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26 Febbraio 2024
13:32

Come orientarsi nella scelta di una pensione per cani a norma? Intervista a Cosimo Lentini

Le pensioni per cani non sono tutte uguali, per sapere cosa considerare nella scelta abbiamo interpellato un esperto in materia, l’istruttore Cosimo Lentini, Presidente ANPCA (Associazione Nazionale Pensioni per Cani Autorizzate)

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Membro del comitato scientifico di Kodami
Intervista a Cosimo Lentini
Presidente ANPCA (Associazione Nazionale Pensioni per Cani Autorizzate)
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Quando si avvicina il periodo delle vacanze, o quando si hanno particolari necessità, le persone si mettono alla ricerca di un luogo affidabile dove lasciare il proprio compagno a quattro zampe. Ecco che allora quelle che vengono definite “Pensioni per cani” divengono l'oggetto delle ricerche.

È chiaro che ci sono pensioni e pensioni, e in questo articolo proveremo a far chiarezza su alcuni aspetti che regolamentano questo tipo di strutture. Per far questo abbiamo interpellato un esperto in materia, l’istruttore Cosimo Lentini, Presidente ANPCA (Associazione Nazionale Pensioni per Cani Autorizzate) nata nel 2018 con l'intento di tutelare la professione e i cani.

Quando una pensione per cani si può definire “a norma”?

Affinché una pensione per cani sia “a norma” sotto ogni profilo c'è l’obbligo di possedere due requisiti: una Partita Iva e l’Autorizzazione Sanitaria, rilasciata dalle ASL veterinarie. Sono due elementi collegati l’uno con l’altro: ad esempio, un possessore di Partita Iva non può (anche se può capitare che lo faccia) rilasciare una ricevuta fiscale per la custodia dei cani senza possedere anche l’Autorizzazione Sanitaria. Inoltre, non esistono titoli o esperienze, anche se in campo cinofilo, che permettono di esercitare l’attività di “Pensione per cani” se sprovvisti di questa autorizzazione. Per meglio comprendere questo concetto, basti sapere che persino un medico veterinario, qualora volesse esercitare l’attività di "pensione per cani", ha questa obbligatorietà. L’Autorizzazione Sanitaria è obbligatoria anche per chi intende accudire pochissimi cani all’interno della propria abitazione privata, proprio perché potrà utilizzare ciò che le normative vigenti prevedono in caso di bisogno o di necessità.
Viene quindi spontaneo pensare che chi gestisce cani in pensione senza mettersi in regola lo faccia esclusivamente per non voler affrontare nessun investimento economico. Essere a norma può essere considerata una forma di rispetto sia per il cliente, perché gli si possono realmente offrire quelle tutele legali e assicurative che andremo a vedere in seguito, che per i cani perché la struttura sarebbe soggetta a controlli a sorpresa, o a campione, e il numero dei cani che è consentito accudire verrebbe stabilito dalle Autorità Sanitarie e non in proprio, questo a tutela del benessere degli ospiti naturalmente.

Cosa comporta un’Autorizzazione Sanitaria, quali sono le normative vigenti e che scopo hanno?

Faccio un elenco e provo a commentare i singoli punti – ci dice Lentini – per una maggior chiarezza:

  1. Box con interno ed esterno comunicanti provvisti di coibentazione, riscaldamento, luce, acqua e superfici lavabili: consente al cane di avere uno spazio in esclusiva (come per noi in albergo) che può condividere con un altro cane compatibile come taglia, età, sesso e carattere. Una tale situazione fa sì che il cane non entri in competizione quotidianamente con altri conspecifici nella gestione di risorse come cibo, giochi, cucce e quant’altro. Serve al fine di evitare forme di stress che possono anche mettere in pericolo i cani, se messi tutti assieme, preservandoli da eventuali aggressioni. Un luogo in esclusiva, e la possibilità di marcare liberamente, consente al cane ospitato di rendere più familiare uno spazio che non è la sua casa.
  2. Aree verdi recintate in sicurezza per lo sgambamento: permettono che un cane non esca dai confini della struttura e si perda, con i conseguenti pericoli. La recinzione evita anche che un altro cane, o qualsiasi altro animale che passa di lì, possa entrare in area di sgambamento a discapito dei cani presenti in quel momento. La manutenzione dei prati viene contemplata in autorizzazione e visionata durante le ispezioni con l’obiettivo che non ci siano pericoli come ferri sporgenti, lamiere taglienti e forasacchi.
  3. Distanze di centinaia di metri dalle abitazioni più prossime: questa normativa è molto importante, anche per tutelare i cani dai famigerati “botti di fine anno” ad esempio. Inoltre, non viene disturbato il vicinato e questa è una delle prime prerogative per poter lavorare serenamente. Come si sa, purtroppo, i cani possono subire ritorsioni con facilità. Infastidire il vicinato con l’abbaiare dei cani o, in alcuni casi, con cattivi odori per l’impossibilità di fare un’adeguata prevenzione e pulizia può metterli in serio pericolo. Inoltre un vicino di casa, qualora faccia una segnalazione per la presenza di una pensione per cani “abusiva”, muoverà le autorità che contatteranno la persona di riferimento del cane ospitato e questo, anche se in vacanza, sarà obbligato al ritiro del proprio amico a quattro zampe nel più breve tempo possibile, spesso entro le 24 ore.
  4. Scarichi fognari dedicati ai cani per un corretto e veloce smaltimento delle deiezioni: possedere questi impianti fognari comporta che si evitino accumuli di deiezioni prima di depositarli in un apposito cassonetto per essere portati via come rifiuto domestico che, per motivi igienico-sanitari, non è consentito dalla legge per chi ospita cani a fronte di un corrispettivo economico. Un'altra forma di smaltimento illegale, certamente peggiore, è quella di sotterrare le deiezioni a scapito dell’ambiente e, in particolare, delle falde acquifere.
  5. Obbligo di un direttore sanitario (veterinario) responsabile della parte sanitaria della struttura.
  6. Reparto infermeria dedicato: ciò, naturalmente, per consentire al veterinario di poter visitare i cani in un ambiente pulito e idoneo.
  7. Reparto toelettatura.
  8. Registro di carico e scarico: va vidimato dalle ASL. Si annotano la provenienza, le entrate e le uscite dei cani tenuti in pensione.
  9. Ufficio con servizi igienici a disposizione dei clienti.
  10.  Magazzino: in struttura vi deve essere un locale destinato a magazzino, dove riporre tutto il necessario per lo svolgimento delle necessarie mansioni di pensione.

