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22 Ottobre 2023
14:00

Quali animali pensiamo siano comuni, ma in realtà sono sull’orlo dell’estinzione?

Alcune delle specie che riteniamo comuni, in realtà stanno soffrendo enormemente i cambiamenti provocati dalle attività umane e sono a un passo dall'estinzione. Tra loro ci sono la farfalla monarca e i cavalli selvatici, ma non sono purtroppo le uniche.

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Alcune specie che riteniamo abbastanza comuni e al sicuro dal pericolo di estinzione, come le farfalle monarca o i cavalli selvatici, in realtà soffrono enormemente i cambiamenti ambientali come la perdita di habitat o l'eccessiva antropizzazione, tanto da essere in realtà sotto la lente d'osservazione dell'IUCN, la più autorevole organizzazione mondiale per la salvaguardia e la conservazione della natura.

Le loro popolazioni infatti stanno diminuendo di numero sempre più velocemente e sono molteplici le minacce che rischiano farle estinguere per sempre già entro questo secolo, tra cui il disboscamento, gli incendi e l'eccessivo prelievo degli esemplari selvatici legato alla caccia e o al commercio illegale. In questo articolo vogliamo quindi elencare brevemente alcune delle specie che, seppur effettivamente ancora diffuse sulla Terra, rischiano pericolosamente di cadere nell'abisso dell'estinzione per colpa dell'uomo.

All'interno di questa lista probabilmente sono presenti alcune specie che vi sorprenderanno, poiché raramente considerate generalmente a rischio. Bisogna tuttavia ricordare che i processi ecologici e biologici sono imprevedibili, già anche senza il contributo del comportamento umano. E che quindi in natura è possibile osservare delle specie attualmente a rischio ma che fino a poco tempo fa erano considerate al sicuro o viceversa.

Per capire d'altronde il trend di crescita o di declino di una specie non basta difatti contare solo il numero dei suoi individui, ma bisogna studiare il loro rapporto con le altre specie, con lo stesso habitat che occupano e con le conseguenze dell'espansione urbana di noi esseri umani, per non parlare poi dei processi interni alle specie che possono talvolta portare ad una loro decrescita improvvisa.

Cavalli di Przewalski

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Quando pensiamo ai cavalli probabilmente la prima cosa che ci viene in mente sono le stalle e le altre strutture che ospitano gli animali domestici nelle fattorie. In realtà però nel mondo esistono ancora dei cavalli selvatici, diretti discendenti delle stesse popolazioni da cui l'uomo selezionò i primi esemplari per il lungo processo di domesticazione. E tra i cavalli selvatici più a rischio di estinzione e dalla storia più suggestiva abbiamo i cosiddetti cavalli di Przewalski.

Questi cavalli secondo alcuni ricercatori appartengono ad una specie vera e propria (il cui nome è Equus przewalskii), mentre secondo altri scienziati sono invece una sottospecie del normale cavallo domestico, che tuttavia ha una storia ancora più antica e una genetica che la rende molto particolare. Le ragioni per cui questi cavalli selvatici sono a rischio d'estinzione sono molte. Innanzitutto, la competizione con l'uomo per il controllo delle praterie europee ed asiatiche, il luogo di inizio del processo di domesticazione dei cavalli selvatici.

In seconda battuta, la competizione stessa con i cavalli domestici, che rischiano di inquinare il loro contenuto genetico e sottrargli territori. Infine, l'uso scriteriato che si è fatto di questi cavalli nel corso dei millenni non ha sicuramente migliorato la situazione, visto che sono stati braccati per fornire di nuovi cavalli gli eserciti e per via della loro carne, apprezzata soprattutto da alcuni popoli come gli antichi Unni o i Rus, che dominavano un tempo la regione centrale-occidentale dell'Asia.

