Ginestra, il fiore del deserto che dopo le fiamme è finalmente sbocciato: cerca casa

Ginestra è stata trovata in Sicilia, in una zona deserta, con il corpo ricoperto di piaghe, affamata e assetata. Per sua fortuna, Chiara era lì in vacanza e l'ha presa con sé, ma la cucciola non ha ancora avuto il suo lieto fine.

1 Giugno 2022
13:16
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Quando Ginestra è stata trovata la scorsa estate, in Sicilia, era completamente sola in una zona che per giorni era stata martoriata dalle fiamme.

A raccontarci la sua storia è Chiara Dell'Oca, una nostra lettrice: «Ero in vacanza con la mia famiglia e il mio cane, Argo. Eravamo in visita al memoriale di Portella della Ginestra nei giorni più caldi di agosto con 45 gradi all’ombra: una distesa di massi in una landa desolata, in una zona interessata nei giorni appena precedenti da alcuni incendi. Apparentemente l’unico essere vivente nei dintorni era una volpe selvatica che gironzolava nella zona − spiega Chiara − A un certo punto, da una roccia in mezzo alle sterpaglie bruciate, è sbucata una cucciola malconcia. Era circospetta ma evidentemente in cerca di aiuto, di cibo, acqua e ombra. Ginestra (così abbiamo deciso poi di chiamarla) ci ha timidamente seguiti fino alla nostra auto, a debita distanza».

La cucciola era evidentemente in un cattivo stato di salute, con il manto ricoperto di piaghe a causa della rogna. Chiara e la sua famiglia non potevano lasciarla lì: «Ci siamo subito attivati per capire come poterla aiutare, dal momento che si trovava vicino a una strada e a vari chilometri dal centro abitato − dal quale presumibilmente era stata allontana proprio perché malata − era in serio pericolo. La abbiamo portata in una clinica affinché potesse ricevere le cure necessarie. Le è stato subito diagnosticato che era affetta da rogna ma fortunatamente una forma non contagiosa».

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A quel punto non restava altro da fare che capire quale fosse l'opzione più giusta per Ginestra: «Abbiamo chiesto aiuto alla clinica, ma ci è stato risposto che non potevano intervenire in alcun modo e che non avremmo potuto fare altro che tenerla noi o portarla in canile. Questa opzione, tuttavia, ci è stata fortemente sconsigliata dalle tutte le persone alle quali nel frattempo mi ero rivolta per avere consigli su come procedere − spiega Chiara − Mi avevano chiaramente detto che, se portata in canile, sarebbe andata incontro a un triste destino e probabilmente non ne sarebbe più uscita. Non abbiamo quindi potuto fare altro che portarla con noi nella casa nella quale ci trovavamo in affitto, dandole acqua e cibo e lasciandola in uno spazio aperto adiacente alla casa che fortunatamente si trovava in campagna, per cominciare le cure e cercare ulteriormente aiuto nei giorni successivi».

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La mattina successiva, tuttavia, Ginestra era sparita. Chiara e la sua famiglia la cercano dappertutto chiedendo informazioni anche ai vicini e segnalando che si trattava di un cane da loro soccorso e già portato in clinica per i debiti controlli; una ricerca vana, perché nessuno sembrava saperne nulla.

«La sera, rientrando a casa, Ginestra è ricomparsa dove l’avevamo lasciata la sera prima. Al nostro arrivo, da lei accolto festosamente, è comparso un signore, che abitava nella stessa casa dove alloggiavamo che, pur senza ammettere di essere il responsabile della sua scomparsa, ci ha intimato di portarla via entro il giorno successivo, altrimenti si sarebbe ripetuta la stessa dinamica − racconta Chiara −A niente sono valse le nostre spiegazioni circa il fatto che avevamo intenzione di curarla e portarla via con noi e che le analisi fatte in clinica avevano rilevato che non fosse affetta da alcuna malattia contagiosa e che non era quindi ‘pericolosa’ né per le persone né per altri animali (sebbene non ce ne fosse alcuno nei dintorni, al di fuori del nostro cane Argo)».

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«Quella sera stessa abbiamo cominciato le cure prescritte in clinica per la rogna, i vermi e i parassiti, nonché la ricerca disperata di una sistemazione dove potesse essere accolta. Non avendo alcun tipo di contatto sul territorio e non avendo trovato sostegno dalle associazioni a cui mi ero inizialmente rivolta ho cominciato a contattare volontari i cui riferimenti avevo trovato su Internet. Dopo tanti tentativi vani proprio da loro è arrivato il primo aiuto. Un volontario, sentita la storia di Ginestra e compresa la situazione disperata, mi ha offerto uno stallo per alcuni giorni, ricavando generosamente uno spazio malgrado ospitasse già moltissimi animali».

