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12 Agosto 2023
15:00

Trovate tracce di microplastiche nei tessuti adiposi e nei polmoni dei mammiferi marini

Un gruppo di scienziati ha trovato microplastiche all'interno dei tessuti dei mammiferi marini dimostrando, così, che queste particelle riescono a diffondersi in tutto il corpo a partire dall'apparato digerente.

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L'inquinamento da plastica rappresenta un problema serio e continua ad aumentare negli ambienti oceanici a livello globale con un tasso medio previsto di 8,75 milioni di tonnellate all'anno sulla base dei dati del 2010, comportando un importante impatto su ecosistemi, società ed economie. L'incidenza dell'ingestione di plastica è ben documentata in 1.288 specie marine, infatti un nuovo studio ha dimostrato la presenza di microplastiche nel tessuto adiposo e nei polmoni di due terzi dei mammiferi marini esistenti. Ciò suggerisce che tali particelle siano in grado di uscire dal tratto digestivo per poi diffondersi e depositarsi nei tessuti. I risultati dello studio sono stati pubblicati sull'edizione del prossimo ottobre di Environmental Pollution.

Non è ancora del tutto chiaro quali effetti possano comportare le microplastiche diffuse nel corpo di questi animali, ma studi precedenti suggeriscono che potrebbero interferire al livello ormonale. Ciò che è certo, è che non si prospetta un futuro roseo per gli abitanti del mare e i ricercatori ne sono convinti. «Questo è un fardello extra oltre a tutto ciò che già sono costretti ad affrontare: cambiamento climatico, inquinamento, rumore, e ora non solo ingeriscono plastica e combattono con i grossi pezzi nello stomaco, ma vengono anche interiorizzati», ha detto Greg Merrill Jr., del Duke University Marine Lab. «Alcune parti della loro massa ora sono di plastica».

tursiope delfino

Per giungere a tale consapevolezza, il team di ricercatori ha analizzato campioni prelevati da 32 animali appartenenti a 12 specie trovati spiaggiati tra il 2000 e il 2021 in Alaska, California e North Carolina. Poiché è risaputo che le materie plastiche sono attratte dai grassi (lipofile), sono state campionate e analizzate zone adipose come il tessuto adiposo in generale, il melone che si trova al centro del capo dei cetacei e ha un ruolo nell'ecolocalizzazione e i cuscinetti di grasso lungo la mascella inferiore che focalizzano il suono sulle orecchie interne delle balene.

Inoltre, sono stati analizzati campioni provenienti anche dai polmoni dei diversi animali e purtroppo sono state ritrovate microplastiche anche lì. Le particelle di plastica identificate nei tessuti variavano in media da 198 micron a 537 micron e, considerando che un un capello umano ha un diametro di circa 100 micron, è evidente che la situazione è altamente allarmante. Merrill sottolinea, inoltre, che oltre agli eventuali danni di natura chimica che la plastica può causare, è bene tenere in considerazione che frammenti del genere possono anche strappare e abradere i tessuti.

Si è visto che le fibre di poliestere, fibra sintetica che viene utilizzata principalmente nel settore tessile, erano le più abbondanti e comuni, così come il polietilene, il più semplice dei polimeri sintetici, la più comune fra le materie plastiche. Inoltre, il colore blu era quello più abbondante tra tutte le tipologie di microplastiche individuate. «Ora che sappiamo della presenza della plastica in questi tessuti e conosciamo la sua origine, stiamo cercando di capire quale potrebbero essere gli impatti da essa causati al livello metabolico», ha detto Merrill.

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La situazione è estremamente critica, ma assume un aspetto ancora più tetro se si pensa al fatto che, ad esempio, una balenottera azzurra potrebbe inghiottire circa 43 kg di rifiuti di plastica al giorno mentre cattura minuscole creature nella colonna d'acqua. Anche balene e delfini che predano pesci e altri organismi più grandi potrebbero accumulare plastica accumulata negli animali che mangiano, ha spiegato Merrill. «Per me, questo sottolinea solo l'enorme quantità di plastica dispersa negli oceani e l'immensa portata di questo problema», ha detto Merrill. « Alcuni di questi campioni risalgono al 2001, quindi significa che questo fenomeno si verifica da almeno 20 anni».

In conclusione, l'inquinamento da plastica rappresenta una minaccia crescente e devastante per gli ecosistemi marini in tutto il mondo. La varietà di plastica identificata nei tessuti, insieme al suo impatto potenzialmente nocivo, sottolinea l'urgenza di affrontare questo problema globale in modo tempestivo ed efficace. La collaborazione tra scienziati, governi, industrie e la società nel suo complesso è fondamentale per sviluppare strategie di gestione dei rifiuti e alternative sostenibili alla plastica, al fine di preservare la salute degli oceani e delle specie marine. Solo attraverso sforzi congiunti e un impegno a lungo termine sarà possibile mitigare l'impatto dell'inquinamento da plastica e creare un futuro più sostenibile per i mari e le creature che li abitano.

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Alessia Mircoli
Dottoressa Magistrale in Biodiversità e Gestione degli Ecosistemi
Sono laureata in Biodiversità e Gestione degli Ecosistemi e la divulgazione scientifica è la mia passione. Durante il mio percorso ho scoperto il mondo del giornalismo scientifico e ho capito che è la mia strada. Sono estremamente affascinata dalla natura e da tutto ciò che ne fa parte, credo nell’importanza di diffondere un’informazione corretta sugli animali e l’ambiente.
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