Cosa può succedere se si lascia il cane in una pensione non autorizzata?

Chi esercita l’attività di pensione per cani senza autorizzazioni non può ottenere una polizza assicurativa che copra in caso di incidente. Non dubito che qualcuno in buona fede creda di essere assicurato, ma in caso di richiesta di indennizzo verrà chiesta dalla compagnia assicurativa visione dell’autorizzazione sanitaria. Per questa ragione, alcune compagnie chiedono visione dell’autorizzazione prima della stipula del contratto. 
Inoltre, la polizza non coprirà eventuali danni se il cane è detenuto da terzi che non risultino autorizzati. La polizza assicurativa di un dog sitter, ad esempio, copre solo per ciò che riguarda eventuali passeggiate col vostro cane, ma non per la sua custodia h24. Basta chiedere al proprio assicuratore per averne conferma.
 Inoltre, lasciando il proprio cane in pensione presso un’abitazione privata si sta assumendo a tutti gli effetti un collaboratore domestico, al pari di una colf o badante. In caso di incidenti o denunce, può intervenire l’ispettorato del lavoro con sanzioni che si aggirano da un minimo di 3.000 € a un massimo di 9.000 €. Ma anche se si volesse regolamentare l’assunzione del «collaboratore domestico», questo non può, ad ogni modo, ospitare cani a pagamento presso la propria abitazione.

Quali mezzi si possono adottare per individuare una pensione non a norma senza dover chiedere visione dell’Autorizzazione Sanitaria?

Ottenere l’Autorizzazione Sanitaria per la gestione di una pensione per cani comporta un iter burocratico molto lungo e ha anche costi ingenti. Questo fa sì che chi la possiede la mette in ufficio in bella mostra, come accade per un centro estetico, campi estivi per bambini e tutte le altre attività dove vi è l’obbligo di questa autorizzazione. Se non la si vede dando un’occhiata in giro, non è un bell’inizio. Ad ogni modo ci sono alcune strategie che permettono di capire anticipatamente se una pensione è a norma. Per esempio:

  • Guardate con attenzione dove vive chi vi terrà il cane: se si tratta di un condominio o gruppo di villette a schiera è palese che non è autorizzato. Qualora fosse una villa indipendente o ad ogni modo una casa in campagna, e si vedono delle abitazioni subito in prossimità, non può essere a norma. In altre parole, immaginate di parlare ad alta voce e se credete che i vicini riescano a sentirvi, significa che potrebbero venire disturbati dall’abbaiare dei cani. Qualora l’abitazione fosse isolata, è consigliabile chiedere visione dell’autorizzazione sanitaria.
  • Diffidate di chi vi chiede di incontrarvi in un parco o comunque in strada sia per la conoscenza del cane che, successivamente, per la sua consegna e il suo ritiro una volta rientrati dalle vacanze.
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Qualora doveste accettare di lasciare il vostro cane in pensione in una abitazione privata, denominata “casalinga”, consiglio di andare a ritirare il vostro amico a quattro zampe a sorpresa, senza fissare un appuntamento, così come si consiglia di fare per le pensioni autorizzate, soprattutto nei periodi di alta stagione come agosto, Natale, Pasqua, ecc. Questo – spiega l'esperto – vi permetterà di vedere con i vostri occhi se è stata mantenuta la parola data, le condizioni di custodia e anche il numero di cani presenti in struttura.

Quale altra soluzione si consiglia se non si trova una pensione adeguata?

Cosimo Lentini ci risponde: Se si pensa che una pensione autorizzata possa non essere adeguata per le caratteristiche del vostro cane, e non volete fargli cambiare abitudini, suggerisco di prendere in considerazione la possibilità di lasciarlo a casa sua e di far venire qualcuno che stia con lui. Non bisogna essere esperti cinofili per capire che il cane non è un animale stupido, tanto da non distinguere la sua casa, con i suoi odori, col suo divano e tutti gli altri confort, da un’altra. Non basta certo l’avere una abitazione per gestire una pensione per cani, non è un valore aggiunto. Anche se pare banale a dirsi, una casa ce l’hanno un po’ tutti, o quasi, anche chi gestisce una pensione autorizzata, e volendo può utilizzarla qualora dovesse servire per ospitare un cane. Al contrario, chi mette a disposizione “solo” una casa, non dispone di tutto quello che invece è previsto per l’autorizzazione. Considerando che il buono e il cattivo lo si può trovare ovunque, anche tra chi è autorizzato, vi invito a fare sempre molta attenzione su dove lasciare il vostro miglior amico.

Le informazioni fornite su www.kodami.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra il paziente ed il proprio veterinario.
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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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