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28 Dicembre 2020
17:00

Portogallo, uccisi 540 tra cervi e cinghiali. Cosa sta succedendo?

L'uccisione dei 540 animali tra cervi e cinghiali avvenuta in una riserva privata in Portogallo sta facendo il giro del mondo, generando indignazione e poteste. Tutti prendono le distanze dal gesto dei 16 cacciatori spagnoli ma la vicenda sempre essere tutt'altro che vicina alla soluzione. Secondo alcune versioni ci sarebbe dietro l'imminente costruzione di un mega impianto fotovoltaico.

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Sta facendo discutere in Portogallo e non solo la notizia dell'abbattimento di oltre 500 animali tra cervi, daini e cinghiali avvenuto in un riserva privata di caccia tra il 17 e 18 dicembre. Tutti prendono le distanze dall'accaduto, il governo indaga e molti accusano: dietro la mattanza ci sarebbe la costruzione di un grosso impianto fotovoltaico. Ma intanto il massacro resta.

Cosa è successo

Il 17 e il 18 dicembre scorso un gruppo di 16 cacciatori provenienti dalla Spagna ha ucciso circa 540 animali tra cervi, daini e cinghiali, nella riserva di caccia di Torre Bela, circa 1100 ettari privati recintati ad Azambuja, 40 Km da Lisbona. La polemica è divampata quando il 21 dicembre alcuni dei protagonisti del massacro hanno postato sui social le immagini sorridenti del «super record» con centinaia di animali abbattuti e messi ordinatamente in fila. Secondo i media portoghesi la battuta sarebbe stata organizzata dalla compagnia spagnola Monteros de la Cabra e ogni singolo cacciatore avrebbe pagato tra i seimila e i settemila euro. Nel frattempo l'azienda che gestisce la riserva attraverso un comunicato declina ogni responsabilità sull'accaduto, affermando di non essere stata in alcun modo coinvolta e di aver appreso tutto direttamente dai media e dichiara di aver concesso "solamente" 105 permessi, anche se le prime indagini ne hanno fatti emergere già 270.

La stessa azienda, considerandosi l'unica parte gravemente danneggiata dalla vicenda, ha presentato una denuncia penale alla Procura della Repubblica nei confronti di Monteros de la Cabra, la società organizzatrice della spedizione spagnola.

Le reazioni delle autorità

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La notizia e le immagini ci hanno messo poco a fare il giro del mondo, scatenando polemiche e indignazione tra associazioni, partiti e persino all'interno del governo di Lisbona. L'Istituto per la Conservazione della Natura e delle Foreste (ICNF) ha immediatamente avviato un'inchiesta che ha permesso di raccogliere «forti prove contro la conservazione della fauna» che hanno portato all'immediata sospensione della licenza di caccia per la riserva. Anche il Ministero per l'Ambiente ha preso le distanze dall'accaduto che considera «un atto vile e ignobile» oltre che un «crimine contro l'ambiente». Nel frattempo ha convocato il Consiglio Nazionale per la Caccia per rivalutare la pratica venatoria nel paese. Secondo il Ministro João Matos Fernandes sarà necessario richiedere forti modifiche alle leggi che regolano la caccia in Portogallo affinché eventi del genere non accadano più.

Un mega impianto fotovoltaico dietro l'accaduto?

Anche la Federazione Portoghese per la Caccia (Fencaça) si è unita al coro delle proteste e chiede venga fatta chiarezza sull'accaduto. In un comunicato rilasciato il 21 dicembre si afferma che, sempre secondo Fencaça, dietro al massacro ci sarebbe il tentativo di "ripulire" la zona per permettere l'installazione di un grosso impiant0 fotovoltaico ancora in fase di approvazione fortemente voluto dall'azienda che gestisce la riserva. Posizione sostenuta anche da molti media, associazioni e partiti politici come PAN (Pessoas-Animais-Natureza). Il Ministero ha subito preso le distanze, dichiarando che non vi è alcuna correlazione tra la mattanza e il progetto ancora in fase di autorizzazione ma nel frattempo ha sospeso le valutazioni ambientali in corso, che necessitano di ulteriori approfondimenti visti i recenti accadimenti. C'è da dire che l'impianto coprirebbe circa il 90% dell'area, quindi gli animali ospitati nella riserva sarebbero stati solamente d'intralcio e certamente avrebbero avuto bisogno di una nuova collocazione, che pare fosse già nelle intenzioni della riserva e nelle valutazioni di impatto ambientale.

La caccia oggi

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La vicenda, che si sta trasformando sempre più in un giallo, sembra ben lontana dall'essere risolta. Non è ancora chiaro quanto siano pesanti le responsabilità della Spagna e quante quelle del Portogallo. L'unica certezza restano i 540 animali uccisi per puro divertimento in una singola battuta di caccia. Nel 2020, nel bel mezzo di una crisi ambientale senza precedenti, è diventato davvero difficile accettare passivamente l'anacronistico vezzo di una piccolissima percentuale di popolazione che uccide per puro piacere. Nei prossimi giorni si spera che l'episodio, che tanto clamore ha generato, possa servire a riaprire un dibattito pubblico serio su un'attività del tutto marginale, che sa tanto di 1800 ma che purtroppo ha ancora un forte impatto sull'ambiente e sulla società.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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