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15 Settembre 2023
14:07

Rick, il cane che ha combattuto il traffico di animali esotici: ora va in pensione e cerca una famiglia

Il cane Rick ha lavorato tanti anni nell'Unità Cinofila congolese, per contrastare il traffico illegale di animali esotici, e ora è arrivato il momento di andare in pensione. Ma dovrà tornare in Spagna, il suo Paese d'origine, anche se al suo arrivo sarà solo.

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Rick ha trascorso gran parte della sua vita lavorando nell'Unità Cinofila congolese che si occupa di contrastare il traffico illegale di animali esotici che rientrano nel catalogo delle specie protette, ma dopo anni di incessante lavoro, presso il Jane Goodall Institute, il famoso centro per la tutela gli scimpanzé fondato nel 1977 dall’omonima etologa e antropologa britannica, questo bellissimo Pastore Belga Malinois adesso se ne andrà in pensione.

Rick, però, è arrivato in Congo dalla Spagna e qui dovrà tornare: al suo arrivo, però, sarà solo e per questo  i volontari di Héroes de 4 patas, una ONG impegnata nella ricerca di famiglie per i cani che sono stati impiegati nelle Forze di Sicurezza, stanno lavorando per trovare la migliore delle adozioni per questo instancabile lavoratore.

Il motivo per cui Rick non resti in Congo insieme al suo conduttore non è stato specificato dall’associazione animalista. C’è da dire che non è un obbligo e se di consueto l’adozione viene fatta dall’agente con il quale il cane ha lavorato durante gli anni di servizio, non sempre i conduttori hanno la possibilità di occuparsi del loro ex collega. A quel punto, però, per il cane è necessario trovare qualcuno di adatto che si occupi degnamente di lui e, probabilmente, questo è il caso, visto che per Rick si sta proprio cercando una famiglia che lo accolga e gli faccia passare questa sua seconda parte di vita, godendosi il suo meritato riposo.

Nel corso della sua carriera questo instancabile Malinois ha dovuto impegnarsi in compiti molto delicati come scovare le munizioni usate dei bracconieri e segnalarle ai ranger della riserva affinché potessero provvedere al sequestro. Ma grazie al suo contributo e al suo fiuto, pappagallini, tartarughe, zibetti, pangolini e persino giovanissimi primati sono stati restituiti al loro habitat.

Insieme alle armi, alla droga e agli esseri umani, tra i traffici illegali che fruttano di più alle organizzazioni criminali a livello mondiale c’è anche quella di animali esotici. Il contrabbando di specie protette è drammaticamente in crescita, tanto che lo scorso maggio l’Interpol aveva lanciato il suo allarme. Il giro di affari, riferisce l’organizzazione, vale circa 23 miliardi di dollari, ai quali bisogna aggiungere i 36 miliardi provento della pesca illegale.

La fotografia dell’agenzia contro il crimine internazionale, evidenzia che accanto a un mercato regolato dall’accordo internazionale firmato a Washington per proteggere piante e animali a rischio di estinzione, c’è tutto un mondo che opera fuori dalle regole della certificazione Cites sull’esportazione di esemplari, facendo affari d’oro sulla pelle dei poveri animali.

Tra le specie più ricercate ci sono i felini, ma subito dopo arrivano i piccoli primati, soprattutto gli Uistitì pigmeo, esemplare endemico della foresta atlantica del Brasile, che non solo è a rischio di estinzione, ma lo è anche di morte precoce visto che i trafficanti per trasportarla, nascondono la scimmietta in borse non adeguate al trasporto. Si calcola che solo il 20 per cento sopravviva al viaggio e che solo il 5 resti in vita ad un anno dalla cattura.

Non mancano le richieste per rettili e pappagalli e sono in aumento negli ultimi anni, soprattutto in Italia, gli esemplari di scoiattolo del Giappone, una varietà a rischio estinzione che ora sta minacciando quelli rossi comuni. Peraltro, proprio riguardo al nostro Paese, dal Wwf sappiamo che il 22 per cento dei crimini ambientali riguarda i danni contro la fauna protetta, numeri destinati a crescere, considerando il fatto che ogni anno il traffico illegale di animali aumenta tra il 5 e il 7 per cento nel mondo.

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Simona Sirianni
Giornalista
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