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4 Agosto 2021
14:34

#CancelCulture: abbiamo un problema di razzismo anche coi nomi degli animali

I nomi di piante e animali conservano significati e storie legate al loro modo di vivere, alla provenienza o ai personaggi storici a cui sono dedicati. Molti di questi però sono fortemente legati ad appellativi offensivi, razzisti o discriminatori, oppure sono collegati a personaggi storici controversi e di dubbia moralità. Per questo è in moto un forte movimento revisionista che sta spingendo per cambiare molti di questi nomi considerati oggi inaccettabili.

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«Se non conosci il nome, muore anche la conoscenza delle cose» è una delle frasi più celebri del grande naturalista svedese Carl Linnaeus, padre indiscusso della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi. A partire dal 1735 Linneo, com'è conosciuto qui in Italia, ha dato un nome e un cognome a oltre 10mila specie di piante e animali, che ci ricordano il modo in cui vivono, le loro caratteristiche peculiari, il luogo di provenienza o le personalità di spicco a cui sono dedicate. Ancora oggi continuiamo a dare nomi alle piante e agli animali seguendo queste regole, anche nel linguaggio comune. Molti di questi nomi, però, sono intrinsecamente legati a periodi storici in cui il colonialismo, il razzismo e il generale il suprematismo bianco dilagavano in tutti gli aspetti della società, soprattutto in alcuni settori delle scienze. E così il forte vento revisionista della cancel culture – la cultura della cancellazione – che negli ultimi anni sta rimettendo in discussione e provando a rimuovere dalla cultura umana persone colpevoli di aver sostenuto valori contrari ai diritti delle minoranze, alla parità di genere e all'uguaglianza, stanno travolgendo anche la nomenclatura di piante e animali, soprattutto in Nord America.

Gli insetti "zingari" e le pericolose e invasive carpe "asiatiche"

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Un maschio di bombice dispari (Lymantria dispar), conosciuto in America come "gipsy moth"

Da qualche anno, infatti, si stanno rimettendo in discussione decine di nomi di piante, insetti, pesci e uccelli presenti sul territorio americano, considerati offensivi o dispregiativi, oppure legati a personaggi storici controversi, se non addirittura sostenitori o protagonisti di ideologie razziste, schiavistiche o eticamente inaccettabili. Lo scorso mese, per esempio, la Entomological Society of America ha annunciato che non userà più i nomi comuni considerati razzisti per due piccoli insetti gipsy: la falena Lymantria dispar e la formica Aphaenogaster araneoides chiamate appunto "zingare" in inglese, nomi considerati inappropriati e offensivi nei confronti delle popolazioni rom. Il cambio di nomenclatura fa parte del più ampio progetto di revisione chiamato Better Common Names Project, che punta a sostituire buona parte dei nomi comuni irrispettosi, soprattutto se legati a specie invasive o considerate dannose.

Sulla stessa linea anche lo US Fish and Wildlife Service, che ha deciso di abbandonare l'appellativo "asian carps", carpe asiatiche, utilizzato per descrivere un gruppo di quattro specie di pesci invasivi che stanno causando molti danni negli ecosistemi acquatici americani. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato un cartello con la scritta "Kill Asian Carp" esposto in bella mostra all'aeroporto di Minneapolis. E così il senatore del Minnesota Foung Hawj e il collega John Hoffman hanno ottenuto l'approvazione del cambio di nome in semplicemente "carpe invasive".

I nomi delle specie aliene o dannose legati ai paesi o ai luoghi di provenienza potrebbero contribuire a esacerbare il razzismo e gli atteggiamenti discriminatori nei confronti di certe popolazioni o etnie, rendendo ancor più pesante e difficile da contrastare certi comportamenti. D'altronde, se ci pensiamo, anche da noi molte delle specie alloctone più dannose o "pericolose" come le cimici o i calabroni di origine asiatica vengono costantemente associati a parole come "killer" o "invasori", e questo potrebbe diventare un problema.

