video suggerito
video suggerito
5 Marzo 2024
13:34

«Basta catturare i mufloni del Giglio», le associazioni diffidano la Regione Toscana e il Parco dell’Arcipelago Toscano

Le associazioni di tutela animale e ambientale italiane hanno diffidato la Regione Toscana e il Parco dell'Arcipelago Toscano dal continuare le catture dei mufloni dell'Isola del Giglio: «Basta catture, è ora di iniziare i progetti di salvaguardia dei mufloni».

75 condivisioni
muflone

Le associazioni di tutela animale e ambientale italiane hanno diffidato la Regione Toscana e il Parco dell'Arcipelago Toscano dal continuare le catture dei mufloni dell'Isola del Giglio. Solo una settimana fa il Tar aveva nuovamente sospeso gli abbattimenti.

Insieme, ENPA, LNDC Animal Protection e VITADACANI con la Rete dei Santuari Liberi hanno sottolineato la pericolosità delle procedure di cattura e traslocazione per i pochi esemplari rimasti: «È un periodo in cui ci possono essere femmine gravide, inoltre la traslocazione gli animali spostati in vari centri in Italia verrebbero sterilizzati. La sterilizzazione comporterebbe comunque la perdita di questo nucleo di animali geneticamente puri, e minerebbe quindi l’obiettivo stesso del programma LIFE dell’UE che invece mira a preservare la biodiversità».

Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica "Diversity" nel 2022 ha riconosciuto l‘unicità genetica dei mufloni del Giglio. Secondo i ricercatori, il dna dei mufloni del Giglio è riconducibile alla popolazione sarda ancestrale, dovrebbero quindi essere addirittura preservati, non eliminati. Gli esemplari del Giglio sono stati invece classificati come appartenente al muflone comune, omettendo di riconoscere le sue origini sarde, e dunque l'appartenenza a una specie protetta.

In attesa dell'udienza di merito, il Tar ha sospeso gli abbattimenti, e l'Ente Parco ha quindi deciso di proseguire spostando gli animali dall'isoletta. Per la direzione Parco, infatti, i mufloni rientrano tra le specie invasive da eradicare. A questo scopo, nel 2021 sono iniziate le uccisioni nell'ambito del progetto LIFE LetsGo Giglio finanziato con circa un milione e seicentomila euro di fondi europei e nazionali. Il progetto, ha come scopo quello di proteggere il fragile ecosistema dell'Arcipelago Toscano attraverso l'eradicazione delle 3 specie animali invasive presenti sulla piccola isola: la tartaruga Trachemys scripta, il coniglio selvatico, e ovviamente il muflone, importato al Giglio dalla Sardegna a scopi venatori.

Nel sospendere la decisione della Regione Toscana di abbattere i mufloni, il TAR ha però sollevato dubbi sulla legittimità del progetto di eradicazione, come ha sottolineato l'avvocato Michele Pezone che sta seguendo la vicenda con Herbert Simone per conto delle associazioni. «Il Tar ha affermato che le questioni sollevate nel ricorso si inseriscono nel contesto di sviluppo di un ampio piano pluriennale di eradicazione degli ungulati alloctoni dall’Isola del Giglio e non solo in quello più circoscritto della caccia programmata, per quanto non sia stato possibile impugnare tecnicamente anche il progetto di eradicazione essendo scaduti i termini per farlo – ha detto Pezone – Riteniamo che questo sia il motivo per il quale il Tar abbia specificato che possono eventualmente proseguire le operazioni di cattura e trasferimento degli animali, in modo da garantire comunque la conservazione della specie».

Nelle sue recenti dichiarazioni l’Ente Parco però ha dichiarato di avere tutta la legittimità per procedere con le catture e le traslocazioni, le quali comporterebbero la sterilizzazione degli esemplari, e di conseguenza la perdita di questo nucleo di animali. Da qui la diffida delle associazioni, forti anche di un importante precedente: «Vogliamo che il progetto di eradicazione venga interrotto e che un progetto di salvaguardia del muflone prenda il suo posto, così come è stato per la lepre di Pianosa. Anche in quel caso, e tramite un altro progetto UE capitanato dall’Ente Parco, la Lepre era stata erroneamente classificata come "lepre comune" quando invece, sempre a seguito di studi genetici, si rivelò una rarissima specie protetta e, anziché eradicarla, l’Ente Parco dovette preservarla sull’isola di Pianosa».

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social
api url views