Oggi principalmente riprodotti anche grazie all'uso dell'ingegneria genetica, che si è sforzata di salvaguardare la specie, questi cavalli sono più robusti e più piccoli dei loro parenti domestici. L'altezza tipica al garrese è infatti di circa 1,22–1,42 metri, per un peso medio di circa 300 chilogrammi. Secondo le liste ufficiali aggiornate al 2020, nel mondo esistono poco meno di un migliaio di cavalli di Przewalski, di cui 487 sono nella regione autonoma dello Xinjiang Uygur, nella Cina nordoccidentale.

Secondo una leggenda, uno dei colpi più devastanti che hanno sofferto questi animali gli è stato procurato da Gengis Khan. Nel suo tentativo di conquistare un vasto impero, i mongoli avrebbero infatti catturato così tanti cavalli, utilizzandoli a scopo riproduttivo, che il loro numero calò per tutta la durata dell'impero mongolo. Una situazione da cui non si sarebbero ripresi mai più, visto che insieme alla fine del controllo dei mongoli in Asia molti esemplari furono uccisi, nelle guerre successive.

Squali

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A seguito del grande numero di avvistamenti avvenuti questa estate nei mari italiani, molta gente crede che gli squali stiano aumentando di numero, ma in realtà è vero l'opposto. Quasi tutte le specie di squalo sono in forte declino per colpa dell'eccessivo prelievo della pesca e di altri problemi legati alla qualità del mare dell'oceano. Alcune specie, come gli squali bianchi, gli squali balena o gli squali elefanti sono talmente a rischio che secondo molti potrebbero rischiare di estinguersi addirittura in questo stesso secolo se non cambiamo subito il nostro rapporto con il mare.

Per ragioni abbastanza semplici da comprendere, studiare le popolazioni di questi pesci è molto difficile, perché questi animali si muovono in continuazione nell'oceano. Tuttavia, è indubbio che soffrono molto la crisi della biodiversità, visto che al giorno d'oggi è molto più difficile avvistarli rispetto a un tempo. Bisogna inoltre sottolineare come una delle minacce principali che mettono a rischio la loro sopravvivenza è il commercio illegale delle loro pinne, praticato soprattutto nei paesi asiatici.

Farfalle monarca

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Le farfalle monarca sono uno dei simboli della biodiversità nordamericana. Ogni anno giungono a milioni nei paesi meridionali degli Stati Uniti di seguito alla loro migrazione riproduttiva che avviene nei mesi di ottobre e novembre. Queste farfalle particolarmente apprezzate per i loro colori  ma gran parte della loro popolazione mondiale sta cominciando a subire pesantemente il disboscamento di diverse foreste al confine fra Messico e Stati Uniti.

La scomparsa degli alberi impedisce alle farfalle monarca di riposarsi durante le tappe del loro viaggio, causando una moria di massa che spesso è stata tenuta sotto traccia da parte delle autorità dei due paesi americani. Per quanto i loro sciami continuino a essere composti da migliaia di esemplari, il disboscamento sta causando parecchie perdite, per non parlare poi degli effetti negativi degli incendi e del surriscaldamento globale, che alterano i cicli biologici minacciando ulteriormente questa specie.

Per aiutare le farfalle monarca, diversi volontari hanno così cominciato a custodire le foreste rimanenti poste al confine dei due stati, che fanno da sfondo ad una delle più importanti ed esteticamente affascinanti migrazioni d'insetti dell'intero pianeta. Il dato tuttavia è scoraggiante. Nel corso del 2021, solo 2000 esemplari per esempio hanno raggiunto la California, quando un tempo erano all'incirca 30 milioni le farfalle monarca che raggiungevano le coste occidentali degli Stati Uniti.

Gorilla e scimpanzé

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Scimpanzé, gorilla e altri primati, a discapito di quando si possa credere, soffrono molto per la deforestazione e le malattie, per il bracconaggio e per l'isolamento genetico che noi stessi abbiamo provocato alle loro popolazioni, separandole geograficamente. In entrambi i casi le situazioni non sono rosee. Secondo alcuni calcoli dell'IUCN oggi esisterebbero in natura meno di 200.000 individui di scimpanzé e 300.000 gorilla. 