Un'offerta gentile che ha permesso a Chiara e la sua famiglia di guadagnare un po' di tempo per decidere come comportarsi e trovare una soluzione definitiva per Ginestra.

«Fondamentale è stato l’aiuto di alcuni contatti al Nord che mi hanno dato consigli su come muovermi, essenziali per me che non avevo alcuna esperienza di "salvataggi", né persone di riferimento nel territorio dove mi trovavo, appunto, solo per le vacanze – continua Chiara − L’accalorato suggerimento rivoltomi da tutti i miei interlocutori era di non ricorrere ai canili che evidentemente non godevano di buona fama. Anche il ricorso ai rifugi, consigliatomi da molti, si è però presto rivelato impraticabile: tutti quelli a cui provavo a rivolgermi erano strapieni e non attrezzati per ospitare un cane malato che richiedeva cure quotidiane. A un certo punto è stato quindi evidente che non vi erano alternative se non quella di portarla con noi per il resto delle vacanze e poi al nord, dove già un rifugio mi aveva dato la disponibilità ad accoglierla. Così è stato. Dopo pochi giorni abbiamo recuperato Ginestra e, dopo averla portata a microchippare, abbiamo cambiato casa, arrivando in un posto spazioso, con un giardino privato e cintato».

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Ginestra ha trascorso quindi il resto dell'estate (e delle vacanze della famiglia di Chiara) insieme agli umani che l'avevano soccorsa e al loro cane Argo. «Dopo le prime cure e un paio di bagni si era già radicalmente trasformata: passava le sue giornate giocando, dormendo nell’erba fresca, mangiando con appetito e facendo passeggiate con me e Argo. Ha superato in pochissimo tempo la sua timidezza, comprensibile alla luce di quanto aveva passato, e da subito ha interagito ottimamente con Argo».

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«Nel viaggio di ritorno verso Milano Ginestra si è comportata straordinariamente, come un cane abituato a una vita “domestica”; non ha patito le lunghe ore di auto (trascorse in larga parte a dormire), né la condivisione dello spazio normalmente riservato ad Argo, non ha sporcato, né abbaiato. A malincuore, non avendo materialmente la possibilità di tenerla con noi, abbiamo quindi portato Ginestra al rifugio dove ci avevano precedentemente dato la disponibilità ad accoglierla. La tristezza di doversi separare da lei è stata subito compensata dall’ospitalità della nuova provvisoria sistemazione: immersa nei boschi e gestita da persone attente, premurose e professionali. Nei mesi successivi Ginestra ha finito le lunghe cure e si è rimessa completamente: pian piano il suo pelo ha cominciato a ricrescere, fino a non lasciare più alcun segno della sua precedente condizione; è cresciuta, ha preso il giusto peso e fatto il primo calore».

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Ginestra ora ha poco più di un anno, è vaccinata e non le è mai stata riscontrata alcuna patologia, a breve verrà anche sterilizzata e ha raggiunto la sua taglia definitiva, circa 23 kg. Ginestra è rinata: «Non ha mai smesso di accogliermi con gioia e gratitudine ogni qualvolta la vado a trovare per fare delle passeggiate con lei e Argo, ma ora ha bisogno una famiglia che la accolga per il resto della sua vita. Ginestra ha dimostrato di avere un carattere equilibrato e di rapportarsi molto bene sia con le persone che con altri cani; certamente ha bisogno di fare esperienze, ma le premesse sono ottime», spiega Chiara.

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«Ginestra prende il nome dal luogo dove l’abbiamo trovata – Portella della ginestra – ma questo nome le si addice particolarmente per via della sua somiglianza con la ginestra della nota poesia di Leopardi: “fiore del deserto”. È stata trovata in una condizione desolata, ma da subito, anche se malconcia, se ne notava la bellezza, nonché l’allegria che avrebbe saputo regalare. E col tempo, infatti – e malgrado le esperienze difficili che ha dovuto attraversare – è sbocciata in tutta la sua bellezza e ha superato la paura dell’uomo, di cui aveva tutto il diritto di diffidare. Ora la sua rocambolesca vicenda aspetta di concludersi con un’adozione, come avevamo immaginato nel momento in cui l’abbiamo soccorsa, senza nemmeno sapere quali possibilità avesse nelle condizioni in cui si trovava. Ginestra può essere conosciuta nel rifugio dove è ospitata, nel paese di Carbonate, tra Como e Varese – dove è possibile cominciare a prendere confidenza con lei e portarla a passeggio», conclude Chiara.

Per informazioni su Ginestra, contattare chiara al 3346153897, oppure alla mail chiara.delloca@icloud.com

Fonte | Chiara Dell'Oca

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