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19 Febbraio 2024
11:04

Perché i gatti giocano con la loro preda prima di mangiarla?

Quando i gatti catturano una preda a volte si dedicano a una lunga fase di manipolazione spesso definita come "gioco". Ma perché lo fanno?

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Quando i gatti catturano una preda non sempre la uccidono immediatamente e non sempre la consumano. A volte si dedicano ad una lunga fase di manipolazione della preda impropriamente definito "gioco" per stancarla o per scaricare la tensione dello scontro. Sebbene questo comportamento sia comune a tutti i gatti, è più frequente rilevarlo in quelli che hanno esperienze di predazione reali e che sono alle prese con prede impegnative e reattive.

L’origine del comportamento predatorio dei gatti

Ad oggi si ritiene che il processo di domesticazione dei gatti – cioè quel processo per cui i mici acquisiscono dei tratti di mitezza nella relazione con l’uomo e con altri animali – risalga a circa diecimila anni fa. Dal punto di vista evolutivo è un periodo piuttosto breve, che ha apportato pochi cambiamenti, tant'è che molta parte del repertorio comportamentale del gatto domestico è sovrapponibile a quello dei cugini selvatici. A questo si aggiunga che l’uomo non ha mai fatto nulla per modificare o calibrare la tendenza predatoria dei gatti, tutt’altro: l’uomo ha tollerato la prossimità di questa specie tutto sommato indocile e anche piuttosto ambivalente proprio in virtù della sua utilità a tenere a bada le popolazioni di, nemici giurati e secolari degli insediamenti umani.

Quindi, se oggi il gatto ha ancora una innata tendenza a cacciare, non possiamo lamentarcene essendo l’animale che abbiamo scelto di avere accanto proprio perché questa sua dote ci ha fatto comodo, almeno fino a 50-60 anni fa.

Ma oggi, tra emergenza ambientale ed erosione degli habitat faunistici, i gatti vengono biasimati non solo perché cacciano, ma anche perché cacciano pur avendo una ciotola piena che li aspetta. Ancora una volta, stiamo condannando un aspetto selezionato dall’evoluzione fino a ieri: tutti i felidi predano nel momento in cui se ne presenta l’occasione, indipendentemente dall’appetito, e non solo quando la pancia è vuota. Se un pasto avanza, molti felidi adottano delle strategie di nascondimento della preda, che verrà consumata in un secondo momento. I gatti tendono a portare il bottino a casa (ma nemmeno questo ci piace, anzi ci repelle, a meno di non pensarlo un omaggio destinato alla nostra persona).

Le funzioni e i significati del gioco con la preda

Un altro motivo di biasimo è dato dalla manipolazione della preda: non sempre i gatti uccidono e consumano la preda subito dopo la cattura, a volte sembrano “giocarci” lasciandola andare per riacciuffarla, spostarla, provocarne la fuga con delle zampate, o lanciandola in aria per poi afferrarla. Il gatto è sempre accusato di sadismo per questo rituale che non è ancora stato compreso a pieno dagli studiosi.

C’è chi pensa che il gatto agisca così per scaricare la tensione che si è accumulata a seguito del confronto con la preda – preda che non resta inerme, è attiva, si ribella, morde, può ferire il gatto -.

Altri pensano che sia dovuto al tentativo di fiaccarla – soprattutto se si mostra molto reattiva e potenzialmente offensiva – prima di finirla.

Ad ogni modo è un comportamento che – come tutti i comportamenti animali – non dovrebbe essere giudicato con la lente del giudizio morale perché non è il registro su cui gli animali e i meccanismi biologici si sono evoluti e si mantengono.

Come gestire il comportamento predatorio dei gatti

Alcuni studi hanno messo in evidenza che è possibile ridurre la tendenza predatoria del gatto attraverso tre strategie combinate: offrire quotidianamente dei giochi di caccia, favorire una dieta a base di carne cruda e tenere in casa il gatto durante la notte, periodo in cui la maggior parte delle sue prede elettive sono attive. È pur vero che i gatti casalinghi risultano spesso cacciatori molto incapaci perché per loro, impigriti da castrazioni, limitazioni territoriali e agi di ogni genere, le prede reali rappresentano una sfida troppo impegnativa e di cui, spesso, hanno avuto poco modo di fare esperienza. In questi casi il gioco con giocattoli diventa l’unico modo accessibile per esprimere una motivazione che, per quanto ipotonica, è insopprimibile e che, malgrado piaccia tanto poco agli esseri umani, è ancora il fondamento costitutivo della loro identità biologica.

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Sonia Campa
Consulente per la relazione uomo-gatto
Sono diplomata al Master in Etologia degli Animali d'Affezione dell'Università di Pisa, educatrice ed istruttrice cinofila formata in SIUA. Lavoro come consulente della relazione uomo-gatto e uomo-cane con un approccio relazionale e sono autrice del libro "L'insostenibile tenerezza del gatto".
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