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4 Gennaio 2023
13:51

Come i castori stanno cambiando la tundra artica dell’Alaska

Recenti scoperte mettono in risalto come i castori stiano controllando le dinamiche delle acque superficiali in Alaska, influenzando fortemente il permafrost e la stabilità del paesaggio.

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Uno dei modi più pratici per comprendere i danni procurati dai cambiamenti climatici all'ambiente è studiare gli effetti sul territorio della presenza delle specie animali, che hanno in un certo qual modo un vantaggio dal mutamento del clima. Fra queste, abbiamo il noto castoro americano (Castor canadensis), che a seguito delle migliori condizioni termiche nel corso degli ultimi anni si è spostato sempre di più verso Nord, andando in pratica a conquistare l'antica tundra artica dell'Alaska, che per millenni ha costituto un territorio proibito per la specie per le basse temperature.

Un'invasione visibile dallo spazio

Mentre i ghiacci si ritirano e la tundra si riscalda, i castori stanno conquistando l'Alaska, trasformando completamente il corso di molti fiumi e accelerando il processo di destabilizzazione del fragile ecosistema artico. Questo almeno è quello che sostengono molti ricercatori, che da anni stanno seguendo l'espansione della popolazione di castori canadesi sopra al 60° parallelo.

I cambiamenti ecologici sono stati così drastici che già da qualche tempo gli scienziati monitorano la situazione attraverso riprese provenienti dallo spazio. Lo scorso maggio una equipe composta da diversi docenti ed osservatori americani ha anche pubblicato un primo articolo su Nature, analizzando le differenze idrografiche che sussistono in alcuni fiumi per colpa dei bacini artificiali prodotti dalle dighe degli animali.

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Un’immagine aerea del 1980 mostra un ruscello della tundra sulla penisola di Seward in Alaska che scorre nella direzione della freccia blu. Un’immagine satellitare del 2019 mostra come le dighe dei castori abbiano trasformato il torrente in una catena di stagni. Le frecce rosa indicano dighe prominenti.

Dalle immagini presenti nell'articolo, è possibile vedere come quelli che una volta erano dei piccoli torrenti che tagliavano la tundra in due parti e che erano dei bacini poco profondi, ora sono diventati una serie di laghi e di stagni di proprietà dei castori. Questi animali infatti rosicchiano e accumulano una grande quantità di legno, per formare un complesso sistema di dighe che altera pesantemente l'ecosistema.

Per quanto gli stagni dei castori possano creare anche delle oasi lussureggianti – che secondi alcuni potrebbero persino aumentare la biodiversità dell'area – purtroppo svolgono anche un ruolo nell'accelerare la distruzione dell'ambiente artico, ormai sempre più minacciato per colpa del disgelo estivo e della carenza di precipitazioni invernali sufficienti a creare uno strato di neve perenne.

«Se dovessimo valutare gli effetti del cambiamento climatico sull'Alaska con l'arrivo dei castori, potremmo farlo» afferma uno degli autori dello studio, Ken D. Tape, intervistato da alcune riviste locali. «Nelle foto aeree che risalgono ai primi anni '50, non c'erano tracce di castori nella tundra».

I primi animali sono probabilmente apparsi solo in seguito, a cavallo dei primi anni dell'Ottanta. Tuttavia è con le immagini satellitari degli anni 2000 e del 2010 che la presenza dei castori è divenuta ormai quasi del tutto visibile nella regione, con un numero di dighe raddoppiate fra l'inizio del nuovo millennio e il 2019 e una crescita nell'estensione degli stagni più vecchi.

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Un lago vicino a Kotzebue, in Alaska, nel (da sinistra a destra) 2002, 2012 e 2019. Le frecce rosse mostrano dove i castori hanno costruito una diga, che ha più che raddoppiato le dimensioni del lago. Le frecce gialle mostrano aree di probabile disgelo del permafrost.

In apparenza questi animali possono sembrare innocui, commentano i ricercatori. Sono simpatici alla maggioranza delle persone. Non sono particolarmente molesti e se avvicinati possono anche rispondere alle carezze umane (cosa da non fare!), qualora ci si avvicini ad una delle loro dighe con qualche leccornia che li può attrarre e prendere per la gola. Dietro però alla facciata di animali carini e gentili, si nascondono una delle specie aliene più impattanti del nord America.

Interrompendo infatti il percorso dei fiumi, distruggendo la tundra e rosicchiando decine, se non centinaia di specie botaniche inesistenti in altre aree del globo, secondo gli studiosi il comportamento dei castori americani è assimilabile a quello di un grosso incendio, poiché abbattono completamente le difese ecologiche di un ecosistema che già soffre terribilmente per l'innalzamento della temperatura.

La gravità e la velocità della diffusione dei castori sul paesaggio artico, visto attraverso le lenti più sensibili messi a disposizione dagli astronomi, è più simile a un incendio o a un incidente nucleare che ad una normale espansione di una specie esotica, ha detto Tape. L'ingegneria dei castori ha infatti alterato drasticamente la struttura stesa della tundra e l'habitat di tutte le altre forme di vita. Perché però questi stagni sono così dannosi e mettono in pericolo la sicurezza della tundra?

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Bolle di calore

Gli stagni dei castori che si stanno diffondendo in Alaska possono essere viste anche come oasi di calore nella tundra, in quanto l'acqua calma e profonda che si accumula attorno alle dighe trattiene più calore dei fiumi che un tempo attraversavano la regione.

Tutta quest'acqua accumulata in circa 11.000 nuovi stagni rischia di fungere così anche da primo passo verso l'instaurazione di una foresta boreale che all'allontanerà definitivamente la tundra. L'acqua calma inoltre attirerà probabilmente un gran numero di uccelli acquatici e di pesci, andando a trasformare completamente la piramide alimentare e l'equilibrio delle nicchie ecologiche del territorio.

Quello che però preoccupa notevolmente di più gli studiosi è lo scongelamento del permafrost. Le acque libere accelereranno infatti questo processo, che porta alla liberazione di metano gassoso, di antichi agenti patogeni, della destabilizzazione del suolo e di una gran perdita di territorio calpestabile.

«Permette ai castori di cambiare così profondamente l'ambiente è stato come colpire l'ecosistema sopra la testa con un martello» ha dichiarato Tape. Non bisogna però dimenticare che gran parte della responsabilità di questo disastro non è imputabile al castoro. Infatti è possibile anche pianificare decine di battute di caccia, atte a limitare la presenza del castoro in Alaska, senza ottenere alcun risultato tangibile nell'ambiente.

È infatti un'altra la specie imputabile a questo disastro, che è possibile considerare come unico vero responsabile del surriscaldamento climatico in atto in Alaska e che ha favorito l'espansione del castoro: la nostra.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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