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8 Maggio 2023
12:20

Perché l’asino non è stupido come si pensa

Oggi è la giornata mondiale dell'asino, una ricorrenza importante che serve per combattere uno stereotipo in particolare che vuole questo animale simbolo di stupidità.

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Lento, pigro, indolente: questi sono solo alcuni dei pregiudizi che abbiamo nei confronti degli asini: stereotipi infondati basati su leggende popolari e una cattiva interpretazione del comportamento di questo splendido animale. Oggi è la giornata mondiale dell'asino (Equus asinus), una ricorrenza importante per combattere forse uno dei luoghi comuni più diffusi al mondo che vuole l'asino simbolo di stupidità.

Lo diciamo subito: definire l'intelligenza di una specie animale non è semplice, ma alcuni ricercatori in uno studio del 2019 hanno dimostrato come l'asino possieda capacità cognitive da sempre sottovalutate. Secondo gli studiosi gli animali non solo sono in grado di risolvere rompicapi complessi, ma i meccanismi neurologici alla base di questa intelligenza sono innati come nell'uomo.

A capo della ricerca un gruppo di studiosi spagnoli dell'Università di Córdoba, che ha pubblicato i risultati sulla rivista Journal of Veterinary Behavior Early Career Scientist Award in Behavioral Genetics. I ricercatori, prima di proporre i test agli asini, innanzitutto hanno dovuto considerare l'importanza evolutiva e storica di un animale che accompagna l'uomo da ben 7000 anni.

L'asino nella storia dell'uomo

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Per secoli, infatti, l’asino ha aiutato Homo sapiens nel suo lavoro trasportando pesi, accompagnandolo su sentieri impervi grazie alla memoria eccellente di cui è dotato che gli permette di ricordare bene i percorsi noti. In uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Science alcuni studiosi sono riusciti persino a risalire al periodo storico in cui per la prima volta è avvenuta la domesticazione dell'asino.

Gli scienziati hanno analizzato ben 207 genomi di asini moderni provenienti da tutto il mondo, 31 provenienti da asini antichi e 15 da equidi selvatici. Sequenziando e confrontando tutti questi DNA, gli autori hanno trovato prove a sostegno di una domesticazione avvenuta per la prima e unica volta circa 7.000 anni fa (nel 5.000 a.C.) in Africa orientale, proprio nel periodo in cui il Sahara divenne la regione desertica che conosciamo oggi.

I primi asini domestici sono poi rimasti a lungo isolati in quella regione, lasciandola per la prima volta solamente 2.500 anni dopo. Da quel momento hanno iniziato a diffondersi rapidamente in Asia e in Europa, dando vita a numerosi lignaggi genetici differenti che resistono in parte ancora oggi negli asini moderni e che si sarebbero isolati e differenziati anche a causa dell'avanzamento della desertificazione.

Un legame così duraturo non nasce per caso, ma affonda le proprie radici sull'incredibile socialità e intelligenza di un animale che ha trovato nell'uomo una convivenza quasi "simbiotica". Spesso nella storia dell'essere umano, infatti, a questi animali sono stati affidati incarichi importanti, come il trasporto di viveri per sentieri inaccessibili ad altri animali o addirittura di armi durante la Prima Guerra Mondiale.

Non c'è motivo dunque per continuare a perpetrare stereotipi, specialmente quelli riguardanti la loro intelligenza. Questa parola spesso viene fraintesa quando si parla di animali, motivo per cui prima di approfondire lo studio dei ricercatori spagnoli sulle loro capacità intellettive è necessario spiegare cosa si intende per "intelligenza animale". 

L'intelligenza negli animali

Definire l'intelligenza di un animale è una questione complessa e delicata. Non sempre l'intelligenza si manifesta nel modo in cui siamo abituati noi, ovvero comprendendo velocemente i comandi dati o dimostrando di essere in grado di manipolare oggetti. Quando parliamo di intelligenza animale ci riferiamo in particolar modo alle loro "capacità cognitive".

Gli animali infatti sono dotati di diverse capacità cognitive che dipendono dall'ambiente in cui vivono e dalle sfide che ogni giorno devono affrontare. Proprio per questi motivi le capacità cognitive di ogni specie non saranno mai univoche e non è possibile paragonarle tra loro, ma al contrario ognuno ha una sua intelligenza coerente con lo stile di vita che ha evoluto. Per questo non solo è sbagliato mettere a confronto le intelligenze di diverse specie, ma è importante coniare degli standard valutativi in grado di poter valorizzare le diverse capacità adattative acquisite nel corso dell'evoluzione.

L'intelligenza dell'asino

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In un certo qual modo è proprio ciò che hanno fatto gli studiosi dell'Università di Córdoba nel loro esperimento. Infatti, hanno sviluppato dei test psicometrici unici per gli asini in grado di quantificare le capacità cognitive degli animali correlandolo al loro background genetico. In particolar modo  hanno utilizzato alcuni test di problem solving in cui gli asini dovevano risolvere dei "rompicapi" e risolvendoli l'animale otteneva un premio in cibo.

Dunque, hanno somministrato i test a 300 asini e i risultati sono stati sorprendenti: gli asini sono stati in grado di risolvere quasi tutti i test cognitivi brillantemente, ma non solo. Esaminando i genomi degli animali gli studiosi hanno scoperto che alla base della loro intelligenza ci sono meccanismi innati trasmessi geneticamente da generazioni. In sostanza gli animali non hanno imparato a risolvere i problemi con il tempo, ma i percorsi neuronali alla base della loro intelligenza sono presenti fin dalla nascita.

Insomma, non c'è veramente più motivo di utilizzare questo mammifero come simbolo di stupidità. Riponiamo i fantomatici cappelli con le orecchie da asino che un tempo venivano messi sulle teste degli alunni più indisciplinati e guardiamo a questi animali con occhi nuovi, privi di futili pregiudizi.

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