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2 Marzo 2021
13:15

Sanremo: una coda di paglia, una volpe e Max Gazzè

Il cantante Max Gazzè si presenta a Sanremo quest'anno con una nuova canzone dal titolo "Il farmacista". Il testo rappresenta una sorta di denuncia a chi ha sempre la soluzione a tutto e improvvisa rimedi per qualsiasi problema. Nel descrivere le diverse cure, compare qualcosa legato anche al mondo animale, "la coda di paglia". Quali sono le origini di questo proverbio e in che modo è legato agli animali?

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A Sanremo 2021  Max Gazzè si presenta con "Il farmacista", accompagnato dalla Trifluoperazina Monstery Band. Il testo ironico della canzone sembra essere una denuncia a tutti quelli che affermano di avere sempre la soluzione a portata di mano per qualsiasi problema, cosa che è diventata particolarmente evidente soprattutto in questo periodo pandemico in cui ognuno ha detto la sua, generando così anche molta confusione. Il farmacista descritto nel testo ha infatti un rimedio per ogni problema: Dimetisterone, Norgestrel in fiale, noci e zafferano. Mentre elenca le varie "patologie" da curare, ecco che c'è anche una soluzione per chi ha "la coda di paglia". L'espressione sarà sicuramente nota ai più e rappresenta infatti un modo di dire molto famoso, ma qual è esattamente il suo significato? E perché afferisce al mondo animale tanto da indurci a scriverne qui su Kodami?

Avere la coda di paglia, che vuol dire?

Nel senso comune "avere la coda di paglia" vuol dire non avere la coscienza pulita e sentirsi così chiamati in causa ogni volta che qualcuno allude a ciò che nascondiamo. L'esempio più evidente è quando i bambini piccoli affermano "non sono stato io" quando la madre sta, ad esempio, cercando il piatto di ceramica che tanto le piace ma che il figlio ha appena rotto e nascosto. In questo caso si può dire che il bambino ha la coda di paglia perché si discolpa prima ancora di essere stato accusato, proprio perché sa di essere colpevole. Un altro significato che assume questo detto è avere costantemente paura di essere criticati su un certo tipo di comportamento o di peculiarità fisica. Sono diverse le ipotesi riguardo l'origine di questo proverbio: Ottavio Lurati, autore del Dizionario dei modi di dire, sostiene che derivi da una pratica medievale che consisteva nell'attaccare una coda di paglia ai condannati durante una sorta di "sfilata dell'umiliazione" dove il popolo poteva anche scegliere se appiccarla o meno. Un'altra interpretazione è che derivi invece da una favola di Esopo, scrittore dell'antica Grecia le cui storie sono alla base di molti proverbi ancora attuali.

La favola di Esopo: la volpe e la tagliola

La favola racconta di una volpe che andò accidentalmente a finire con la coda dentro una tagliola, una trappola dotata di "denti" in ferro che, posta sul terreno, si chiude a scatto quando qualcosa ci passa sopra. Purtroppo però, la ferita dovuta al taglio fu così grave che non ci fu niente da fare e la coda rimase mozzata. La volpe così perse una parte di sé e non riuscì più a riconoscersi in quell'aspetto mutato: si vergognava così tanto della sua deturpazione che i suoi amici decisero di fare qualcosa per riaccendere in lei la voglia di vivere. Come fare quindi a ridarle la coda? La soluzione non tardò ad arrivare: costruirono una coda di paglia e la consegnarono alla volpe. La volpe fu davvero molto grata e felice del regalo così verosimile alla realtà che era quasi impossibile credere non fosse vera, a meno che qualcuno non lo avesse spifferato. Purtroppo però è proprio quello che successe: un giorno un gallo non riuscì a tenere il segreto e racconto la verità a tutti; la notizia si sparse così tanto che persino i contadini ne vennero a conoscenza e agirono di conseguenza. Per i contadini infatti la volpe era un problema perché si mangiava i polli, ma sapere che aveva una coda di paglia rappresentava un bel vantaggio: appiccarono dei fuochi vicino ai pollai e la strategia ebbe esito positivo. Per paura di prender fuoco la volpe infatti non si avvicinò mai più ai pollai.
Altre fonti riportano invece che sia stata la volpe stessa a costruirsi e mettersi la coda di paglia, ma in ogni caso il significato rimane lo stesso: avere la coda di paglia vuol dire vivere nella paura che la propria debolezza possa essere scoperta o criticata e possa quindi "prender fuoco".

Cosa rappresentano gli animali nelle favole di Esopo?

In tutte le storie di Esopo vi sono sempre due costanti: la presenza di una morale alla fine della storia e i protagonisti rappresentati da animali. Gli animali vengono utilizzati dallo scrittore come figure allegoriche che servono principalmente a veicolare concetti e a rappresentare la realtà umana con tutte le sue grottesche contraddizioni. Raffigurano quindi lo specchio della nostra società e dei nostri pregi e difetti: furbi, bugiardi, altruisti, traditori e così via. Nonostante alcune di queste "caratteristiche" siano state dimostrate nel mondo animale, quello di Esopo non era di certo uno studio comportamentale, ma una ricerca di un nuovo metodo di comunicare in cui a raccontare la realtà non solo degli uomini ma anche degli animali a suo modo. Se le sue favole sopravvivono sino ad oggi vuol dire che molto probabilmente ci è riuscito e la longevità delle sue opere ci mostra, ancora una volta, il nostro naturale interesse verso le altre specie.

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