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1 Settembre 2023
14:30

Uccisa l’orsa Amarena, il direttore del Pnalm: «Non c’è il “modello Abruzzo”, serve cambiare la cultura»

«Amarena era inestimabile per la popolazione di orsi bruni marsicani, la sua perdita non è quantificabile». È il commento rilasciato a Kodami del diretto del Parco nazionale d'Abruzzo Luciano Sammarone.

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Intervista a Luciano Sammarone
Direttore del Parco nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise
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«Amarena era inestimabile per la popolazione di orsi bruni marsicani, la sua perdita non è quantificabile». È il commento rilasciato a Kodami del diretto del Parco nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise Luciano Sammarone a poche ore dalla morte dell'orsa, uccisa a fucilate a San Benedetto dei Marsi, in provincia dell'Aquila.

Secondo le prime ricostruzioni fornite a Kodami dai cittadini del posto, l'orsa si trovava in prossimità dell'ingresso di una casa ai margini del Paese, probabilmente per raggiungere alcune galline e altri animali da cortile che si trovavano sul retro. Davanti a lei, però ha trovato la doppietta del 56enne proprietario dell'abitazione.

Dopo essere stata colpita, Amarena ha fatto pochi metri per poi cadere a terra agonizzante. È così che l'hanno trovata i Guardiaparco ai quali l'uomo si è autodenunciato dopo aver fatto fuoco. All'arrivo dei soccorsi però l'animale era già privo di vita. Ora la carcassa si trova all'Istituto Zooprofilattico di Teramo, dove sarà sottoposta all'esame autoptico.

Questo episodio scrive un altro capitolo buio della convivenza tra persone e selvatici in Italia. Cosa succederà adesso all'uomo che ha fatto fuoco?

«Io sono garantista, sarà la Procura a fare luce su quanto accaduto – continua Sammarone – Quello che vorrei chiedere è perché una persona va a spasso col fucile in piena notte? Amarena non ha mai aggredito nessuno. Altri sono stati spaventati dalla sua presenza vicino alla loro casa e si chiude dentro e hanno chiamato i Carabinieri. In questi casi non si prende il fucile e si esce fuori. Inoltre, siamo fuori dal periodo venatorio, le doppiette quindi devono restare sotto chiave, non a portata di mano».

Solo pochi giorni fa, Amarena era stata avvistata a San Sebastiano, dove a poca distanza dalle persone ha aspettato l'arrivo dei suoi cuccioli per poi proseguire per la sua strada. Cosa ne è stato di loro dopo la morte della madre?

Il dramma vero e urgente ora riguarda i cuccioli: non sappiamo se sono già abbastanza competenti da poter sopravvivere da soli in natura. Sappiamo che si trovano nella zona del Fucino, un'area molto vasta e ricca di canneti e di zone industriali, la ricerca non si prospetta facile. Al momento le pattuglia dei Carabinieri sono impegnate nella ricognizione, ma una volta individuati si dovrà pensare a come poterli catturare. Sui cuccioli, al contrario degli adulti, non si può usare la narcosi. A morire potrebbe non essere solo Amarena, ma anche i suoi piccoli.

Alcuni contestano che l'orso non avrebbe dovuto avvicinarsi a un'abitazione. 

Qua finirà come per la ragazza stuprata a Palermo: la colpa verrà attribuita alla vittima. Perché ricordiamo che in questa situazione la vittima è l'orsa Amarena. Ciò vuol dire che gli orsi devono stare al loro posto e fare i bravi per vivere con noi? Loro sono 60 individui e noi 8 miliardi. La verità, è che a questi animali non lasciamo alcuno spazio.

La Procura di Avezzano ha aperto un fascicolo nei confronti dell'uomo che ha sparato. Pene più severe potrebbero servire a limitare questi episodi? 

Pene più severe non servono a nulla se non interveniamo sulla cultura delle persone. Chi ci ridarà Amarena o i suoi cuccioli? Allo stato attuale della popolazione servono almeno 7 anni per avere un'altra femmina prolifica come lei, un'infinità di tempo per i marsicani. Non serve che diano 50 anni di galera a quell'uomo, quello che è accaduto non deve più ripetersi.

Cosa fare perché non accada di nuovo?

Bisogna ripartire dalla cultura. Come Parco abbiamo fatto qualsiasi cosa, ma c'è ignoranza. Abbiamo realizzato il Protocollo per orsi confidenti nel 2013, quando ero ancora un Forestale, e la prima azione è proprio la messa in sicurezza di pollai e simili. Invece ovunque nel territorio ci sono strutture fatiscenti, facilmente accessibili ai selvatici, dove vivono insieme persone e animali. Il Parco indennizza anche quando le strutture sono abusive, ma se alcuni ritengono che la vita di pochi animali da cortile sia più importante di quella di un orso di cui restano 60 esemplari, di cosa stiamo parlando?

Amarena era la madre di Juan Carrito, l'orso confidente che era diventato dipendente dai rifiuti antropici, potrebbe essere entrata in paese per cibarsi di rifiuti?

Assolutamente no. Amarena non entra nei paesi spinta dalla fame, lo fa per una questione di competizione intraspecifica. Mi spiego: l'anno scorso Amarena era senza cuccioli, quindi non si è fatta vedere nei paesi, invece negli anni delle cucciolate frequenta ambienti antropici per poter allevare i piccoli senza temere le aggressioni da parte dei maschi. Era molto prolifica, sapeva bene cosa fare: li teneva al sicuro fino a quando non crescevano abbastanza, e poi scompariva. Essendo nel nostro territorio si cibava di polli, ma non perché ne avesse bisogno, semplicemente perché era ciò che aveva a disposizione nella sua zona sicura.

La gestione dei rifiuti è una questione molto importante, ma è  solo una parte delle problematiche legate alla questione degli orsi. Il problema primario sono pollai fatiscenti, incultura delle persone, e l'atteggiamento di persone che escono di casa col fucile carico per fare fuoco.

Con Amarena muore il "modello Abruzzo" per la convivenza tra persone e orsi?

Non c'è mai stato un "modello Abruzzo". Non eravamo santi prima e non siamo diventati demoni adesso. Basta un'azione sconsiderate per vanificare tutti i discorsi e le illusioni. Di sicuro però qui una cultura dell'orso c'è e resiste.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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