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20 Marzo 2022
8:20

Sequestrati perché pascolavano “nell’erba del vicino”, ora vanno all’asta. Il rischio per cavalli ed asini è il macello

Erano stati sequestrati perché in libero pascolo a Monte Norvegno nell’inverno scorso. Ora, quei cavalli, vanno tutti all’asta. A bandirla è il Comune di Arsiè, in Provincia di Belluno. L’appuntamento è previsto il prossimo 25 marzo, a mezzogiorno, nell’azienda agricola Rossetto Stefano di Torri di Quartesolo, in Provincia di Vicenza.

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Erano stati sequestrati perché in libero pascolo a Monte Norvegno nell’inverno scorso. Ora, quei cavalli, vanno tutti all’asta. A bandirla è il Comune di Arsiè, in Provincia di Belluno. L’appuntamento è previsto il prossimo 25 marzo, a mezzogiorno, nell’azienda agricola Rossetto Stefano di Torri di Quartesolo, in Provincia di Vicenza.

Protagonisti di questa storia sono dieci equini: sette cavalli, un asino e due puledri, tutti di razza meticcia. Tra loro, Olga è la più vecchia: è una cavalla di 23 anni. Ma c’è anche Feroce, un asino del 2008.

Lo scorso mese di dicembre i Carabinieri Forestali intervennero su segnalazione dei proprietari dei terreni dove i cavalli stavano pascolando liberamente. Gli animali non costituivano alcun pericolo, ma i titolari delle aree non hanno ben digerito la scelta del compagno umano dei cavalli, che non aveva rispettato i cartelli di “divieto di pascolo” che erano stati apposti. Così, i militari arrivati sul posto hanno deciso di sequestrare tutti gli animali.

Il Comune ha stabilito il prezzo a base d’asta complessivo, di 8mila euro più Iva, con un rialzo di almeno 100 euro per volta. L’allarme ora è legato al destino degli esemplari inseriti nell’asta. Il rischio è che possano essere acquistati per fare una sola fine: quella del macello.

Al di là del fatto di cronaca, gli equini possono rivestire un ruolo importante nella tutela dei campi. Secondo un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Applied Ecology, possono contribuire alla riduzione degli incendi. A causa dei cambiamenti climatici, dell'aumento delle temperature e del costante abbandono delle aree rurali, fuoco e fiamme diventeranno sempre più frequenti in tutto il mondo, con conseguenze distruttive su ambiente, ecosistemi, economia e popolazioni umane.

Un prezioso aiuto potrebbe però arrivare ancora una volta dalla natura e in particolare dalla biodiversità. La ricerca, condotta dai ricercatori del German Centre for Integrative Biodiversity Research (iDiv) ha dimostrato che i grandi erbivori possono aiutare a prevenire e mitigare il rischio di incendi, soprattutto nelle zone abbandonate dalle attività umane.

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