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8 Novembre 2022
12:52

Punire un gatto è inutile e dannoso, ma possiamo dargli valide alternative

Punire un gatto per cercare di educarlo non solo è inutile, ma anche controproducente. Ma allora come si può far capire a un gatto che certe cose non si fanno? Proponendogli delle valide alternative.

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Dinanzi ad un comportamento indesiderato del nostro gatto, la cosa peggiore che possiamo fare è punirlo. Ma allora come si può far capire a un gatto che certe cose non si possono fare? Occorre fare un passo indietro, riflettere e proporgli delle valide alternative. È l’unica strada. Le punizioni infatti non solo sono totalmente inutili, ma possono rivelarsi anche controproducenti. Vediamo perché.

Serve punire il gatto per educarlo?

La tentazione di sgridare un gatto davanti ad una marachella è molto forte per la maggior parte delle persone. Alla base c’è la convinzione che dobbiamo in qualche modo educarlo. Ma davvero è possibile educare un gatto? E soprattutto, è giusto farlo?

Per molto tempo è stata ampiamente utilizzata la "tecnica dello spruzzino" (che purtroppo alcuni veterinari consigliano ancora) che consiste nel vaporizzare dell’acqua sul gatto appena compie un comportamento non desiderato. Altri ricorrono all’altrettanto inutile pacca sul sedere o li chiudono in una stanza senza farli uscire. Tanti ricorrono alla classica sgridata.

Ma la verità è che tutti questi metodi “punitivi” sono totalmente inutili e dannosi.

Perché punire un gatto è inutile

Raramente con questi metodi si ottengono dei risultati apprezzabili. E spesso i pochi risultati ottenuti li paghiamo in termini di serenità e di fiducia del micio nei nostri confronti.

L’errore di fondo è quello di voler insegnare al gatto: è sbagliatissimo, e non perché il gatto non sia in grado di comprendere ciò che desideriamo o non sia in grado di mettere in atto tecniche di apprendimento. Semplicemente perché, a differenza del cane, non ci riconosce l’autorità per farlo.

Inoltre troppo spesso ci dimentichiamo che tutti i comportamenti del gatto hanno perfettamente senso agli occhi del gatto stesso.

Facciamo un esempio: un gatto che si arrampica sulle nostre tende compie un’azione che, dal nostro punto di vista, è esclusivamente da disincentivare, mentre agli occhi del gatto è una modalità come un’altra per esprimere un suo bisogno istintivo e naturale, ovvero la verticalizzazione.

Perché punire un gatto è controproducente

Punire un gatto dunque non è solo inutile, ma anche dannoso. Le nostre punizioni infatti, non comprese dall’ottica felina, rischiano di minare quel rapporto di fiducia che il gatto costruisce giorno dopo giorno con noi.

Il gatto infatti è un animale estremamente sensibile, che mal tollera ogni restrizione alla sua libertà di espressione.

E un gatto che non si sente sereno e compreso all’interno del suo territorio può diventare facilmente un gatto stressato, aggressivo e problematico.

Cosa fare allora?

Se le punizioni sono bandite, come far capire al gatto che certi comportamenti, nell’ottica di una reciproca convivenza, sarebbe meglio non fare?

Innanzi tutto occorre comprendere le motivazioni implicite nel comportamento in questione: una volta capito perché il gatto si comporta in un certo modo è fondamentale proporgli delle alternative. Attenzione però! Dovranno essere delle alternative valide agli occhi del gatto.

Nel caso dell’esempio del micio che scale le tende di casa la soluzione potrebbe essere quella dargli numerose altre possibilità di verticalizzare, ad esempio con numerosi tiragraffi multipiano, con la presenza di percorsi verticali sulle pareti di casa e con sessioni di gioco giornaliere adeguate.

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Elena Angeli
Esperta nella relazione gatto-uomo
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