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17 Novembre 2022
11:02

Cani in regalo tra i due presidenti coreani. Animali usati come pacchi da restituire a fine mandato

La Corea del Nord ha regalato alla Corea del Sud due cuccioli di razza Pungsan nell'autunno del 2018. Ma ora che il presidente della Corea del Sud è decaduto, si è accesa la questione: a chi spetta mantenerli? E chi si occuperò di loro?

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Giornalista

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Dopo i due panda regalati dalla Cina al Qatar come augurio in vista degli ormai imminenti Campionati del mondo di calcio, anche la Repubblica Democratica di Corea del Nord e la Corea del Sud si distinguono per un altro caso di animali trasformati in regalo vivente per consolidare le buone relazioni diplomatiche tra due paesi distanti politicamente. Questa volta però le cose non sono andate come avrebbero dovuto e a farne le spese sono stati, come al solito, i protagonisti a quattro zampe della storia.

Quando nell’autunno del 2018 Gomi e Songgang, due cuccioli di razza Pungsan, erano arrivati a Seul infiocchettati per sancire il periodo di relativa benevolenza tra nord e sud, erano stati addirittura chiamati “i cani della distensione” tra le due Coree.

Era proprio questo, infatti, il motivo per cui il leader supremo Kim Jong-un li aveva mandati in regalo all’allora presidente sudcoreano Moon Jae-in, notoriamente appassionato di animali. Da quando però Moon Jae-in è decaduto dalla sua carica, per i cani si è aperta una vera e propria questione di Stato, tutta all’interno della Corea del Sud. Il punto cruciale è la “proprietà” dei due cani e di uno dei cuccioli che nel frattempo erano nati. Considerati a tutti gli effetti “beni statali” come tutti i regali ricevuti delle autorità in carica, secondo la legge coreana dovevano tornare nella disponibilità dello Stato. Al pari di un vassoio in argento o di un servizio di porcellana antica, andavano quindi restituiti da Moon allo stato coreano rappresentato dal suo attuale presidente Yoon Suk-yeol.

La questione aperta sulla “proprietà” dei cani e sul loro mantenimento

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«Prima che Moon lasciasse la presidenza – ha però raccontato il quotidiano The Korea Times – fu firmato un accordo tra un segretario presidenziale e il capo degli archivi presidenziali dell'epoca, confermando che il Ministero dell'Interno e della Sicurezza avrebbe coperto le spese di Moon per allevare i tre cani. Il ministero ha quindi redatto una bozza confermando che avrebbe fornito pagamenti mensili di 2,5 milioni di won (circa 1800 dollari) a Moon in cambio dell'allevamento dei tre cani. Ma il piano non è stato ancora attuato, a causa dell'opposizione del ministero dell'Interno e del ministero della Giustizia».

Una volta appurato da Moon che le spese non sarebbero state sostenute dal governo sudcoreano, l’ex presidente ha annunciato che avrebbe rinunciato ai tre cani. Nel bel mezzo di questa diatriba, tra il politico e l’amministrativo, ci sono i due cani che, nel frattempo, sono stati trasferiti in una struttura di passaggio.

«Moon ha deciso di rinunciare alla coppia di cani– spiega il noto quotidiano che informa anche sulla sorte toccata al cucciolo dei due Pungsan – Mentre attualmente sono sottoposti a visite mediche presso un ospedale veterinario di Daegu prima di essere inviati in una struttura statale, che rimane indecisa, il loro cucciolo di nome Daun continuerà a vivere con Moon nella sua casa a Yangsan, nella provincia di South Gyeongsang».

L’abbandono di Moon e l’ira degli attivisti coreani

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L’atteggiamento di Moon, che ha di fatto abbandonato i due cani a meno che non gli venga corrisposta le cifra che deve servire a mantenerli, ha ovviamente suscitato un vespaio di polemiche. Primi fra tutti ad accusarlo di una condotta poco virtuosa, gli attivisti di diverse associazioni in difesa degli animali. «Il signor Moon non dovrebbe abbandonare i cani o essere costretto ad abbandonarli. In qualità di loro tutore, è sua responsabilità e privilegio prendersi cura dei loro bisogni fisici ed emotivi» ha commentato Patti Kim, responsabile di Jindo Love Rescue, associazione molto impegnata nella lotta contro l'atroce traffico di carne di cane ancora fortemente diffuso nel paese asiatico.

«Un impegno per essere il guardiano di un animale è un impegno per la vita». Mentre Eun-young, che guida l'ufficio coreano di Direct Action Everywhere, l'organizzazione per i diritti degli animali con sede in California, si è lamentata del fatto che «il triste episodio dei cani Pungsan mostri come la società coreana nel suo insieme tratta gli animali».

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Moon, a sua volta, con un lunghissimo post sulla sua pagina Facebook, si è dichiarato “innocente”. Anzi ha rivendicato di aver sostenuto tutte le spese relative ai due cani, anche nei sei mesi dopo la fine del suo mandato, in cui si è preso cura di loro. Anzi, un altro post pubblicato su Facebook dai collaboratori di Moon lo racconta come addolorato da tutta la vicenda.

«L'ex presidente Moon ha allevato i cani Pungsan per molto tempo. È molto deluso di restituire i cani, soprattutto in questo momento in cui Gomi ha subito un intervento chirurgico. Ma è stato confortato dal poter prendersi cura di loro per sei mesi di più (dopo il suo ritiro). Crediamo che Presidential Archives si prenderà buona cura dei cani, ma speriamo che si prendano cura di loro anche emotivamente», si legge in un post caricato sui social media dai collaboratori di Moon.

tutte le foto dell'articolo sono dalla pagina Facebook dell'ex presidente coreano Moon

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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