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4 Luglio 2023
13:34

Che fine ha fatto il Rapporto Grandi Carnivori del 2022? Le associazioni chiedono spiegazioni alla Provincia di Trento

La Provincia Autonoma di Trento non ha ancora pubblicato il "Rapporto Grandi Carnivori" del 2022. L'allarmante ritardo ha spinto le associazioni di tutela animale a fare una richiesta pubblica alle amministrazioni.

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Immagine in copertina © Massimo Vettorazzi e Dorotea Nicolussi Golo

Ogni anno, nei mesi primaverili, la Provincia Autonoma di Trento pubblica il "Rapporto annuale Grandi carnivori", all'interno del quale si trovano informazioni e statistiche sullo stato delle popolazioni locali di orsi, lupi, sciacalli e linci. Il documento funge inoltre da resoconto riguardo ciò che è stato fatto, da parte delle istituzioni, sui temi del monitoraggio, della prevenzione e della ricerca, nel corso dell'anno precedente.

Ad oggi, però, quando si cercano informazioni riguardo il numero degli orsi, o sulle segnalazioni di lupi e sciacalli e sugli gli avvistamenti della lince, bisogna fare ancora affidamento su quanto pubblicato nel maggio del 2022 e quindi sui dati del 2021, perché del dossier aggiornato non si ha notizia, sebbene sia già iniziato il mese di luglio.

Ancora più allarmante è il fatto che la Pat non abbia dato alcuna spiegazione per motivare l'ormai imbarazzante ritardo, proprio nell'anno in cui il Trentino è stato sconvolto dalla terribile tragedia della morte di Andrea Papi.

Le associazioni di tutela animale attive sul territorio hanno inviato quindi una nota congiunta rivolta direttamente a Giulia Zanotelli, Assessora all'agricoltura, foreste, caccia e pesca e a Sergio Tonolli, Dirigente del Servizio Faunistico, in cui chiedono maggiori informazioni sul ritardo nella pubblicazione del documento. «Già negli ultimi anni il report era affetto da un inspiegabile ritardo cronico – si legge nel testo, firmato dalle sezioni locali di LIPU, WWF, Legambiente, ENPA, LAC, LAV, Io non ho paura del lupo APS e PAN-EPPAA – I motivi? Ignoti, ma di certo la tragedia di Caldes non può essere una scusante. Sono proprio eventi come questo che devono esortare la politica a rafforzare tutte le attività di informazione e comunicazione».

Kodami ne ha parlato con Marco Antonelli, zoologo e naturalista del WWF, che spiega come l'assenza del report rappresenti uno dei sintomi di un malfunzionamento generale della gestione faunistica trentina: «Partiamo da questo elemento e, allargando lo sguardo sull'intero sistema, vediamo come i grandi carnivori stiano diventano, pian piano, un tema sempre più politico, che viene cavalcato per questioni elettorali. Nel frattempo, tecnici e biologi vengono lasciati sempre più da parte – e aggiunge – In questo contesto, la mancanza del dossier è estremamente pesante, soprattutto perché dovrebbe affrontare il tema delle misure messe in atto nel 2022, ovvero nell'anno che ha preceduto la tragedia di Caldes».

Della stessa idea anche Ivana Sandri, presidentessa della sezione trentina di Enpa, che a Kodami ha ricordato come la comunicazione sia indispensabile per la convivenza con i grandi carnivori: «Anche nello studio di fattibilità del Life Ursus, il progetto di reintroduzione dell'orso terminato nel 2004, veniva considerata come uno dei cardini essenziali, senza la quale non si può raggiungere una compiuta e positiva coesistenza. La diffusione, e ancor più la presentazione pubblica, di questo rapporto è, o forse dovremmo dire "era", l'espressione compiuta dell'attenzione posta da parte delle istituzioni e permetteva a tutti di conoscere lo stato delle cose, potendosi, quindi, sentire partecipi di un progetto che ha fatto conoscere il Trentino a livello internazionale come un esempio virtuoso di conservazione delle specie. Senza la diffusione e la presentazione di questo documento, la strada verso la coesistenza appare più difficile. Il Rapporto Grandi Carnivori è un dossier irrinunciabile, che per Enpa rappresenta anche un momento di conoscenza e di condivisione degli intenti».

In passato, però, il documento era considerato a tutti gli effetti un uno degli aspetti più positivi della gestione faunistica trentina. «A partire dal 2007, la pubblicazione di dati e statistiche provenienti dalla Provincia Autonoma di Trento ha rappresentato un ottimo esempio capace di influenzare positivamente anche altri territori. Poi, gradualmente, le informazioni sono state lasciate sempre più da parte – conclude Antonelli – La scarsità di pareri tecnici e scientifici, gioca certamente a favore delle forti contrapposizioni emotive a cui stiamo assistendo in Trentino. Da ciò nascono inevitabilmente allarmismi e conflitti, i quali possono aiutare la politica, soprattutto in un contesto di campagna elettorale come quello in cui si trova ora la Provincia Autonoma, in attesa delle elezioni provinciali del prossimo ottobre».

Immagine di copertina © Massimo Vettorazzi e Dorotea Nicolussi Golo

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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