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21 Giugno 2024
17:43

Cosa possiamo fare per salvare la vaquita

In tutto il mondo restano appena una decina di vaquite, forse anche meno. La piccola focena del golfo di California è perciò tra le specie a maggior rischio estinzione del Pianeta. Salvarla sembra ormai un'impresa quasi impossibile, ma abbiamo ancora la possibilità e soprattutto il dovere di tentare.

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La vaquita, o focena del golfo di California (Phocoena sinus), è il cetaceo più piccolo al mondo e uno dei mammiferi marini a maggior rischio di estinzione del pianeta. Questa piccola focena, che raggiunge appena 1,5 metri di lunghezza, vive esclusivamente nelle acque della Baja California, in Messico. Ne restano in tutto appena una decina di individui, forse addirittura solamente 6-8, stando all'ultimo censimento ufficiale.

La principale minaccia per la conservazione di questa specie è rappresentata dalla pesca illegale al totoaba (Totoaba macdonaldi), un pesce anch'esso a un passo dall'estinzione, le cui vesciche natatorie sono molto ricercate sul mercato nero, soprattutto in alcuni paesi asiatici. Salvare dall'estinzione la "piccola vacca" di mare sembra quasi impossibile, ma vediamo cosa possiamo ancora fare.

Perché la vaquita si sta estinguendo?

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Foto di Semarnat

La vaquita, molto probabilmente, non è mai stata una specie numericamente abbondante. I primi dati affidabili sull'entità della popolazione risalgono al 1997, quando ne furono censite circa 570 individui. Da quel momento, è iniziato un rapido e inarrestabile declino, dovuto a una combinazione di diversi fattori. Tra questi, l'inquinamento e la perdita di habitat hanno avuto sicuramente un ruolo significativo. Tuttavia, la minaccia principale è stata ed è tutt'ora rappresentata quasi esclusivamente dalle catture accidentali nelle reti da posta illegali usate per la pesca del totoaba.

Il totoaba è un pesce molto ricercato per la sua vescica natatoria, considerata un prodotto di lusso e dalle mai dimostrate proprietà curative per alcune culture asiatiche, con un valore sul mercato nero pari se non addirittura superiore a quello della droga. Le reti da pesca per il totoaba, però, non catturano solo i pesci, ma intrappolano e uccidono anche le vaquite. Questo tipo di pesca illegale è gestita inoltre dalla criminalità organizzata messicana, il che rende ancora più difficile contrastarla nonostante i numerosi sforzi tentati fino a oggi.

Per comprendere ancora meglio l'impatto della pesca sulla vaquita, basta guardare le spaventose stime sulle catture accidentali annuali calcolate nel 1993 per un singolo porto. In quel periodo, è stato infatti stimato che sono state uccise tra le 39 e le 84 vaquite l'anno. Questi numeri, da soli, rappresentano rispettivamente il 7 e il 15% della popolazione totale stimata per quel periodo. Numeri a cui andrebbero naturalmente aggiunti tutti gli altri individui morti per cause naturali o per altri fattori.

Oltre alla pesca illegale, la vaquita soffre inoltre anche per la bassa diversità genetica, risultato del numero così esiguo della sua popolazione. Questo riduce la resistenza alle malattie e la capacità di adattamento ai cambiamenti ambientali e potrebbe essere un problema anche qualora la popolazione dovesse aumentare in futuro. Inoltre, il basso tasso riproduttivo di questa focena, con le femmine che partoriscono un cucciolo ogni due anni e la maturazione sessuale che avviene tra i tre e sei anni di vita, complica ulteriormente le possibilità di un recupero rapido della popolazione.

Cosa possiamo fare per salvarla?

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Sebbene salvare la vaquita sembri ormai un'impresa quasi impossibile, abbiamo ancora la possibilità e soprattutto il dovere di tentare. Per farlo, è necessario innanzitutto fermare la pesca illegale al totoaba. Nonostante sia stata vietata, questa attività continua illegalmente, anche perché gestita dalla criminalità organizzata. È quindi fondamentale intervenire in maniera più efficace per contrastare la pesca illegale, pattugliando e monitorando costantemente le acque dove vivono le ultime vaquite. Eliminare le reti illegali potrebbe già essere sufficiente per salvare dall'estinzione la vaquita.

Naturalmente, è essenziale anche sensibilizzare e aiutare le popolazioni locali. Queste comunità devono essere supportate attraverso programmi di sviluppo economico sostenibile, che offrano alternative alla pesca illegale. Inoltre, donare e sostenere esperti, enti e organizzazioni che si occupano di conservazione, come Save Vaquita, Vaquita CPR e Sea Shepherd è un altro passo indispensabile. Queste organizzazioni lavorano sul campo per proteggere le ultime vaquite e promuovere una pesca più sostenibile.

Alcuni esperti sostengono che un modo alternativo per salvare la vaquita potrebbe essere riprodurla in cattività, creando una popolazione più numerosa da rilasciare in natura come successo per tante altre specie a rischio. Tuttavia, mantenere e far riprodurre i cetacei in cattività è estremamente difficile e, finora, i tentativi di cattura effettuati l'ultima volta nel 2017 sono tutti falliti o hanno portato alla morte degli animali a causa dello stress. Anche se fosse possibile riprodurle in sicurezza, non è detto poi che gli individui nati in cattività siano in grado di sopravvivere da soli in natura.

L'unica vera speranza per salvare la vaquita è proteggere a ogni costo gli ultimi individui rimasti in natura nel Golfo di California. Fermare la pesca illegale, eliminare le reti fantasma e promuovere la consapevolezza e il sostegno delle comunità locali sono azioni che devono essere intraprese immediatamente. Solo così potremo sperare di vedere la vaquita nuotare ancora per le acque della Baja California e preservare questa piccola meravigliosa focena per le future generazioni.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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