
«A che ora sono le cresime? Lui è già pronto»: questo l'ironico commento di don Nicola Ruggeri, parroco della chiesa di Santa Barbara di Senorbì, piccolo Comune della provincia sud della Sardegna, a corredo di una foto che ritrae un cane – con tutta probabilità un cane libero, ma accudito – all’interno della chiesa stessa, accomodato nei pressi dell’organo.
A immortalare la scena è stato proprio don Ruggeri, che ha voluto condividere la foto sui social, divertito e per nulla turbato dalla presenza dell’animale nella sua chiesa. Talmente tranquillo, anzi, da aver concesso all'animale – a sua volta, quantomeno valutando la postura, a suo agio in quella situazione – di restare all'interno dell'edificio anche durante un funerale celebrato il pomeriggio stesso della foto.
Un messaggio importante, quello trasmesso dal parroco del piccolo Comune sardo, soprattuto alla luce di episodi simili che si sono conclusi in modo molto diverso, con divieti netti e categorici. A oggi infatti non esiste una norma che vieti l’ingresso dei cani in chiesa, e sono gli stessi parroci a decidere se concederlo o meno. In linea generale, i cani possono entrare in tutti i luoghi pubblici o aperti al pubblico, purché l’umano di riferimento li tenga al guinzaglio e porti con sé la museruola, con un’unica limitazione prevista per quei luoghi in cui si preparano, manipolano, trattano e conservano alimenti (si veda, sul punto, Regolamento di Polizia Veterinaria, D.P.R. 320/54).
Dai commenti arrivati alla foto di don Ruggeri, sembra che il cane immortalato in chiesa sia un cane di quartiere, cani cioè liberi e accuditi, al cui benessere provvede intera comunità. Kodami ne ha parlato diverse volte, citando per esempio i casi di Nerone, il cane "sindaco" di Castellammare di Stabia, o ancora quello di Bud e Spencer, che purtroppo sono poi finiti in canile, o ancora l’iniziativa del deputato D’Ambrosio di posizionare delle casette distributrici di cibo ed acqua per i randagi del Comune di Andria.
I cani di quartiere non sono mai abbandonati a loro stessi, ma monitorati costantemente da una persona riconosciuta come umano di riferimento, che gli consente però di vivere la loro vita in libertà. E don Ruggeri non ha voluto prendere una posizione differente: lungi dal cacciarlo dalla sua chiesa, come avvenuto invece in altri contesti (come detto è il parroco ad avere la facoltà di decidere se ammettere o meno cani in chiesta e in che modalità), ha lasciato che il cane trovasse rifugio all’interno dell’edificio, condividendo la foto per dimostrare la necessità di adeguarsi a una società in cui la presenza degli animali da affezione nelle vite dei cittadini e dei fedeli è in continuo aumento.