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19 Maggio 2024
17:00

Cinque conseguenze della vita in canile per il cane

Difficoltà a rilassarsi o letargia, poca socializzazione con umani o altri cani e difficoltà ad adeguarsi al nuovo contesto: tutte situazioni che possono verificarsi ma che non sono foriere di una "cattiva relazione". Far uscire un cane dal canile è sempre la scelta più giusta quando si decide di adottare.

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La vita di un cane in canile è, in una parola, "semplicemente" drammatica. Bisogna partire da questa considerazione, pensando anche alla migliore struttura possibile, per iniziare a chiedersi quali possono essere le conseguenze per un individuo che spenda il suo tempo maggiormente all'interno di un box e senza possibilità di contatto con l'esterno, con un conspecifico o con una persona di riferimento.

Questa constatazione, però e per molti sorprendentemente, potrebbe far pensare che un soggetto vissuto in canile sia necessariamente un individuo traumatizzato e con poche possibilità di ripresa. Invece nella maggioranza assoluta dei casi le conseguenze della vita in canile per un cane, grazie anche a un percorso corretto di pre e post adozione, possono essere superate insieme alla famiglia che lo accoglierà. Ma, soprattutto, c'è da dire che spesso i cani stessi mostrano una grande resilienza rispetto all'esperienza vissuta riuscendo a godere poi del nuovo contesto e dell'affetto e del rispetto degli umani di riferimento.

In questo articolo, però, focalizziamo l'attenzione su alcune conseguenze che sono state riscontrate e che possono incidere sul benessere della relazione stessa. Precisiamo anche sin da subito che con la giusta attenzione e, soprattutto, contestualizzando i singoli casi e adoperandosi con pazienza e rispetto ai tempi necessari perché un cane si abitui al nuovo ambiente e alla nuova sistemica familiare sono tutte situazioni risolvibili e che non devono scoraggiare all'adozione da canili o altre strutture che operano per far sì che migliaia di soggetti reclusi trovino la loro famiglia per sempre.

Difficoltà a rilassarsi o letargia

Succede spessissimo che i cani che hanno passato del tempo in canile quando arrivano nella nuova casa cadono in uno stato di letargia, ovvero si mettono a dormire per lunghe ore per recuperare le energie. E' molto importante lasciarli riposare, ci sarà poi tempo per conoscersi meglio e fare cose insieme, ma l'arrivo nel nuovo contesto è per un cane che ha vissuto l'esperienza del canile un momento molto importante per riprendersi da tutto quello che ha subito. Accade anche il contrario, alle volte: il nostro nuovo membro della famiglia sembra essere irrefrenabile e mostrarsi iperattivo. E' bene dire che non c'è una regola fissa e che tanto dipende non solo dalla personalità ma anche dall'età del soggetto. In entrambi i casi sicuramente lasciar passare del tempo prima di arrivare a conclusioni affrettate sul carattere del cane è la cosa migliore e per tutto quanto abbiamo scritto fin'ora si consiglia sempre di avere accanto un educatore o un istruttore cinofilo se si pensa che ci sia qualcosa che non va.

Poca socializzazione con le persone

Molto spesso in canile vengono segregati cani prelevati dal territorio che non avevano rapporti diretti e continuativi con delle persone. Spesso questi cani vengono etichettati come "fobici" e giudicati a volte addirittura inadottabili. In realtà quei cani nel contesto giusto e con la persona giusta sono dei soggetti appagati e sereni ma che se costretti a una vita non affine al loro passato e alla loro personalità possono appunto reagire con chiusura e diffidenza. Succede anche per tipologie di cani che non hanno tra le loro motivazioni quelle che vanno nella sfera sociale interspecifica e che desiderano, in realtà, stare principalmente con il proprio gruppo ristretto che rappresenta la famiglia. Le ipotesi in realtà sono diverse e differiscono in base anche al luogo in cui i cani sono stati tenuti e se e come hanno avuto poi possibilità di essere seguiti da educatori o istruttori per essere accompagnati durante la vita in canile.

