La danza degli storni è uno spettacolo nel cielo: l’esperto ci spiega i loro movimenti

Migliaia di uccelli disegnano forme tridimensionali nel cielo: sono gli storni, in questo periodo di passaggio per lo stivale passando anche dalla Puglia.

23 Dicembre 2022
10:16
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Il movimento armonioso. Una nuvola tondeggiante che disegna forme tridimensionali. La danza che si ripete ritmicamente accompagnata dal soffio del vento. Sarà capitato a tutti almeno una volta di assistere al meraviglioso spettacolo della danza degli storni, lo spostamento in formazione di questi uccelli passeriformi lunghi appena 20 centimetri ma in grado di muoversi in gruppo con una perfetta coordinazione. Stormi di storni, potremmo dire, giocando un po’ con le parole.

In queste settimane, in particolare, è facile imbattersi in queste immagini percorrendo la statale 16 che porta verso Lecce. In Puglia, infatti, si trovano una serie di importanti dormitori. Per esempio la riserva di Torre Guaceto e l’area di Punta della Contessa, in provincia di Brindisi, ma è presumibile che ve ne siano altri sia all’altezza di Costa Ripagnola, tra Mola di Bari e Polignano, che scendendo ancora più giù verso il Salento.

Cosa caratterizza veramente lo storno? Uno degli aspetti più curiosi nel comportamento di questo uccello sta proprio nella sua socialità a orari prestabiliti. Lo storno, infatti, si ritrova per queste evoluzioni di gruppo solo dopo un certo orario. A spiegarlo a Kodami è stato il prof. Antonio Camarda, docente di patologie aviarie al Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” e responsabile sanitario dell’Osservatorio Faunistico Regionale della Puglia: «Le evoluzioni degli storni sono un grande mistero della natura – ci racconta – nel corso della giornata si concentrano, arrivata una certa ora, dopo essersi divisi in tanti nuclei. È una cosa che colpisce perché possiedono una capacità di riconoscere il passaggio del tempo».

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Uno storno

Qualche anno fa anche il premio Nobel Giorgio Parisi aveva fatto loro riferimento sui meccanismi alla base della coordinazione tra gli individui nel contesto più ampio dell'analisi dei sistemi complessi. È lo stesso Camarda a ricordarlo: «Questi uccelli riescono a volare senza mai scontrarsi tra loro – ci spiega – si organizzano all’interno dello stormo prendendo in considerazione il compagno che è vicino, che così diventa il loro punto di riferimento. In questa maniera tutti gli animali, in frazioni di secondo successive, spostano tutto lo stormo. Dobbiamo pensare come a una struttura tridimensionale. Davanti, invece, si muovono in base ai fattori ambientali quali il vento, la temperatura, le correnti ascensionali. Ogni nuvola può essere composta anche da centinaia di migliaia di storni che si muovono in sincronia».

Uno spettacolo che, però, è possibile ammirare, di regola, solo in alcuni mesi dell’anno. Il periodo tra novembre e febbraio è quello più indicato in quanto coincide con il passaggio attraverso l’Italia dai paesi più freddi: «In questo periodo gli storni hanno completato la migrazione – continua a dirci l’esperto – anche se ultimamente sono cambiate le rotte di viaggio. Vengono dal Nord Europa e svernano da noi nel periodo invernale.  Sta cambiando del resto anche la biologia di questa specie. In condizioni di temperatura ideale gli spostamenti sono più corti e non sono vere e proprie migrazioni. In Italia possono essere anche solo di poche centinaia di chilometri. Poi ci sono storni che decidono di diventare stanziali e in Puglia ne abbiamo parecchi che fanno così».

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Gli storni su Roma sorvolano il Vittoriale

Per quanto questa danza sia spettacolare,  la presenza degli storni non è vista di buon occhio dall’uomo. Da un lato i timori per i danni che potrebbero causare all’agricoltura con il loro passaggio nelle campagne, dall’altro le problematiche di carattere igienico sanitario che si registrano laddove si riparano all’interno delle città. Un caso emblematico in tal senso è quello di Roma, dove da anni si studiano strategie da adottare per frammentare gli stormi più grandi. A quanto pare, però, la loro presenza non desterebbe grande preoccupazione: «Negli ultimi due anni è cambiata la geografia del territorio ed è cambiata la temperatura – conclude Camarda – questi uccelli attraversano il mediterraneo e la loro presenza è segnalata anche in Africa. Lo storno mangia quello che trova, da un lato è fantastico nella lotta biologica agli insetti. Fa una dieta prettamente proteica però può mangiare, in determinati momenti, germogli di olive. In questo senso può essere nocivo per il lavoro nelle campagne. Tuttavia nel periodo in cui passa attraverso il nostro territorio le olive sono state raccolte, quindi anche l’impatto sull’agricoltura è relativo. Più che mangiare gli scarti non possono. Tuttavia alcune regioni, tra cui c’è stata anche la Puglia, inseriscono la specie tra quelle per cui è aperta la caccia in deroga».

La bellezza quasi magica nei movimenti dei gruppi di storni ci pone ancora una volta di fronte allo scontro tra i muri innalzati dall’uomo e la natura che, invece, dimostra sempre di sapersi riprendere i suoi spazi. Una lotta che, a lungo termine, ci vedrà comunque soccombenti per la nostra stretta dipendenza dagli altri esseri viventi del pianeta. Basterà la nostra lenta presa di coscienza? O troveremo il modo di raggiungere un compromesso tra sviluppo e sostenibilità? Solo il tempo sarà in grado di dircelo.

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Roberto Maggi
Giornalista
Sono nato a Bari nel 1985. Sono un giornalista, fotografo e videomaker. Amo raccontare storie di animali sia con le parole che con le immagini. Sono laureato in giurisprudenza e da anni seguo la cronaca locale in Puglia. Amo tutti gli animali, ma in particolar modo i gatti. Faccio spesso amicizia con loro quando viaggio con la mia moto.
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