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Cosa c’è di vero sulla “favola” della volpe che veglia la compagna investita a Lecce

La storia arriva da Lecce, dove un giovane maschio di volpe è rimasto accanto alla compagna senza vita dopo che entrambi sono stati investiti. Alla base della permanenza in un luogo di potenziale pericolo, però, ci sono con tutta probabilità le ferite riportate.

9 Febbraio 2022
16:32
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In provincia di Lecce due volpi sono state investite da un'auto pirata, una delle quali morta sul colpo. La storia nelle ultime ore è circolata sui social e su diversi media non soltanto per l'evento in sé, ma anche per il modo in cui è stato raccontato il comportamento del maschio superstite: rimasto a "vegliare" la compagna senza vita a bordo strada. Un'interpretazione umana, in realtà, di un comportamento che deriva con tutta probabilità principalmente dal fatto che l'animale fosse gravemente ferito e costretto all'immobilità dopo l'urto dell'auto.

La volpe è stata notata da un cittadino che ha avvisato i Carabinieri e poi un centro di recupero per fauna selvatica. Due i corpi sull'asfalto, uno di una femmina ormai senza vita, l'altro di un maschio che a causa dell'impatto con l'auto, fuggita senza fermarsi a segnalare l'accaduto, è stato sbalzato a bordo strada. Pedro, così è stato ribattezzato, è stato quindi recuperato dai volontari e trasferito al centro Sos Fauna Calimera, dove è rimasto privo di conoscenza per diversi giorni prima di riprendersi grazie alle cure veterinarie: «La sua amica era stata investita e uccisa – hanno spiegato i volontari – mentre lui era stato sbalzato a bordo strada e guardava in direzione dell'altra volpe, senza poter fare nulla».

Quanto accaduto restituisce la fotografia di due temi principali. Da un lato il sempre più alto numero di investimenti di animali selvatici, costretti a lasciare i boschi e in generale il loro habitat e ad attraversare le infrastrutture costruite dall’uomo per cercare cibo o nuove zone in cui stabilirsi. Dall’altro il modo in cui un comportamento può essere percepito e interpretato attraverso occhi umani.

volpe pedro
Credit: Sos Fauna Calimera

Nel caso di Pedro, il fatto che sia rimasto nei pressi del corpo senza vita dell'altra volpe e abbia dovuto essere materialmente portato via da alcuni volontari sembra indicare un trauma importante che gli ha reso impossibile allontanarsi. Come spiega Federica Pirrone, etologa e membro del comitato scientifico di Kodami, «la morte di conspecifici può essere una fonte importante di informazioni sul potenziale rischio in un'area, quindi di solito evoca comportamenti volti alla riduzione del rischio. Un canide sopravvissuto può percepire una potenziale minaccia derivante dalla morte di un compagno. È importante che sia stato soccorso perché quell'animale sarà stato, oltre che dolorante, anche molto spaventato, non solo per l'incidente in sé ma anche per la probabile impossibilità di allontanarsi da un luogo pericoloso».

Gli animali vegliano davvero sui compagni morti?

In alcune specie animali però la morte di un conspecifico può portare a reazioni che appaiono a prima vista una "veglia", pur non nei termini con cui viene intesa dagli esseri umani.

«Le reazioni alla morte di un conspecifico possono variare da specie a specie, perché dipendono molto dalle diverse sensibilità sensoriali e la diversa percezione dei movimenti corporei – sottolinea Pirrone – Sono abbastanza ben descritte in alcune specie, come gli elefanti e i cetacei, mentre nei canidi si sa ancora poco perché poche sono le osservazioni riportate. Nei lupi si sono viste attività di sotterramento di cuccioli morti, mentre alcuni dingo sono stati osservati trasportare lontano dall'area di residenza il cadavere di cuccioli deceduti. Non sappiamo molto di più».

«Diversi canidi selvatici sono stati osservati mentre restano intorno al corpo di un membro del gruppo e lo stesso è accaduto per coppie di cani selvatici che vivono liberi – prosegue Pirrone – Si tende però a definire impropriamente questo comportamento come “veglia” che è invece un rito che appartiene prettamente all’essere umano, un modo con cui noi accompagniamo una persona cara verso il momento in cui ci lascerà per sempre.  Prevede livelli di consapevolezza di cui non abbiamo certezza negli animali».

Pirrone sottolinea però che «tante altre specie si soffermano per alcuni momenti intorno al cadavere di un membro del gruppo: lo esplorano, lo ricoprono, lo studiano e poi vanno via. Sanno che qualcosa è cambiato, anche perché la morte è accompagnata da cambiamenti fisici e comportamentali chiaramente percettibili, in particolare dal punto di vista olfattivo. L’individuo inoltre cambia temperatura, non comunica più,  non si muove. L'animale solitamente percepisce qualcosa che può essere collegato a un pericolo, e di fatto dopo i primi istanti più o meno lunghi di vicinanza e prossimità per capire cosa stia succedendo tendenzialmente si allontana».

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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