni di riabilitazione: tanto ci è voluto affinché Budi, giovane orango ritrovato nove anni fa in una gabbia per polli dove era cresciuto affamato e denutrito, potesse riappropriarsi di tutte le sue abilità e fosse di nuovo capace di muoversi in maniera autosufficiente nella foresta. Ha dovuto imparare ad arrampicarsi, a cercare cibo per nutrirsi, a volteggiare tra i rami degli alberi come hanno sempre fatto i suoi fratelli. Ha dovuto imparare persino a cadere e a rialzarsi, riprendendo il suo dondolio tra le fronde più alte. Ma alla fine, dopo otto lunghi anni, Budi era pronto per iniziare una nuova vita in completa libertà. E per lui, unico maschio di un gruppo composto da altre sei femmine, si sono aperte le porte del Parco Nazionale Bukit Baka Bukit Raya nel Borneo, dove potrà finalmente essere un vero orangutan.

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Budi nella gabbia per polli dove ha vissuto fino alla sua liberazione (credits: INR)

È proprio la International Animal Rescue,  l’associazione che ha seguito la sua liberazione dalla gabbietta dove era stato tenuto prigioniero e la sua riabilitazione, a dare la notizia del suo rilascio nella foresta avvenuto alla fine di giugno e reso pubblico solo ora. Budi è stato liberato insieme ad altre cinque femmine di orango: Tulip, Bianca, Jamilah, Faini e Covita.

La loro nuova casa è il Parco Nazionale  al confine tra il Kalimantan centrale e quello orientale. L'operazione di rilascio è iniziata dal centro di riabilitazione di Yayasan International Animal Rescue Indonesia (YIARI)  a Ketapang il 22 giugno 2023 ed è stata completata il 26 giugno quando sono stati rilasciati i sei oranghi. La scelta del luogo del rilascio non è stata casuale. Come spiega la stessa associazione: «la posizione nel Parco Nazionale è stata scelta perché le condizioni della foresta erano conformi all'habitat di cui hanno bisogno gli oranghi, così come l'abbondanza di alberi che avrebbero fornito cibo a sufficienza. Sebbene il sito di rilascio fosse remoto e fosse necessario molto tempo per raggiungerlo, eravamo certi che avrebbe fornito un'eccellente sicurezza per gli oranghi rilasciati».

Cresciuto a latte condensato in una gabbia per polli

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Con Jemmi, durante la prima fase della sua riabilitazione. (credits: IAR)

«Per il primo anno di vita Budi è stato tenuto come animale domestico in una gabbia per polli e nutrito solo con latte condensato – racconta l’associazione. – Quando si è ammalato gravemente il suo proprietario ha deciso di liberarsene e, nel dicembre 2014 è stato finalmente salvato».

La prima fase, dopo la liberazione è stata particolarmente dura, perché le sue condizioni erano estremamente critiche durante il viaggio verso il centro di soccorso, che è durato più di 10 ore in barca e su strada. «Era stato alimentato solo con liquidi, era malnutrito e gonfio di liquidi a causa della mancanza di proteine, estremamente debole, incapace di muoversi e affetto da una grave anemia. Una volta recuperato peso e salute, Budi è stato per la prima volta in vita sua messo in contatto con un suo simile, Jemmi.

«Né Budi né Jemmi avevano incontrato un altro orangutan da quando erano stati sottratti alle loro madri in tenera età. Passavano quindi le giornate nel loro recinto, giocando con corde e rami». In due anni di riabilitazione Budi ha fatto così tanti progressi da meritarsi l’accesso alla cosiddetta Forest School, cioè l’ultima fase prima del rilascio in natura. «La prima indicazione che Budi sarebbe stato pronto per la Forest School fu quando si rifiutò di lasciare la foresta e tornare alla sua tana alla fine della giornata. Non era più dipendente dagli umani e non mostrava alcun desiderio di condividere il suo nido con i suoi amici: cresceva con fiducia ogni giorno». Budi ora, come tutti gli oranghi liberi, ama cercare rami marci e mangiare le termiti e le formiche al loro interno, assaggiando le diverse foglie e scoprendo i vari sapori. Ora può costruire con sicurezza un nido per dormire la notte. E, soprattutto, non ha più bisogno degli uomini.

Gli oranghi del Borneo in "pericolo critico"

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Il giorno della liberazione (credits:IAR)

L'orango del Borneo (Pongo pygmaeus) è originario dell'isola del Borneo e classificato come in "pericolo critico" dalla IUCN. Le principali minacce alla specie sono la deforestazione, le piantagioni di olio di palma e la caccia. Il recupero e il rilascio di questi esemplari, sottratti allo sfruttamento e alla cattività, appare quindi ancora più importante. «Il rilascio di queste grandi scimmie è un passo importante negli sforzi per preservare la fauna selvatica protetta e ripristinare le popolazioni di oranghi in natura – ha commentato RM Wiwied Widodo, capo del West Kalimantan BKSDA che ha partecipato all’operazione. – L'obiettivo è riportare gli oranghi nel loro habitat naturale in buone condizioni, in buona salute e con le caratteristiche e il comportamento degli oranghi selvatici. Riportare un animale in questa condizione è un processo lungo e certamente non facile».

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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