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Il progetto di Pet therapy, realizzato dalla Fondazione Don Bosco in collaborazione con l’Associazione di promozione sociale "Do Re Miao" negli istituti penitenziari di Pisa, Livorno, Lucca, Volterra, San Gimignano e Gorgona Isola offre ai detenuti e alle detenute la possibilità di mantenere vivo e attivo il legame con i cani familiari. Lo scopo di questo tipo di attività, che oggi sono conosciute come Interventi Assistiti con gli Animali (IAA), è di creare tra cane e umano un rapporto nel segno di una relazione consapevole, in attesa del rilascio dei detenuti.
Attraverso la cura e il rapporto che si crea con i cani nel carcere di Pisa i detenuti hanno un’opportunità concreta di riscatto e di reinserimento nella società. Grazie a un lavoro basato sulla collaborazione e sul rispetto delle necessità e delle emozioni di entrambi i soggetti, i cani – che provengono da situazioni complesse – diventano più aperti alla relazione con l'umano e imparano a svolgere compiti utili per la società. I detenuti, a loro volta, ne traggono beneficio in un periodo complicato della loro vita e lo stesso vale per tutto il personale penitenziario (agenti, educatori e psicologi): migliora in generale la condivisione quotidiana.

Il progetto è stato voluto dall'amministrazione penitenziaria tre anni fa, finanziato con fondi interni. Il corso ha costituito per i partecipanti un’occasione per formarsi nell’ambito della gestione del cane ed dell'educazione cinofila di base. Al termine del percorso è stato rilasciato un attestato di partecipazione che rappresenta il riconoscimento di un impegno speso al fine di migliorare la propria relazione con i cani e di acquisire competenze spendibili all’esterno, una volta concluso il periodo di reclusione. Infatti, il percorso si pone l'obiettivo di favorire l'attivazione di risorse personali nell'ambito della cura e della relazione con l'altro.
Progetti del genere sono sempre più diffusi in circuiti chiusi e difficili come quelli penitenziari. Ad esempio, nella casa circondariale di Viterbo, l'ENPA ha realizzato un progetto, chiamato "Qua la zampa", che prevedeva un percorso terapeutico di conoscenza, relazione e interazione tra detenuti e cani provenienti da realtà differenti. In quel caso ai detenuti veniva data la possibilità di realizzare schede descrittive per due cani in cerca di adozione, entrambi provenienti da contesti difficili. Durante i vari incontri programmati, i detenuti potevano conoscere ed empatizzare meglio con i cani così da poter trascrivere quelle che per loro erano le caratteristiche migliori da poter inserire nelle schede.