;Resize,width=638;)
Animali morti appesi al balcone, probabilmente messi ad essiccare. L’immagine decisamente macabra ha spinto un cittadino fiorentino a segnalare e condividere la sua indignazione su Facebook accompagnandola dalla foto dei cadaveri in questione.
Foto che nel giro di poche ore ha fatto il giro della Rete, scatenando dure polemiche nei confronti di chi indulge nella crudeltà e tantissime parole spese in protezione degli animali e sull’importanza del rispetto della loro vita.
La foto è stata inviata anche a Gabriella Caramanica, segretaria generale di Rea, Rivoluzione Ecologista Animalista e alla coordinatrice nazionaleRita Bruno. «E' inquietante quanto accaduto lo scorso 29 gennaio in uno stabile del territorio cittadino di Firenze nella zona di Peretola – spiega a Kodami Caramanica – Qualcuno ha avuto la malsana idea di appendere nel suo balcone alcune carcasse di animali non ancora identificate. Una cosa gravissima. Sinceramente ignoriamo le cause specifiche di questo gesto, contrario comunque non solo al buonsenso, ma a qualunque norma igienico sanitaria e lo condanniamo senza se e senza ma».
Non solo la condanna, però: l’associazione ha immediatamente avvertito le autorità competenti attraverso un esposto con l’obiettivo di verificare se ci siano stati maltrattamenti a danno di animali e se siano state rispettate tutte le opportune e necessarie norme igienico-sanitarie.
Ancora però Carabinieri e Nas non si sono mossi. «Siamo allibiti di questa situazione su Firenze, soprattutto perché non è l'unica segnalazione di questo genere che ci è arrivata – sottolinea Rita Bruno – ed è una cosa che non sta né in cielo né in terra. Per questo ci preme evidenziare pubblicamente questi episodi inquietanti, affinché non accadano più a tutela degli animali e dei cittadini».
Non è ancora chiaro con quali finalità la carne sia stata appesa al balcone. Scene simili sono però già state in passato protagoniste in altre città toscane e italiane. «A noi interessa capire se a Peretola siano state rispettate le leggi in vigore sia relativamente alla tutela degli animali che al rispetto delle norme igieniche e sanitarie ed è per questo che abbiamo fatto l'esposto – continuano le rappresentanti dell'associazione – E non solo uno: il primo l’abbiamo fatto mercoledì consigliata dal Comando dei Carabinieri che c’è vicino a casa e al quale facciamo riferimento per i diversi casi che ci vengono segnalati. Il comandante ci ha spiegato che l’unico modo per capire che animali sono è far muovere i Nas».
A quel punto l’esposto è stato trasmesso insieme alle prove fotografiche verificate: «Devo essere onesta alla prima occhiata ho pensato si trattasse di un fake. Cosa che invece purtroppo non era. A quel punto insieme a Caramanica e come partito ci siamo mossi».
La questione non finisce così, però: «Una volta pubblicato il nostro comunicato stampa in cui spiegavamo come avevamo agito, a stretto giro un altro cittadino mi invia un’altra foto, sempre dello stesso tenore. Io guardo la foto e rimango allibita. Nel giro di due giorni un’altra segnalazione. A quel punto mi è stato consigliato di chiamare direttamente il 112 per vedere se potessero mandare subito una pattuglia. Ma, purtroppo, conoscendo solo la zona e non avendo un civico preciso, mi è stato detto che sarebbe stato molto difficile trovarlo e semmai di andare in caserma e fare un secondo esposto. Cosa che farò immediatamente lunedì».
Bruno ci tiene a sottolineare quanto, più di tutto, sia importante l’aspetto igienico-sanitario e il possibile maltrattamento di animali: «Il balcone è esattamente sopra un bar. Ma a nessuno viene in mente di avvertire qualcuno? Davanti a una foto così la condanna è inevitabile, ma si può anche credere che sia un caso isolato. Quando, però, le immagini sono più d'una, sembra più essere una consuetudine, una pessima consuetudine. È una cosa incredibile. Oltretutto quella parte della città è una zona industriale con fumi e inquinamento, ma sa cosa assorbono quelle carcasse se poi vengono mangiate? E poi vogliamo capire che tipologia di carne sia. Di certo non ci fermiamo, ma andremo avanti perché è inaccettabile una cosa del genere. Altro che fake, questa è una dura realtà».