Il problema però vero e proprio si osserva andando a studiare i dati relativi alle varie sottospecie e all'età anagrafica dei riproduttori. Facendo questa ricerca, si osserverà quindi che gran parte di questi primati ha un'età molto alta e quindi è prossima alla sterilità dovuta all'andropausa e alla menopausa. Questo fenomeno si spiega con la bassa natalità che ha colpito diverse popolazione nel corso degli ultimi anni, un fenomeno che d'altronde si aggiunge anche all'arrivo di alcune malattie molto dannose che hanno colpito un gran numero di giovani e di adolescenti.

Alcune aree dell'Africa, inoltre, sono state così tanto colpite dagli effetti delle attività umane (e fra questi c'é d'annoverare tristemente anche la guerra e il terrorismo) che alcune sottospecie sono al collasso, come per esempio i gorilla di pianura orientale o i gorilla di montagna. In quest'ultimo caso infatti rimangono nemmeno 1.000 esemplari ed è per questo se le sue popolazioni sono particolarmente protette e considerate a rischio imminente di estinzione.

Pappagalli

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I pappagalli sono fra gli uccelli più conosciuti al mondo e sono molteplici le ragioni per cui hanno ottenuto questo successo. Innanzitutto, il loro colore sgargiante li ha resi molto apprezzati. Inoltre, i loro comportamenti e la loro abilità nel riprodurre vocalizzazioni e suoni, li ha resi fra gli animali più desiderati. Tuttavia, questo loro successo li ha portati a ridosso dell'estinzione. Esistono infatti circa 400 specie di pappagalli nel mondo e gran parte di loro hanno subito nell'arco degli ultimi secoli un forte prelievo in natura, dovuto alla forte richiesta di questi animali da parte di giardini, privati e zoo di tutto il mondo.

Diverse specie, come l'ara di Spix (Cyanopsitta spixii), protagonista dei due film "Rio" si sono addirittura estinte in natura e sopravvivono solo grazie agli allevamenti che continuano a riprodurli in cattività. E anche quando le specie non vengono commercializzate, poiché inserite nelle liste di protezione, il disboscamento e gli incendi continuano a provocare una grande riduzione del loro areale.

Secondo un recente studio, circa il 28% delle specie di pappagalli è da considerarsi a rischio di estinzione, ovvero ben 111 specie di pappagalli sulle 398 ancora esistenti. Per quanto quindi siano degli animali famosi e molto apprezzati, il loro numero sta crollando velocemente, tanto che l'attuale Brasile del governo Lula sta imponendo molti limiti ai prelievi effettuati in natura.

Le aquile e i falchi

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Altri uccelli considerati abbastanza al sicuro dal rischio d'estinzione ma che in verità soffrono enormemente in questo periodo storico sono le varie specie di aquile e i falchi. Queste specie infatti, anche in Italia, subiscono diverse perdite per via della riduzione costante di prede, dell'elevato numero di incidenti provocati dai cavi elettrici e dalle pale eoliche ma soprattutto per la scomparsa dei loro habitat, favorita dalla cementificazione e dal prelievo illegale di uova e puli che alimenta il mercato della falconeria soprattutto in alcuni paesi come l'Arabia Saudita o l'Egitto.

Considerando anche solo il territorio italiano, sono infatti moltissime le specie che stanno subendo questo stesso destino. L'aquila di Bonelli come il falco lanario o il falco della regina da anni affrontano una grave crisi demografica, provocate dalle cause di cui abbiamo parlato sopra. Fortunatamente, grazie all'intervento di diversi esperti e dei gruppi di tutela dei rapaci, la situazione negli ultimi 10 anni sembra essere cambiata in meglio per alcune specie, ma questo non consente di tirare un sospiro di sollievo, poiché i cambiamenti climatici stanno inasprendo ulteriormente il rapporto fra questi predatori e l'ambiente.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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