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18 Gennaio 2024
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Rigopiano sette anni dopo: Fabrizio e Falco, due Vigili del fuoco e una storia d’amicizia e soccorso

C’è un cane che ha cambiato la vita di un uomo e ha salvato quelle di tanti altri. Di sicuro, di chi è sopravvissuto alla valanga che sette anni fa colpì l’hotel Rigopiano, a Farindola, in Provincia di Pescara. Era un Vigile del fuoco davvero speciale, di quelli che si è guadagnato zampa dopo zampa il suo titolo di soccorritore. La storia di Falco è quella di uno dei tanti cani arruolati tra i Vigili italiani.

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C’è un cane che ha cambiato la vita di un uomo e ha salvato quelle di tanti altri. Di sicuro, di chi è sopravvissuto alla valanga che colpì l’hotel Rigopiano, a Farindola, in Provincia di Pescara, sette anni fa. Era un Vigile del fuoco davvero speciale, di quelli che si è guadagnato zampa dopo zampa il suo titolo di soccorritore. La storia di Falco è quella di uno dei tanti cani arruolati tra i pompieri italiani. Non gli è mai mancato il coraggio, e come i loro compagni umani viveva con i ritmi dell’emergenza per salvare gli altri.

E' il 18 gennaio 2017 quando una slavina si stacca dalla montagna e travolge l’hotel. I soccorsi arrivano sul posto e tra loro i Vigili del fuoco portano le loro squadre specializzate, tra cui il nucleo cinofilo. Falco (uno dei componenti del team a quattro zampe) aveva un compagno umano, Fabrizio Cataudella, vigile in servizio a Latina. Prima, quando Falco era ancora in vita, lavorava al nucleo cinofilo di Capannelle, a Sud di Roma.

Come spiega Fabrizio, nel corpo dei Vigili del fuoco la selezione è duplice. La prima è quella della persona e che si conclude, se con successo, con l’arruolamento in servizio. La seconda è quella del suo cane, al quale vengono fatte fare prove e test. «I cuccioli vengono selezionati fino a 18 mesi, poi fanno un anno e mezzo di formazione. Il cane impara divertendosi», racconta a Kodami.

Per un cane diventare un Vigile del fuoco non è facile. Fabrizio tentò con un Labrador, poi con un altro Pastore Tedesco femmina. Falco, il terzo, passò tutte le prove. «Un cane viene scelto sulla base delle sue attitudini», aggiunge.

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Ma qual è il rapporto uomo-cane per chi lavora nel corpo dei Vigili del fuoco? Fabrizio e Falco sono stati compagni di vita per un decennio. In pratica, la loro era una simbiosi. Immaginarsi la scena è facile: ogni giorno si preparavano per andare a lavorare. Andavano lì, nel loro nucleo di Capannelle, e mentre si esercitavano (perché la formazione è fondamentale), si trovavano davanti le emergenze di tutti i giorni.

Una di queste emergenze è stata rappresentata dalla tragedia di Rigopiano. Ma non sono mancati anche i terremoti del Centro Italia. Poi, al ritorno a casa, ci piace immaginarli mentre lui (Fabrizio), commenta in auto a voce alta, con il compagno di sempre (Falco), le forti emozioni che hanno vissuto.

L’episodio di Rigopiano era, spiega, «completamente nuovo per noi». «La difficoltà per il cane è stata la neve», dice. Lì il soccorso è stato «di squadra», con i cinofili del Vigili del fuoco che hanno lavorato insieme ai loro colleghi del nucleo Usar (Urban search and rescue). E qui, Fabrizio, sfata una leggenda metropolitana: non c’è stato salvataggio che non abbia avuto alla sua base un perfetto rapporto uomo-cane. Non c’è un esemplare che fa tutto da solo. Su Rigopiano «ci hanno dato una grande mano perché ci hanno indirizzato, ma non sono stati loro a trovare le persone – sottolinea – Nello specifico ci hanno aiutato, ma non hanno fatto un abbaio vero e proprio. Leggendo i movimenti del cane ci hanno fatto capire che c’era qualcosa che interessava». Tra le macerie così sono stati trovati anche i tre bambini Edoardo, Samuel e Ludovica.

La storia tra Fabrizio e Falco si è però conclusa con una brutta separazione, un capitolo che ha dimostrato quale fosse l’amore che l’uomo provava per lui. Una mielopatia colpisce il Pastore tedesco, che in poco tempo arriva ad avere la paralisi degli arti inferiori. Nonostante la malattia, la sua testa era ancora al suo compagno umano e alla sua missione da Vigile del fuoco. A Fabrizio faceva notare sempre, anche nei momenti più duri, tutto il suo legame. «Siamo stati operativi in interventi delicati, dove spesso sentivamo addosso la responsabilità di dare una risposta a chi da noi aspettava buone notizie», racconta. A sette anni dai fatti di Rigopiano Fabrizio oggi ricorda il coraggio del suo amico, un collega che non c'è più ma che è impossibile da dimenticare.

Tra i componenti del team a 4 zampe che arrivò sul luogo della tragedia c'era anche il cane Herkules, membro del Soccorso Alpino e Speleologico dell’Abruzzo. Herkules è stato il primo cane da soccorso e ricerca persona arrivato a Rigopiano, e nel corso dei lunghi anni trascorsi nel Soccorso Alpino ha contribuito al ritrovamento e al salvataggio di moltissime persone.

Il cane coraggioso è pero morto nel 2019. A darne l'annuncio fu il suo amico e conduttore Diego Antonucci: «Non ho nessun rimpianto, lo onorerò trasmettendo tutto agli altri cani da soccorso. È riuscito anche a insegnarmi qualcosa fino alla fine: nessun lamento, ha alzato la testa, mi ha cercato con la zampa, e poi un ultimo sospiro. Mi ha fatto vedere come muore un vero Guerriero».

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