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8 Gennaio 2024
14:07

Report sugli attacchi dei lupi della Regione Liguria, le associazioni animaliste: «Si crea allarmismo»

La Regione Liguria ha presentato un report sulla presenza dei lupi. I dati presentati dall’assessore regionale Piana insieme a Federcaccia puntano in particolare sugli attacchi ad animali domestici: «Muore il 69,7% dei cani aggrediti».

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lupi

La convivenza uomo-lupo in Liguria si fa sempre più complessa. Ne sono testimonianza diretta le molte notizie riportate su Kodami nelle ultime settimane, da Elwood precipitato nel cortile di una palazzina a Savona, a Ursula investita da un’auto sull’Aurelia, a due passi dal mare, passando per la tragica fine di Ventura, freddata perché troppo vicina alle case. Ma lo testimonia anche il report sugli ultimi 12 anni di osservazioni pubblicato dal Parco Naturale Regionale del Beigua.

La popolazione e i branchi sono in aumento e le conseguenze degli avvicinamenti ai centri abitati sono, purtroppo, ovvie: si va dagli ormai inevitabili video sui social a chi pensa di fare del bene lasciando del cibo per i lupi più confidenti che si avvicinano alle case, arrivando a chi si fa giustizia da solo dopo aver subito danni alle greggi. Una situazione sempre più vicina all’essere fuori controllo.

Regione Liguria, già pesantemente criticata nei mesi scorsi per norme a dir poco discutibili come il consenso alla caccia anche con arco e frecce, ha quindi presentato un report sulla presenza dei lupi, per voce dell’assessore all’Agricoltura e alla Caccia Alessandro Piana insieme alla coordinatrice nazione Cacciatrici Fidc, Isabella Villa, e al presidente di Federcaccia Liguria, Andrea Campani.

«L’incremento della popolazione dei lupi in Italia con 3.300/3.600 esemplari (dati Ispra) e il cambiamento delle abitudini, dalla maggiore confidenza con l’uomo al fenomeno dell’ibridazione e della diffusione di patogeni con i cani, ha portato ad un altro rischio concreto: che i cani vengano percepiti anche come prede – ha spiegato Piana – per questo il Coordinamento Cacciatrici Federcaccia col supporto di Federcaccia Nazionale, in collaborazione con l’Ufficio Studi e Ricerche della Federazione, ha raccolto un vero e proprio report che registra episodi comprovati di attacchi e predazioni dei cani da parte del lupo in Italia. Nel report, che è stato chiuso il 31 agosto 2023, sono state registrate circa 400 predazioni. Numeri altissimi che come Regione e anche come Paese non possiamo assolutamente permetterci».

«La fotografia generale che dà lo studio di Federcaccia – ha poi aggiunto Piana – dimostra che la maggior parte delle predazioni avviene alla mattina, per un 60,7% e per il 18% di notte, per lo più da parte di un branco (49,4%) e, nel 25,8% dei casi da parte di un individuo isolato. Per il 52,8% le predazioni si verificano in aree boscate, per il 24,7% in case isolate e per il 15,7% in contesti agricoli. La stragrande maggioranza dei cani attaccati (69,7%) arriva al decesso. Il danno economico in genere si attesta tra i 1.000 e i 5.000 euro, mentre per il 17,8% dei casi la perdita va dai 5.000 ai 10.000 euro. Gli stessi monitoraggi regionali vedono il progressivo avvicinamento di esemplari nelle aree antropizzate, anche sulla base delle segnalazioni che pervengono dai cittadini, dai Comuni e dalle associazioni. Come hanno segnalato Villa e Campanile per Federcaccia, nelle ultime settimane di novembre e dicembre ci sono stati in Liguria 7 episodi di predazioni acclarate di cani, poi molti non vengono denunciati (secondo il report la predazione è denunciata formalmente per un 53,9% sul totale degli avvenimenti) o è difficile risalirvi».

«Regione Liguria sta rafforzando da mesi le azioni di comunicazione ed educazione a comportamenti che evitino la confidenza di esemplari con l’uomo e il monitoraggio con fototrappole – ha concluso l’assessore – a questi si sono aggiunti gli interventi di dissuasione in particolari casi di esemplari confidenti e l’implementazione del fondo per il risarcimento dei danni al bestiame».

