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19 Giugno 2023
18:18

Abbandonò il suo cane in un sacco e lo picchiò: a processo un uomo di Gela, il Wwf si costituisce parte civile

È approdato al Tribunale di Gela il caso dell'uomo che nel dicembre del 2021 abbandonò in strada e picchiò violentemente il proprio cane. L'uomo, che era stato denunciato dagli agenti di Polizia, è imputato e il Wwf si è costituito parte civile. Il cane sta bene ed è ora accudito da un'associazione animalista.

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cane triste

Si è svolta pochi giorni fa, al Tribunale di Gela, la prima udienza per il processo penale che vede come imputato un gelese di 57 anni, accusato di maltrattamento e sevizie di animali ai sensi dell'art. 544- ter del codice penale e come parte civile il Wwf, a tutela dei diritti del cane che è stato abbandonato e picchiato dall'uomo, che era il suo pet mate.

I fatti risalgono al dicembre 2021 quando il 57enne era stato colto in flagranza di reato mentre sferrava un calcio al suo cane nel tentativo di abbandonarlo lungo la strada statale 117 bis “Centrale Sicula” , in una zona tristemente nota per essere luogo di abbandono di rifiuti. L’uomo aveva precedentemente chiuso il cane dentro un sacco e, dopo averlo scaricato dal bagagliaio della sua auto, lo aveva buttato in mezzo ai rifiuti, ma l’animale era riuscito a liberarsi e a tornare indietro rincorrendolo. Il 57enne per tutta risposta lo aveva colpito sferrandogli un violentissimo calcio alla testa.

Fortunatamente, sulla stessa strada si trovava in servizio una pattuglia della Polizia Stradale di Enna, i quali agenti, avendo notato l’azione, catturarono l’uomo che stava già fuggendo sulla propria auto. Una volta identificato, il gelese venne denunciato per “maltrattamento e sevizie di animali” ai sensi dell’art. 544-ter del Codice penale. Il cane, ferito, venne immediatamente sequestrato e affidato alle cure di un’associazione animalista di volontariato di Gela che ne se sta occupando ancora oggi.

Il Wwf sezione Sicilia Centrale si era immediatamente costituito parte civile nel processo penale che si è instaurato e pende adesso presso il Tribunale di Gela davanti al Giudice monocratico Serena Berenato.

Quello che preoccupa i volontari ora è l’istanza, pervenuta alla prima udienza di comparizione svoltasi pochi giorni fa,  dalla difesa dell’imputato che ha richiesto una sospensione del procedimento penale attraverso “la messa alla prova”: si tratta di una forma di probation giudiziale che potrebbe evitare all’imputato la condanna prevista per i reati definiti “di minore allarme sociale”, sostituendola con lo svolgimento di lavori di pubblica utilità, attività di volontariato e affidamento ai servizi sociali.

Tramite un comunicato stampa il WWF sezione Sicilia Centrale ha riportato le dichiarazioni del proprio avvocato Salvatore Patrì, il quale ha affermato che: «Poiché sussistono i presupposti di legge, molto probabilmente il Giudice concederà questo speciale procedimento che, quindi, consentirebbe all’imputato di ottenere la possibile rapida uscita dal circuito penale ed altri notevoli benefici, tra cui la totale estinzione del reato e l’esenzione da qualsiasi tipo di sanzione».

Sulla questione è intervenuto anche il presidente del Wwf sezione Sicilia Centrale e  coordinatore regionale delle Guardie zoofile Ennio Bonfanti esprimendo il suo rammarico: «Come espressione della società civile e “addetti ai lavori” non possiamo non stigmatizzare l’assoluta inadeguatezza del sistema di tutela penale degli animali che attualmente vige in Italia: questo caso che stiamo affrontando al Tribunale di Gela è l’esempio più lampante dell’inefficacia delle sanzioni penali previste per crimini quali i maltrattamenti, il bracconaggio, il traffico di specie protette. Le vigenti norme in materia, infatti, prevedono sanzioni penali ormai blande e del tutto inadeguate a contrastare fenomeni criminosi gravi e intollerabili. Tra oblazione, “tenuità del fatto” e “messa alla prova"  per seviziatori di animali, cacciatori di frodo e trafficanti di specie rare il processo in Tribunale non fa più alcuna paura e non ha alcun effetto deterrente».

E’ da diverso tempo ormai che tutte le organizzazioni di volontariato e protezione e tutela degli animali chiedono al legislatore a gran voce la previsione di misure di prevenzione di questo tipo di reati che ancora oggi vengono definiti dal nostro codice penale “di minore tenuità”, nonché soprattutto la previsione di sanzioni e condanne più severe post commissione dei reati.

Non solo, non è una novità ormai che esista una indissolubile connessione tra il maltrattamento animale e la pericolosità sociale. Esiste infatti una complessa relazione tra i due fenomeni che potrebbe non sembrare tanto logica o automatica ma che è stata riconosciuta e spiegata anche in termini scientifici e di statistica e e che dovremmo tenere in considerazione anche e soprattutto sul piano giuridico e legislativo, per evitare che ancora nel 2023 gli animali subiscano ingiustizie prima fuori e poi dentro le aule giudiziarie.

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Federica Gennaro
Volontaria
Dottoressa in giurisprudenza all'Università degli studi di Palermo e volontaria animalista siciliana, sono operativa sul territorio nella gestione del fenomeno del randagismo. La scrittura e l'amore per gli animali sono da sempre le mie più grandi passioni e grazie a Kodami ho la possibilità di esprimerle al meglio.
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