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14 Giugno 2023
12:19

Reintrodotta in Friuli Venezia Giulia l’ultima lince del progetto ULyCA2: Karlo è libero

Nell'ambito del progetto ULyCA2, è stata liberata la quinta e ultima lince. Il suo nome è Karlo, in onore del guardiacaccia che l'ha catturata in Slovacchia, nell'autunno del 2022.

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lince

Nella mattinata di martedì 13 giugno, a Tarvisio, in Friuli Venezia Giulia, è stata liberata la quinta e ultima lince (Lynx lynx) del progetto di rafforzamento della popolazione italiana "ULyCA2" (Urgent Lynx Conservation Action), condotto dai Carabinieri Forestali, in collaborazione con gli esperti del Progetto Lince Italia dell’Università di Torino e con il sostegno del WWF e dei cacciatori locali.

Si tratta di un giovane maschio di nome Karlo, in ricordo del guardiacaccia che lo catturò sui monti Dinarici, in Croazia, nell’ottobre del 2022. Aveva appena perduto la madre e, a partire da quel momento, Karlo è stato protagonista di un percorso di riabilitazione avvenuto in Slovacchia, nello zoo di Bojnice, specializzato in questo tipo di recuperi.

«Quella realizzata in questi mesi è un'operazione internazionale complessa dal punto di vista organizzativo, logistico e tecnico-scientifico, che riguarda il mammifero più raro del panorama faunistico nazionale e rappresenta il completamento di un lavoro iniziato più di due anni fa», commenta a Kodami Paolo Molinari, coordinatore tecnico scientifico del progetto insieme a Anja Jobin.

L'obiettivo del progetto ULyCA2, è quello di riuscire a creare un nucleo di linci capace di favorire il ricongiungimento della popolazione alpina con quella dei monti Dinarici, una catena montuosa che attraversa la Slovenia, la Croazia, e Bosnia Erzegovina fino ad a raggiungere Serbia, Kosovo, Montenegro e Albania.

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©Wikimedia Commons – Monti Dinarici

Il sito scelto per il rilascio di Karlo, infatti, si trova proprio in una remota vallata a pochi passi dal confine con la Slovenia. Un'area strategica che funge da ponte tra le popolazioni dell’Europa orientale e quelle dell’Europa centrale e, in passato, ha favorito lo spostamento di altre specie.

A circa 30 chilometri di distanza, inoltre, erano stati effettuati anche i rilasci delle linci eurasiatiche del progetto europeo LifeLynx, svolto per contrastare l’impoverimento genetico di cui soffriva la popolazione diffusa in questa zona. Proprio per questo motivo, le linci reintrodotte nell'ambito del progetto ULyCA2 non provengono da luoghi vicini tra loro, ma sono state catturate in Svizzera (dove la popolazione è molto vitale), in Romania e in Croazia.

«Abbiamo testato il profilo genetico dei soggetti per evitare il rischio di traslocazioni di linci imparentate tra loro – spiega Molinari – Prima della liberazione abbiamo anche effettuato numerosi controlli sanitari e ogni individuo è stato dotato di un radiocollare che permetterà di seguirne i movimenti durante la loro ricerca di un territorio adeguato».

Secondo i ricercatori, solo attraverso il monitoraggio si potrà avere la certezza che il progetto si stia svolgendo in maniera adeguata e, infatti, a 3 mesi dalla prima liberazione, gli esperti hanno diffuso i dati riguardanti i movimenti delle quattro linci reintrodotte prima di Karlo.

Margy, che è stata la prima ad arrivare in Friuli, è una giovane femmina di 3 anni proveniente dal cantone del Giura, in Svizzera. Il suo nome è stato scelto dal capo progetto generale, Raffaele Pio Manicone e secondo i monitoraggi, per il momento si è trasferita a Nord, passando per la Slovenia e ha raggiunto i Nockberge, nella regione della Carinzia, in Austria meridionale.

Sofia, la seconda, è stata liberata pochi giorni dopo ed è una giovane femmina di 6 anni proveniente a sua volta dal cantone del Giura, in Svizzera. Il suo nome è stato scelto dal WWF e attualmente si trova a sua volta in Carinzia, a Nord della città di Villach.

Jago, invece, sta esplorando le Alpi Giulie, tra Italia e Slovenia, ed è un maschio di 3 anni catturato a Vrancea, in Romania. A scegliere il suo nome sono stati i cacciatori locali, che collaborano in maniera attiva al progetto e, in questo caso, si sono occupati anche del rilascio, avvenuto lo scorso 16 maggio.

Insieme a Jago, infine, è stata liberata anche Talia, una femmina di 2 anni a sua volta proveniente da Vrancea, il cui nome è stato scelto dai bambini delle scuole elementari di Tarvisio, coinvolte nel progetto nell'ottica di sensibilizzare alla coesistenza con le specie selvatiche.

La lince sulle Alpi

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©Status of the Alpine Lynx Population Group – distribuzione della lince sulle Alpi

La lince era stata considerata estinta nell'intero arco alpino intorno alla fine dell'Ottocento a causa delle azioni antropiche che avevano determinato un'ampia distruzione dell’habitat. Inoltre, vi era stato un drastico calo delle prede di cui si nutriva e gli abitanti di questi territori, che la consideravano una specie nociva, l'avevano a lungo perseguitata. Sono stati proprio i progetti di reintroduzione a fare in modo che la specie tornasse a diffondersi in queste zone. Il primo caso risale al 1970, in Svizzera, ma pochi anni dopo seguirono l'esempio anche la Slovenia e l'Austria. In Italia, invece, in quegli anni ci fu solo una liberazione, in Val d'Aosta nel 1975, senza però ottenere i risultati desiderati.

Ad oggi il numero di linci presenti sull'arco alpino è stimato in circa 200 individui e la maggior parte vive in Svizzera, nelle Alpi nord-occidentali o a cavallo con la Francia. In Italia, oltre ai soggetti liberati in questi mesi, si stima la presenza di due o tre individui stanziali e di qualche individuo che si muove nell'area di confine sulle Alpi nord-occidentali. Una delle linci più famose, chiamata M132, vive isolata nel Trentino, ma è molto anziana e non si fa vedere da tempo. Le altre, invece, si trovavano già nelle Alpi sud-orientali in Friuli, dove è intervenuto in questi mesi il progetto ULyCA2.

Foto copertina © Lucia Quindici 

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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