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Un’indagine molto complessa ha portato gli agenti della polizia provinciale di Belluno a dare un nome e un cognome a un uomo che avrebbe messo su un piano per uccidere i lupi della zona. Secondo l’accusa avrebbe creato un vero e proprio spazio illegale per la cattura degli animali selvatici.
La conclusione dell’indagine che ha portato alla denuncia, è partita lo scorso gennaio grazie a un approfondimento degli agenti sui reati legati alla fauna e nell’ambito della vigilanza che quotidianamente portano avanti nelle aree rurali e boschive. I poliziotti si sono infatti imbattuti in una trappola che avrebbe preso di mira i grandi carnivori nella Val Belluna.
Il metodo che avrebbe usato l’uomo per acchiapparli era particolarmente violento perché causava la lenta asfissia da strangolamento o le gravi lesioni agli arti. Il bracconiere, infatti, usava la tecnica del laccio. Stringendosi al collo o alle zampe dell’animale le ferite diventano così gravi da portare alla morte dopo grandi sofferenze.
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L’indagine, condotta sotto la direzione del pubblico ministero della Procura della Repubblica di Belluno, ha portato a usare tecniche investigative particolarmente avanzate, come quelle del Dna. I poliziotti hanno infatti prelevato il materiale biologico nell’impianto di cattura e lo hanno confrontato con i campioni che sono stati prelevati nella sua abitazione. Ora l’uomo, residente nella zona, dovrà rispondere dei reati di caccia con mezzi vietati e tentata uccisione di animale.
Nel mese in cui gli agenti della provinciale bellunese hanno iniziato a studiare il caso, ad Auronzo di Cadore, in provincia di Belluno un fatto ha sconquassato il cuore di chi ama gli animali. Il gruppo Centopercentoanimalisti ha rilanciato sui social il video di un uomo al volante che, con la sua auto, ha inseguito spingendo sull'acceleratore un gruppo di quattro lupi che per tre lunghissimi minuti corrono senza tregua per sfuggire all'inseguimento.