Non si è fatta attendere la risposta delle associazioni animaliste liguri GAIA Animali e Ambiente, Animalisti Genovesi, LAV e Associazione Sparta che hanno puntato il dito contro il report: «Le affermazioni degli esponenti della Federcaccia sul fatto che a loro non interessa cacciare il lupo confligge con la perseveranza nel creare allarmismo come nel caso del report presentato oggi sulle predazioni di lupi verso i cani. Un report che non ha alcun valore scientifico, come loro stessi affermano, che si basa solo su dati raccolti in gran parte tra gli stessi cacciatori senza un riscontro di veri esperti, senza esame del DNA dei resti, senza approfondimento del contesto deve sono avvenuti i ritrovamenti. L’aumento del numero dei lupi anche nel nostro Appennino deve essere visto con favore, gli studi etologici affermano che il loro numero rimane stabile nel tempo sullo stesso territorio, certo comporta in certe aree la necessità di maggiori attenzioni e buone pratiche per tutelare gli animali domestici».

Le associazioni citano inoltre l’intervento del biologo ed etologo Francesco De Giorgio: «Bisogna capire di quali lupi e di quali cani stiamo parlando, in quali contesti si verificano questi episodi, quali sono le attività, le abitudini e la mal pratica che coincidono con essi o che, quantomeno, ne rendono più probabile il verificarsi, quali sono piuttosto le responsabilità della società umana, invece che addossare unicamente la colpa ai lupi. Gruppi di lupi diversi hanno diverse culture, basate sulle singole soggettività di ogni gruppo, un gruppo può avere una cultura neutra rispetto ai cani, un altro può sviluppare una cultura di competizione con i cani, un altro può avere una tendenza predatoria opportunistica verso essi. I cani utilizzati nella caccia, possono avere un impatto maggiore sulle dinamiche naturali, sottoponendo lupi e altri selvatici, ad un elevato livello di disturbo e stress che può scatenare in alcuni gruppi di lupi o singoli individui, una reazione né competitiva né predatoria, ma di difesa territoriale, oltre che di controllo ed eliminazione del disturbo. Questo vale anche per quei cani che vengono mal gestiti, ma anche mal compresi e in definitiva negati dagli umani, come quelli legati a catena nelle campagne, ma anche quelli che vivono in città liberati in natura senza cognizione di causa. In più nelle campagne ci sono diverse mal pratiche legate alla gestione del cibo, che spesso viene lasciato fuori, a disposizione non solo dei cani ma anche dei selvatici. In conclusione non sono i lupi che vanno controllati, ma le attività antropiche, anche perché oltre che essere notoriamente indicatori e promotori di un ambiente naturale sano, i lupi rappresentano anche le migliori difese contro la diffusione di patogeni, come nel caso della peste suina africana e quindi andrebbero aumentati maggiormente i livelli di protezione».

La Liguria è ormai da tempo terra di aspri scontri sul tema della fauna selvatica. In una regione che, di fatto, è una striscia di terra tra mare e montagna, gli incontri sono ormai all’ordine del giorno, i cinghiali sono habitué nei centri abitati e lupi si avvicinano sempre di più all’uomo e alle case. Il tutto sta generando forti attriti tra istituzioni del territorio e associazioni sulle diverse posizioni in merito alle soluzioni da adottare per evitare situazioni di pericolo per l’uomo e per gli animali. Proprio qualche settimana fa Animalisti Genovesi, Gaia Animali e Ambiente e Lav si sono dati appuntamento a Genova, in piazza De Ferrari, sotto la sede di Regione Liguria, per cal consegna simbolica dei “premi per la crudeltà contro gli animali”. Lo stesso Alessandro Piana, nello specifico, è stato “premiato” per «essersi distinto nel costante impegno a promuovere e agevolare, attraverso atti amministrativi e legislativi, ogni pratica venatoria che comporta l’uccisione di migliaia di animali selvatici nella nostra Regione. Con la scusa e nonostante la peste suina africana ha consentito una totale deregulation nella caccia al cinghiale».

Impossibile dimenticare, infine, le proteste contro la già citata norma proposta dall’allora consigliere (ora, invece, è assessore) Alessio Piana per la caccia al cinghiale anche con arco e frecce. A lui, non a caso, era andato il secondo “premio” da parte delle associazioni animaliste liguri.

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Pietro Zampedroni
Giornalista
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