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13 Febbraio 2022
17:00

Un’adozione per Peter: il cane che ride cerca famiglia

Peter è un meticco mezzo Pitbull, con una grande bocca che sembra sorridere. Dopo un abbandono, era riuscito a uscire dal canile e starsene in famiglia per circa un anno. Ora, però, è tornato in canile e cerca una nuova casa.

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Istruttrice cinofila
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Chi lavora come educatore o istruttore cinofilo ne incontra tanti nella sua giornata: cani che hanno una famiglia, cani che hanno amici cani, cani che attendono in rifugio una possibilità di riscatto. Sono tante le storie di vita, come quella di Peter.

Avevo già conosciuto Peter, ma non di persona. Il nostro lavoro come istruttori spesso ci mette nelle condizioni di sentirci con colleghi e volontari e di ragionare insieme su dei cani. “Quattro occhi vedono meglio che due!” è una frase che ripeto spesso quando qualcuno mi chiede di aiutarlo a cogliere delle sfumature o a fare delle ipotesi di lavoro e teme di disturbare.

Noi istruttori viviamo abbastanza in simbiosi con quell'attrezzo infernale che è il telefono: apriamo messaggi, scarichiamo video, mandiamo vocali al limite della decenza in termini di durata e orari. La nostra è come una malattia, una deviazione dalla vita di tutti i giorni con cui conviviamo pacificamente e in accettazione. I più professionali di noi, sono abilissimi perché hanno due numeri di telefono e dedicano a quello del lavoro il giusto tempo e spazio per non impazzire. Chiaramente io non appartengo a questa categoria e navigo a vista ogni giorno fra i vocali di mia madre e quelli del cliente di cui ancora non ho salvato il numero di telefono.

In questa strana dimensione, che può raggiungere livelli di esasperazione importanti in alcuni periodi dell’anno, dedichiamo gran parte delle nostre risposte a dire “mandami qualche video di questo cane” e a ritrovarci la sera a scaricare e visionare, mentre le persone normali si rilassano davanti una serie tv. Come per ogni lavoro, abbiamo la nostra dose quotidiana di gioie e di dolori, solo che i nostri processi mentali quando guardiamo quelle immagini, a volte, hanno un non so che di mistico. Non sapendo molto dell’animale in questione, rallentiamo i fotogrammi, cogliamo dei particolari, facciamo delle ipotesi e ci affidiamo talvolta a delle sensazioni: questa è la reale bellezza del mio lavoro, usare la testa e a volte “sentire” di pancia. Un equilibrio perfetto se lo si sa mantenere.

Ed ecco allora che tra i vari video spunta poi il volto di Peter e così la sua storia ha inizio nella mia vita. Una mia collega lo seguiva dagli albori della sua adozione in canile e sapeva che non sarebbe stata una passeggiata il suo percorso finalmente fuori dal box. Ma la sua famiglia era caparbia, aperta all’ascolto e Peter finalmente era a casa: il che significava che aveva tante chance in più di farcela a stare meglio con se stesso.

Quei video non erano facili da interpretare e il lavoro che Sara stava facendo con lui era già impostato alla perfezione: c’era però qualcosa che sfuggiva a me e a lei. Lo vedevamo bene il disagio di quel cane, lo si percepiva dai segnali del corpo. Peter è uno di quei meticcioni  mezzo Pitbull e chissà cos’altro dalla bocca grande, che sembra sorrida ogni volta che si sofferma a respirare con maggiore frequenza tanto da aprirla.

Vedevamo la difficoltà di Peter con quel guinzaglio addosso, come se fosse una bestia costretta in una gabbia minuscola. Era un cane esplosivo e le emozioni gli arrivavano come uno tsunami ogni volta lasciando il vuoto dietro di sé. Un concentrato di nevrilità e richieste continue di aiuto ma poi non si riusciva ad affidare. Cosa potevamo fare per riportare al suo splendore quel diamante grezzo?

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Peter: un cane vagante nella civilissima Liguria…

Peter è stato trovato vagante in Liguria prima di approdare al Canile di Genova. Certo: è molto difficile trovare dei cani vaganti nel "civilissimo Nord" e viene da domandarsi anche come sia possibile trovare determinate razze girare libere come fossero randagi. Inutile dire che quasi certamente Peter una famiglia prima del suo primo ingresso in canile l’avesse, ma non avendo nessun microchip che ci permettesse di risalire alla sua vita non si sa nulla del suo "prima". Ciò che è certo è quel cane di neanche un anno (già massiccio come un adulto ma fragile come un cristallo dentro), era l’ennesimo probabile abbandono, frutto della scelleratezza umana o un "trovatello" che nessuno mai avrebbe reclamato.

I primi mesi in canile sono stati difficilissimi per lui: in box, nonostante la uscite quotidiane e le attenzioni, peggiorava sensibilmente il suo equilibrio già precario. E' inevitabile che ci siano dei cani che ti entrano nel cuore più di altri per chi opera in una struttura. Ogni cane ha un posto nei pensieri di qualcuno di noi ma ce ne sono alcuni che si fanno largo prepotentemente dentro più di altri. Forse perché come Sara, la mia collega di Genova, vedevo quel cane fragilissimo, tanto grande quanto poco maturo: un cane che ce la metteva tutta ma senza grandi risorse data l’inesperienza.

