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9 Novembre 2023
17:34

Clima estremo e specie invasive “alleati” contro gli animali autoctoni

Secondo un nuovo studio, le specie aliene resistono meglio alle condizioni meteorologiche estreme causate dal cambiamento climatico, diventando sempre più una minaccia per piante e animali autoctoni.

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Incendi, siccità, forti piogge e tempeste sono tutti fenomeni meteorologici destinati a diventare sempre più frequenti a causa del cambiamento climatico causato dall’azione umana. Allo stesso tempo, siamo sempre noi esseri umani a trasportare in maniera involontaria (ma non sempre) sempre più specie non autoctone in nuove aree, con il rischio che alcune di queste possano adattarsi e diventare invasive ai danni degli ecosistemi nativi. Secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature Ecology and Evolution, questi due fenomeni combinati amplificherebbero ancora di più le conseguenze negative sulle specie autoctone, dato che quelle aliene sembrano resistere meglio alle nuove condizioni meteorologiche estreme.

Le specie invasive introdotte dagli esseri umani spesso possiedono caratteristiche che le aiutano a sopravvivere o addirittura a prosperare quando gli ecosistemi vengono disturbati da incendi o tempeste. In più, se il clima estremo danneggia le popolazioni di piante ed animali autoctoni, contribuisce ad aumentare le risorse, come acqua e spazio, disponibili per le specie non autoctone. Uno scenario ancora più preoccupante si verifica quando le condizioni meteorologiche estreme e le specie non autoctone interagiscono, massimizzando il loro effetto negativo sulla biodiversità autoctona.

Ad esempio, sulla piccola isola Macquarie nel Pacifico sud-occidentale, la combinazione di precipitazioni estreme e la presenza di conigli europei invasivi ha ridotto il successo riproduttivo degli albatros sopracciglio nero. I conigli hanno consumato tante risorse fino a ridurre la copertura vegetale, lasciando quindi i pulcini di albatro più esposti alle dure condizioni meteorologiche. Questa relazione tra condizioni meteorologiche estreme e specie invasive risulta quindi particolarmente pericolosa e gli scienziati devono identificare il prima possibile le aree e le specie da proteggere per ridurre al minimo la perdita della biodiversità nativa e conseguentemente i costi degli interventi.

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Per comprendere meglio come le specie autoctone e non autoctone rispondono agli eventi meteorologici estremi, il team di ricercatori ha rianalizzato le informazioni di ben 443 studi su come le specie hanno risposto a incendi, siccità e tempeste, raccogliendo dati su 187 specie non autoctone e 1.852 specie autoctone di tutti i principali gruppi animali. I risultati mostrano che il 24,8% delle specie non autoctone ha beneficiato di eventi meteorologici estremi rispetto solo al 12,7% delle specie autoctone. Ad esempio, mentre la siccità ha danneggiato le specie autoctone negli ecosistemi di acqua dolce e terrestre, le loro controparti non autoctone non hanno mostrato una risposta significativa e, nonostante gli ecosistemi marini fossero generalmente più resistenti, le ondate di calore hanno danneggiato in diversi casi le specie di coralli autoctoni.

Il team ha poi combinato queste informazioni con i punti del pianeta noti per l’aumento di condizioni meteorologiche estreme, identificando le aree in cui le specie autoctone possono essere più vulnerabili: in aree ad alta latitudine come gli Stati Uniti settentrionali e l’Europa, ad esempio, gli animali sono vulnerabili alle ondate di freddo ed esistono specie aliene che ne traggono beneficio; In altre aree come l’Amazzonia e l’Asia orientale sono stati riscontrati un pericolo di frequenti inondazioni e la presenza di specie non autoctone resistenti a questo fenomeno.

Grazie a questi studi le regioni identificate come vulnerabili possono quindi diventare oggetto di misure preventive per fermare la diffusione di specie invasive o aiutare la biodiversità autoctona a far fronte ai cambiamenti climatici.

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Yuri Digiuseppe
Redattore
Classe '94, appassionato di animali e scienze sin da piccolissimo, sono un naturalista di formazione, specializzato in paleontologia e divulgazione. Mi è sempre venuto spontaneo spiegare agli altri le bellezze della natura e passare intere giornate ad osservare piante e animali di ogni tipo ovunque andassi, per poi tornare a casa e disegnarli. Vorrei contribuire ad avvicinare il pubblico all'ambiente ed essere parte di una ritrovata armonia uomo-natura, per il bene e la salvaguardia di ogni specie.
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