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17 Giugno 2023
17:34

Un altro orso trovato morto in Trentino. È il quarto in meno di due mesi

In Trentino è stato rinvenuto un quarto orso morto. Questa volta il corpo è stato trovato a Cavedago, tra Andalo e Fai della Paganella.

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orso

Un altro orso è stato trovato senza vita nei boschi del Trentino. Si tratta del quarto caso in poche settimane e a segnalarlo agli uomini della Forestale è stato questa volta un escursionista che si trovava nei pressi di Cavedago, tra Andalo e Fai della Paganella, nel pomeriggio di venerdì 16 giugno.

La Provincia Autonoma di Trento ha diffuso la notizia nella mattinata di sabato 17 giugno in un comunicato: «Si tratta di un plantigrado maschio, presumibilmente ‘subadulto', morto da alcuni giorni – si legge – La carcassa sarà consegnata all’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, che condurrà i necessari accertamenti, anche per stabilire l’identità dell’animale».

La PAT coglie inoltre l'occasione per smentire la notizia, circolata nella mattinata di domenica 17 giugno, secondo la quale nella notte un orso avrebbe aggredito un cane in Val di Sole, tra Dimaro e Folgarida: «Il selvatico è stato segnalato dall’abbaio dell'animale domestico all'esterno di un'abitazione a Dimaro, ma non c’è stato contatto alcuno».

Quarto orso trovato morto in Trentino in meno di due mesi

«Se tre indizi fanno una prova, quattro inchiodano – commenta a Kodami Massimo Vitturi, responsabile area selvatici della Lav – Così tante morti in poche settimane fanno pensare che ci sia una responsabilità umana. Chiediamo quindi gli esiti dell'autopsia e un'indagine della Magistratura. Se così fosse, inoltre, riteniamo importante riflettere sul legame tra queste azioni e la politica aggressiva nei confronti della fauna selvatica proposta dal Presidente della Provincia Autonoma, Maurizio Fugatti».

Della stessa idea anche Ivana Sandri, responsabile della sezione locale di Enpa, che a Kodami commenta: «Così tante morti in pochi mesi aprono a ipotesi davvero inquietanti. L'ultimo è stato trovato nella zona da cui gli orsi non sono mai scomparsi, ma in cui si vorrebbe realizzare un camping di lusso. Ci chiediamo, quindi, se gli orsi non siano ritenuti, in questo luogo, presenze ingombranti».

Quello di sabato 16 giugno è il quarto ritrovamento di un orso senza vita nell'arco degli ultimi due mesi. Il primo, in ordine temporale, era stato un cucciolo di circa 3-4 mesi d’età, rinvenuto in bassa Val di Sole lo scorso 22 aprile. La settimana successiva, invece, era stata la volta del ritrovamento di M62, individuato da un gruppo di escursionisti in una zona impervia dei boschi sopra San Lorenzo Dorsino. L'animale, in questo caso, era stato riconosciuto immediatamente per via delle marche auricolari. M62, infatti, era un esemplare già noto in Provincia, per via della sua tendenza ad avvicinarsi agli abitati nell'intento di cibarsi. Su di lui pendeva un'ordinanza di cattura e abbattimento da parte del Presidente Fugatti, il quale era in attesa del via libera da parte di Ispra.

Le indagini condotte sul corpo dell'animale, però, non hanno permesso di risalire alla causa della morte, in quanto il corpo si trovava in avanzato stato di decomposizione. La Procura della Repubblica di Trento ha quindi aperto un fascicolo a carico di ignoti con l’ipotesi di reato di uccisione di animali.

Il terzo caso, invece, risale ai primi giorni di giugno ed è avvenuto poco distante dal luogo in cui, lo scorso 5 aprile, ha perso la vita il giovane runner Andrea Papi. Anche in questo caso, non si conoscono ancora le cause della morte, sebbene la PAT abbia sottolineato, in un comunicato: «La "stagione degli amori" si accompagna anche ad un aumento della competitività fra gli esemplari e non sono rari gli scontri fra plantigradi».

La speranza è che il corpo dell'orso morto a Cavedago, rinvenuto fortunatamente già pochi giorni dopo il decesso, permetta invece di ottenere una risposta chiara sulle cause del decesso. «Cercheremo di arrivare alla verità, attraverso un accesso agli atti e presentando una denuncia contro ignoti per uccisione di animali. Reiteriamo, inoltre, la richiesta alla PAT affinché attui le misure di prevenzione, ormai ben note, al fine di permettere una positiva convivenza fra uomo e grandi carnivori», conclude Sandri.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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