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Insolito matrimonio nella cittadina di San Pedro Huamelula, nello Stato di Oaxaca, in Messico, dove il sindaco Vìctor Hugo Sosa ha sposato una femmina di caimano di nome Alicia Adriana, per rendere omaggio a una tradizione secolare che viene celebrata da 230 anni e che commemora l'unione di due gruppi etnici della regione, gli Huaves e i Chontales. Secondo l’usanza, infatti, le dispute tra le due località si conclusero con il matrimonio del re Chontal, ora rappresentato dal sindaco, e della principessa Huave, di San Mateo del Mar, incarnata dal rettile.
A essere onesti, difficile vedere in questa azione un atto d’amore, ma è altrettanto difficile comprendere usi e costumi degli altri Paesi leggendoli con altri occhi, ovvero quelli di chi questo rito sono più portati a considerarlo come una forma di maltrattamento visto quello che comporta per il povero rettile.
La cerimonia, infatti, che secondo la credenza permetterebbe di connettersi con la madre terra per chiedere piogge, germinazione di semi e cose come la pace e l'armonia dell'uomo chontal, prevede una serie di passaggi e comportamenti rituali che lasciano molti dubbi sul benessere di Alicia Adriana. Prima del matrimonio intanto, il rettile, viene portato di casa in casa con indosso una gonna verde e un copricapo fatto di nastri colorati e lustrini per farlo ballare con la gente del posto.
E già questo basterebbe a definirlo maltrattamento o quantomeno poca attenzione ai bisogni etologici del rettile che sicuramente non sono travestirsi da principessa o danzare con persone sconosciute. Ma andiamo avanti. Per precauzione al rettile viene legato il muso e dopo la processione, viene vestito con un abito da sposa bianco con rifiniture d'argento e portato in municipio per sposare il sindaco. Dopo il matrimonio, anche il sindaco balla con la moglie al ritmo della musica tradizionale della città e la danza si conclude con un bacio che suggella l'unione tra il re e la principessa.
Vista da qui la narrazione della storia non può che essere molto diversa: quello che vediamo noi, infatti, è un piccolo caimano catturato, imbavagliato e travestito, quindi spostato ripetutamente per le strade del paese tra musiche assordanti, urla, mani indesiderate che lo toccano provocandogli alti livelli di stress nell’animale che andrebbero sempre evitati.
Ognuno usa i termini che meglio crede, ma la caccia alla balena, la mattanza dei delfini alle Isole Faroe e quella dei cani al Festival di Yulin, i combattimenti di galli, le corse dei cavalli, la danza degli orsi fino alla Corrida, possono anche essere definite tradizioni, ma onestamente sembrano più torture inflitte agli animali per il piacere umano.
E in Italia? Fortunatamente di questi riti arcaici dove il sacrificio animale si traduceva in un popolo festante, in Italia non se ne raccontano. Le sole manifestazioni che vorremmo tanto non vedere più, sono quelle in cui gli animali sono costretti a competere, quindi le varie corse di buoi e le gare tra asini contro cui, però, l’acuita sensibilità di sempre più persone ha motivato le stesse a seguire le orme delle associazioni animaliste che da sempre lottano contro questo modello primitivo di rapporto umano animale.