In Peter ritrovavo alcuni aspetti tipici dell’adolescenza, di quando vai in escandescenza per nulla pentendotene subito dopo; l’incapacità di lasciarsi aiutare da qualcuno perchè vuoi farcela da solo anche se crolli. Rivedevo in Peter tutto il grande  calderone delle sfumature delle emozioni quando arriva duro come un pugno nello stomaco.

Lentamente coi mesi e la costanza che solo certi colleghi e volontari possono avere con cani così nevrili, Peter andava migliorando e lasciandosi guidare iniziava a trovare un certo di equilibrio anche rispetto le sue emozioni. Un unico problema persisteva e continuava a mandarlo totalmente in difficoltà ed erano i suoi simili. Alla sola vista di un cane anche ad una distanza importante, Peter sfoderava tutto il suo repertorio di uggiolii e abbai: la sua fisicità prorompeva smascherando tutta la giovinezza e c’era da attaccarsi a qualcosa di veramente solido perché non ti portasse via dietro di lui e le sue emozioni.

Come un cavallo imbizzarrito, s’impennava tentando di sembrare più grande di quanto fosse pur di respingere quei cani in lontananza: non importava se fossero maschi o femmine, chiari o scuri, grandi o piccini. A Peter interessava solo allontanarli, fingere di essere quello che non era e tentare in quegli abbai disperati come urli di sembrare qualcuno a cui mai nessun cane si sognerebbe di avvicinarsi. Usava tutte le carte che aveva a disposizione per lanciare quei segnali, compresi farsi grande con quel suo corpo, teso nei fasci di muscoli, a dimostrare di non aver paura e di essere pronto all’azione.

Ma quello non era un ring, quei corridoi e quelle passeggiate nel verde fuori dal canile non erano una giungla e Peter veniva ignorato da molti operatori del canile perché, credetemi, è difficile da portar fuori un cane come lui. Intanto però gli stessi cani a distanza percepivano che la sua fosse tutta scena e non lo degnavano di uno sguardo, il che non faceva che avvalorare la sua tesi: “State lontano da me” e aumentare la sua frustrazione.

Vi invito ad una riflessione, a questo punto, se posso permettermi di farlo mentre leggete questo articolo: provate a pensare come potreste sentirvi nella sua condizione. Non avete mai potuto incontrare molte persone, non avete stretto relazioni, amicizie, conoscenze. Magari siete anche un pò introversi, schivi come persone, preferite la quiete del silenzio alla vita mondana. Adesso immaginate che finiate in un posto dove ci sono centinaia di persone, centinaia di persone che in alcuni momenti della giornata rompono il silenzio parlando tutte insieme e ognuno vi dice qualcosa pretendendo che lo ascoltiate: gioia, noia, stress, disagio, felicità. Vi tappereste le orecchie pur di non sentirli. Vi chiudereste in un angolo pur di sottrarvi a tanto frastuono. Ecco cosa vive più o meno un cane in un canile di cento e più anime: l’impossibiltà di scegliere cosa sentire e cosa provare. Potevano fargli piacere i cani a Peter? Forse un miracolo più che un obiettivo di lavoro con lui, per uno “ come” lui…

Peter il cane che ride cerca ancora famiglia

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Le cose non vanno sempre come vorremmo per i cani. Peter era riuscito a uscire dal canile e starsene in famiglia per un anno abbondante. Un giorno Sara mi chiamò e mi disse se mi ricordavo di quel cane dei video e che avevo anche incontrato l’estate precedente con la persona che lo aveva adottato. Beh, era rientrato in canile per problemi serissimi di salute di questa persona.

Era per noi insopportabile quello che era capitato. A volte ci monta una grande rabbia a pensare che certi cani  e certe persone sono proprio sfortunati. Ma poi ci impegniamo a pensare di nuovo a loro, a quanto c’è da fare e ci concentriamo solo su quello. Sara sta facendo esattamente questo con gli altri operatori del canile: dare a Peter una nuova chance per andare via di nuovo da lì, trovare una famiglia stabile e un buon contesto di vita.

E’ un lavoro che i ragazzi portano avanti costantemente e che continua a dare i suoi frutti: Peter continua a migliorare, è arrivato a stare vicino ai cani con una discreta indifferenza, a non esagerare, a dimostrarsi più maturo e pieno di voglia di fare. Peter ha imparato che piuttosto che esplodere, la relazione con chi ha accanto può essere fonte di buoni consigli, di evitamento, di gestione delle situazioni agganciandosi a delle coordinate di sicurezza senza esplodere.

Detta così pare una passeggiata ma sappiate che dietro c’è il grande sforzo di un cane di modulare l’intensità dei suoi comportamenti, rinforzare le zone sensibili e scoperte, usare la testa e scegliere strategie corrette e più sociali.

Noi sappiamo che quando passa il treno delle adozioni è difficile che ripassi un’altra volta ma ci speriamo sempre con tutte le nostre forze. Io credo che per questo cane sia davvero arrivato il momento di scansare i brutti pensieri e sperare invece che i suoi sforzi siano premiati dall’arrivo della famiglia giusta.

Peter è un cane giovanissimo: ha bisogno di trovare qualcuno che possa garantirgli anche una sana attività fisica, che ami passeggiare e gironzolare nel verde. Ci auguriamo che possa trovare un giorno una situazione stabile e sappiamo per certo che potrebbe benissimo convivere anche con un  altro cane facendo un lavoro di inserimento giusto. Perché quelli come noi non smettono mai di farsi sorprendere dai cani e dalla loro forza  di carattere.

Per info  su Peter: info@associazioneuna.org

Canile Una Genova

Contatti: 010-8979374 oppure 3510317835

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