Poca socializzazione con altri cani

Come ci sono cani che non sono per forza felici di avere a che fare con gli esseri umani così ci sono soggetti che non hanno alcuna voglia di condividere esperienze o anche solo di essere in qualche modo costretti a incontrare altri cani. Può capitare però che un cane proveniente da un canile, che non abbia avuto modo di esprimere la sua personalità e nemmeno di entrare realmente in contatto con altri conspecifici, possa avere difficoltà anche nelle uscite quando vi è il passaggio di altri cani. Questo perché appunto il suo rapporto con i suoi simili è stato forzato dalle condizioni in cui tutti versavano, all'esposizione continua degli abbai e degli odori prodotti da ognuno di stress e quindi da un ricordo negativo che evoca il recente passato in cui il soggetto si è trovato fin quando non ha varcato la porta della sua nuova casa. Solo il tempo, però, potrà far comprendere realmente alla nuova famiglia se è stata l'esperienza di estrema condivisione con i suoi simili a indurlo poi a non tollerare la presenza di altri cani oppure se appunto si tratta di una questione del tutto personale in base proprio alle caratteristiche del soggetto.

Sindrome da privazione sensoriale

Se un cane ha passato tutta la sua esistenza in un canile, mettiamo che è entrato da cucciolo e ne esce con un'adozione quando è già adulto, non avrà potuto sperimentare alcuna esperienza assolutamente normali che accadono nella vita. Sarà un cane che non ha ad esempio la minima idea di che voglia dire salire le scale, dormire in un luogo sereno con una sua cuccia a disposizione, toccare con le zampe anche solo il pavimento di un appartamento. In alcuni casi ci sono soggetti provenienti dai canili che soffrono proprio di quella che nell'ambito delle www.kodami.it/le-principali-problematiche-comportamentali-nel-cane viene definita "sindrome da privazione sensoriale". Come ha scritto l'educatrice cinofila Claudia Negrisolo su Kodami: «Se un cane non è mai salito in macchina, ad esempio, potrebbe mostrarsi impaurito da questo momento e, per permettergli di affrontare i viaggi senza sviluppare paure e fobie, servirà gradualità e, soprattutto, un’enorme dose di empatia nei suoi confronti. Se la paura è già presente, invece, bisognerà destrutturarla gradualmente, facendogli ad esempio sentire il rumore dell’auto più da lontano, oppure facendolo salire sul mezzo quando è spento e non in movimento».

In questi casi, come in altri che descriviamo nell'articolo, è bene farsi seguire da un veterinario esperto in comportamento prim di tutto per essere certi della diagnosi e poi essere accompagnati da un istruttore cinofilo per iniziare un percorso riabilitativo.

Difficoltà ad adeguarsi al contesto urbano

E' un aspetto molto importante che bisogna tenere in considerazione soprattutto quando si adotta un cane da un canile di un'altra zona del Paese rispetto a quella dove si vive. Accade purtroppo ancora molto spesso, infatti, che chi sceglie di far entrare in famiglia un cane che proviene da zone rurali del sud Italia finisca magari a vivere nel centro di Milano. Succede dunque che quel soggetto, che magari sul suo territorio era un cane sereno e aperto al mondo, si ritrovi nel caos di una città e manifesti giustamente paura e ansia per finire etichettato come "fobico".

E' un aspetto che abbiamo trattato, parlandone con diversi esperti, nella nostra puntata del format di inchieste L'ora blu dedicato al fenomeno delle staffette e intitolato "Staffette, dall'amore al business". Come ha spiegato la veterinaria Elena Garoni (anche membro del nostro comitato scientifico): «Questi animali sottratti dal luogo in cui sono nati per il desiderio delle persone che se ne occupano di trovargli una sistemazione, giungono in famiglie che si ritrovano in serie difficoltà. Le persone, i rumori, i cani estranei, gli oggetti, le situazioni nuove in cui si ritrovano per quei cani vuol dire mettere a rischio la loro stessa vita. La paura, l’emozione che permette agli esseri viventi di stare lontano dai guai gli insegnano a scappare e se non si riescono ad allontanare ciò che considerano un pericolo con un abbaio possono passare al morso. Quando vengono portati nelle grandi città come Milano, Torino o Roma, anche se sono ancora dei cuccioli, non sono in grado di adattarsi alle condizioni di sovrastimolazione date dal traffico o dalla folla. Ne rimangono presto traumatizzati».

Per questo, ancora una volta, vi consigliamo di informarvi su come accogliere un cane che arriva da un canile ma soprattutto di rivolgervi sempre ad associazioni e volontari che operano per il benessere dei cani e delle persone con percorsi di adozione consapevole e che possano aiutarvi a trovare quel "match" giusto per voi e per quello che sarà un membro della famiglia del quale poi non vorrete più fare a meno perché trasformerà la vostra vita grazie a una delle esperienze più belle che si possono fare: condividere il cammino dell'esistenza insieme a un cane.

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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