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11 Gennaio 2024
16:27

Palloncini e lanterne vietati a Jesolo per proteggere natura e fauna marina

Il Comune di Jesolo, in provincia di Venezia, ha emesso un’ordinanza che impedirà la dispersione di materiali inquinanti come palloncini e lanterne, consentendone l’utilizzo solo nei casi in cui vengano assicurati al suolo e non rischino di volare via.

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A Jesolo sarà vietato il lancio di palloncini, di lanterne volanti e di altri dispositivi riempiti con gas più leggeri dell’aria. Anche il Comune in provincia di Venezia, come ormai molte altre amministrazioni hanno già fatto, ha emesso un’ordinanza che impedirà la dispersione di materiali inquinanti, consentendone l’utilizzo solo nei casi in cui vengano assicurati al suolo e non rischino di volare via. «Questi prodotti, liberati senza controllo – si legge nel provvedimento – sono da considerare a tutti gli effetti dei rifiuti abbandonati nell’ambiente. Per questo le violazioni al provvedimento comporteranno una sanzione amministrativa di 200 euro».

Non è ormai più un segreto che questi oggetti liberati in aria in ricorrenze e celebrazioni abbiano un impatto fortemente negativo sulla natura. I palloncini, anche quelli biodegradabili, inquinano l’ambiente e uccidono gli animali che li scambiano per cibo o ne rimangono intrappolati nei fili. Basti pensare che sono al terzo posto tra i rifiuti più pericolosi per foche e uccelli marini e costituiscono l’80 per cento dei rifiuti trovati all’interno dello stomaco delle tartarughe marine.

Le azioni messe in atto dalle associazioni ambientaliste hanno più volte richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica sul fatto che il Mediterraneo sia particolarmente esposto al problema della plastica e dei rifiuti abbandonati: secondo un report del WWF, ogni anno finiscono nel nostro mare 229 mila tonnellate di plastiche, tra cui ovviamente anche i resti di palloncini, lanterne e quant’altro.

Coinvolgere le persone nelle soluzioni per ridurre questo grave problema è fondamentale ed è per questo che nascono le campagne di sensibilizzazione. Che da sole, però, non bastano: anche le istituzioni, infatti, devono fare la loro parte. Il WWF, per esempio, lavora con esse per migliorare le normative attraverso la revisione delle direttive sulla gestione della plastica e per incrementare le tipologie di oggetti destinati  al riciclo oggi limitato ai soli imballaggi.

E lavora anche con le città, principalmente attraverso l’iniziativa Plastic Smart Cities, per spingere le industrie sempre più verso la progettazione di prodotti eco-compatibili. Le azioni per fare qualcosa, insomma, ci sarebbero anche, ma è indispensabile non aspettare ulteriormente a metterle in atto, visto che secondo le stime dell'associazione ambientalista, se si continuerà così l’inquinamento degli oceani sarà quattro volte maggiore entro il 2050 senza contare che in molte aree, tra cui il Mar Mediterraneo, già adesso è stata superata la soglia massima.

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Simona Sirianni
Giornalista
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