Il problema dei nomi dedicati a razzisti e schiavisti

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Il pigliamosche di Hammond (Empidonax hammondii), è una specie dedicata a ex medico dell’esercito americano razzista

La preoccupazione legata ai nomi comuni degli animali dedicati a personaggi eticamente discutibili è particolarmente forte anche in ambito ornitologico. Il pigliamosche di Hammond (Empidonax hammondii), per esempio, è un piccolo uccello insettivoro che nidifica nelle foreste di conifere o miste dell'America nord-occidentale. Il suo nome commemora la figura di William Alexander Hammond, ex chirurgo dell'esercito degli Stati Uniti e naturalista amatoriale che per primo raccolse esemplari di questa specie. Hammond aveva però idee e pensieri scientifici che definire controversi è un eufemismo, ed ha persino partecipato attivamente ai genocidi di massa nei confronti popolazioni native nordamericane compiuti dall'esercito, anche per poter finalmente ottenere "un cervello indiano" da dissezionare per dimostrare la superiorità dei bianchi.

Di personaggi di dubbia moralità ne sono comunque pieni i nomi comuni degli uccelli. Lo zigolo di McCown (Rhynchophanes mccownii), per esempio, è stato dedicato al generale confederato John P. McCown che ha difeso la schiavitù e ha anche combattuto contro le tribù di nativi americani. Il solitario (Myadestes townsendi) e la parula di Townsend (Setophaga townsendi) portano invece il nome di John Kirk Townsend, ornitologo che ha trafugato resti umani dalle tombe dei nativi americani. Persino il grande artista e ornitologo franco-statunitense John James Audubon è stato pesantemente rimesso in discussione di recente, e con lui anche l'oriolo (Icterus graduacauda) e la berta (Puffinus lherminieri) che portano il suo nome. Ma l'autore della celebre e immensa opera The Birds of America merita un approfondimento a parte.

Il famoso caso di John James Audubon

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La berta di Audubon, uno dei tanti uccelli dedicati all’ornitologo e artista John James Audubon

John James Audubon (1785-1851) è considerato da sempre genio indiscusso e padre dell'ornitologia americana. Col suo lavoro da artista e ornitologo ha contribuito in maniera enorme alla conoscenza degli uccelli nordamericani, tanto che parchi, associazioni e persino la principale organizzazione americana dedicata allo studio e alla conservazione degli uccelli porta ancora il suo nome: National Audubon Society.

Audubon era però un personaggio piuttosto controverso e di dubbio moralità, già al suo tempo. È stato accusato di frode per aver completamente inventato una nuova specie di rapace (Falco washingtonii) solamente per aggraziarsi le attenzioni dei ricchi nobili e per promuovere il suo lavoro. Cosa infinitamente più grave, era stato anche uno schiavista convinto e finanziava le sue spedizioni ornitologiche grazie ai soldi guadagnati sulla pelle degli schiavi nelle piantagioni di famiglia nei Caraibi. Ha persino raccolto teschi di soldati messicani contribuendo agli "studi" sulla capacità cranica a sostegno del razzismo scientifico. Il suo pensiero e le sue azioni parlano da sole e da qualche anno le società che portano il suo nome stanno discutendo se cambiarlo.

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La tavola della spatola rosata (Platalea ajaja) presente in Birds of America di Audubon

Perché è una battaglia importante

I nomi di piante e animali offensivi, razzisti e discriminatori sono migliaia, per questo tantissimi membri di spicco della comunità ornitologica e del mondo del birdwatching stanno aderendo a campagne, petizioni e iniziative volte a cambiare i nomi di uccelli e altri animali, non solo in Nord America. Movimenti revisionistici stanno nascendo e diventando sempre più grandi anche in centro e sud America, Asia e Oceania. Per molto tempo la comunità scientifica ha eretto barriere verso le persone di colore e le donne, e questo si riflette anche nei nomi degli animali.

Mondo accademico, istituzioni e enti scientifici vogliono quindi lanciare un segnale forte, e stanno rivedendo molti nomi di animali nel segno dell'inclusività e della lotta al razzismo. Cambiare i nomi di piante e animali di certo non cancellerà il razzismo, ma le parole e gli epiteti conservano significati e storie, alcune di queste che non meritano di essere esaltate o gratificate.

Uccelli, insetti e qualsiasi altro vivente appartengono a tutti, soprattutto alle popolazioni locali che con loro convivono, e non a vecchi signori bianchi che hanno provato a cancellare interi popoli e culture. Dopo la terribile morte di George Floyd e grazie all'onda del movimento Black Lives Matter abbiamo capito che ancora oggi, purtroppo, il razzismo è un problema imperante e fin troppo presente in tutte le sfaccettature della nostra società, anche tra i nomi degli animali che pronunciamo con fin troppa leggerezza.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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