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1 Febbraio 2024
15:55

«Basta animali nei circhi»: attivisti di Ribellione Animale verniciano i leoni in piazza del Popolo a Roma

Questa mattina gli attivisti di Ribellione Animale hanno colorato di vernice i leoni sotto l’obelisco di Piazza del Popolo a Roma e steso uno striscione con la scritta: «Basta animali nei circhi».

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Questa mattina due attivisti di Ribellione Animale con un’azione di disobbedienza civile nonviolenta hanno colorato i leoni sotto l’obelisco di Piazza del Popolo a Roma. Dopo aver versato la vernice rimovibile sui leoni di marmo, le attiviste e gli attivisti hanno steso uno striscione con la scritta: «Basta animali nei circhi».

Si tratta dell'azione di apertura della Campagna Kimba, ispirata a Kimba, il leone che lo scorso 11 novembre è scappato dal circo a Ladispoli. Dopo la sua fuga per le strade della città, il leone è stato catturato e costretto a esibirsi nuovamente sotto al tendone. Gli attivisti hanno interpretato l'episodio come la fuga di Kimba, e quindi come un «atto di ribellione, di resistenza e di autodeterminazione dal quale, come esseri umani, abbiamo tutto da imparare». Attraverso le azioni dirette nonviolente, il movimento Ribellione Animale vuole ottenere l’abolizione dell’utilizzo degli animali non umani nei circhi e la loro liberazione.

«La situazione nei circhi italiani è abominevole – hanno dichiarato gli attivisti di Ribellione Animale – gli animali sono costretti ad assumere comportamenti mai visti in natura, subendo maltrattamenti nocivi al benessere di qualsiasi essere vivente e degradanti per la loro dignità. Lo sfruttamento animale che avviene nei circhi è violento e opprimente. Tali pratiche non hanno alcun valore educativo o culturale, ma seguono solamente la logica specista di dominio e sfruttamento».

In Italia attualmente ci sono 54 circhi con animali non umani in tournée, per un totale di 2000 animali esotici coinvolti. Sono invece già più di 50 i paesi nel mondo che hanno vietato l’uso degli animali nei circhi in diverse forme; solo in Europa, lo sfruttamento animale da parte delle strutture circensi è bandito in 17 paesi.

Oggi in Italia non esiste ancora una legge che vieti lo sfruttamento degli animali nei circhi, e l’unica norma che disciplina i circhi è la legge numero 337 del 1968, che sancisce che «lo Stato riconosce la funzione sociale dei circhi equestri e dello spettacolo viaggiante. Pertanto sostiene il consolidamento e lo sviluppo del settore». Nella stragrande maggioranza dei casi sono quindi i singoli Comuni a muoversi per imporre lo stop allo sfruttamento di animali durante gli spettacoli, firmando apposite ordinanze.

Questi provvedimenti però vengono impugnati regolarmente davanti al Tar, e i giudici amministrativi quasi sempre danno ragione alle compagnie circensi, proprio sulla base di una legge vecchia di 55 anni, in un circolo vizioso in cui a farne le spese sono sempre gli animali.

Qualche passo avanti c'era stato con l’approvazione, nel luglio del 2022, della Legge delega sullo spettacolo, che regolamenta il settore degli spettacoli viaggianti e, tra le altre cose, vietava l'uso di animali selvatici come tigri, leoni, elefanti. La legge è però rimasta lettera morta. A quel primo passo non sono mai seguiti i decreti attuativi, fondamentali per rendere la legge efficace.

Gli attivisti di Ribellione Animale chiedono proprio di porre fine allo sfruttamento degli animali nei circhi su tutto il territorio nazionale, emanando immediatamente un decreto legislativo che attui il comma 1 dell'articolo 2 della legge n.106/2022.

A febbraio 2023 infatti il Senato ha dato deciso un ulteriore lo slittamento  al 18 agosto 2024 per l'attuazione della legge. Nel frattempo la crudeltà sotto al tendone continua: tigri, elefanti e leoni continuano ad essere sfruttati per il divertimento degli esseri umani.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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